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Coldiretti: bene proroga decreti etichetta d’origine

Coldiretti: bene proroga decreti etichetta d’origine

Ora battaglia in Ue affinché origine sia obbligo su tutti i cibi

Roma, 29 dic. (askanews) – La proroga dei decreti sull’etichettatura d’origine “conferma il ruolo dell’Italia di leader nelle politiche di trasparenza e di sicurezza alimentare”. Così Coldiretti commenta la misura varata dal ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, insieme ai ministri delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso e della Salute Orazio Schillaci, che estende al 31 dicembre 2026 il regime sperimentale italiano sull’indicazione in etichetta della provenienza dell’ingradiente primario per pasta, riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e prodotti lattiero-caseari.

Un impegno che Coldiretti ha rilanciato a livello europeo, con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare europea per mettere finalmente in trasparenza tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione europea. Solo con una normativa chiara e trasparente, sottolinea la confederazione agricola, sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti esteri camuffati da Made in Italy, oggi reso possibile dalle falle del codice doganale europeo, che consente l’”italianizzazione” dei cibi anche dopo semplici trasformazioni marginali effettuate nel nostro Paese.

L’etichettatura obbligatoria degli alimenti rappresenta una storica conquista di Coldiretti, con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza, assicurare la tracciabilità dei prodotti e tutelare i cittadini consumatori. Grazie proprio alle battaglie portate avanti dalla più grande organizzazione agricola d’Italia oggi l’indicazione dell’origine copre circa l’80% della spesa alimentare.

Secondo l’ultimo rapporto Coldiretti/Censis, l’87% degli italiani apprezza particolarmente l’italianità, da cui si sente garantito e per la quale sarebbe pronto a spendere qualche euro in più rispetto a prodotti analoghi di altra provenienza. Tale propensione coinvolge anche oltre l’85% dei redditi più bassi che a tavola, anche in momenti di difficoltà, vuole comunque ci siano qualità, sicurezza e salubrità.