Coldiretti, frontiere italiane aperte ai braccianti stranieri - QdS

Coldiretti, frontiere italiane aperte ai braccianti stranieri

redazione web

Coldiretti, frontiere italiane aperte ai braccianti stranieri

lunedì 01 Giugno 2020

Da mercoledì ne arriveranno centocinquantamila per salvare i nostri raccolti. La conferma che il populismo del "prima agli italiani" non ha alcun fondamento e che la lotta alle regolarizzazioni è stata solo l'ennesima forma di propaganda

Da mercoledì tre giugno le frontiere italiane saranno aperte anche a centocinquantamila braccianti stranieri.

Oltre ai turisti, infatti, il via libera riguarda anche l’ingresso dei lavoratori stagionali provenienti dall’estero e definiti “salva raccolti” dalla Coldiretti, che ha commentato positivamente la riapertura delle frontiere senza obbligo di quarantena ai cittadini europei e dell’area Schengen.

Per gli extracomunitari occorrerà invece attendere il quindici di giugno.

Se l’arrivo di turisti stranieri resta una incognita, l’apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei senza obbligo di quarantena aiuta a salvare i raccolti Made in Italy nelle campagne con il ritorno, sottolinea l’associazione degli agricoltori, dei circa centocinquantamila lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania, Polonia e Bulgaria e altri Paesi europei rimasti fino a ora bloccati per la pandemia.

Si tratta di una decisione che “consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese”.

Si tratta della conferma che il populismo del “prima agli italiani” non ha alcun fondamento, perché sono davvero pochi i nostri connazionali che accettano il duro lavoro nei campi, e che la lotta alle regolarizzazioni è stata solo l’ennesima forma di propaganda di certe forze politiche.

“Le nostre imprese agricole – afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini – si stanno già impegnando per accompagnare il trasferimento dei lavoratori europei dai Paesi di origine in Italia. Viene dall’Unione Europea poco meno della metà dei lavoratori stagionali stranieri occupati in agricoltura, dove nel tempo hanno costruito rapporti fiduciari con le imprese”.

Secondo le stime dell’associazioe, più di un quarto del Made in Italy a tavola viene raccolto nelle campagne da mani straniere con trecentosettantamila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

La comunità di lavoratori agricoli europei più presente in Italia è quella rumena con quasi centoottomila occupati, ma tra gli europei ci sono tra gli altri anche polacchi (13134) e bulgari (11261).

Numeri che contribuiscono a colmare il gap attuale dopo che, su sollecitazione della Coldiretti, sono già stati prorogati fino al trentuno dicembre i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ed è stato ottenuto nel decreto Cura Italia che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro nè subordinato nè autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.

In questo contesto, sostiene l’organizzazione, “è ora necessaria però anche una radicale semplificazione del voucher agricolo che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione”.

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