ROMA – Quello della resilienza si è imposto come il concetto forse più inflazionato degli ultimi anni. Tra crisi economiche, emergenze sanitarie, relazioni internazionali sempre più tese, la capacità che una nazione possiede di resistere alle difficoltà del nostro tempo è fissata come fine ultimo della maggior parte dei programmi d’investimento. Ma la parola resilienza, pur avendo ormai raggiunto l’apice della notorietà, non è comunque l’unica protagonista delle odierne programmazioni economiche.
Quando si tirano le somme degli investimenti, in diversi casi, a passare in sordina è l’avanzamento di una delle cosiddette “priorità trasversali” del Pnrr, e cioè quella che punta a colmare il gap sociale e territoriale che intercorre tra le diverse aree della Penisola, in particolare, ovviamente, tra il Nord e il Sud. Prospettiva alla quale viene riconosciuta una tale importanza che, com’è noto, al Mezzogiorno italiano è riservata una quota non inferiore al 40% delle risorse. Ancora più generosi per il Sud, poi, sono i criteri di ripartizione di un ulteriore strumento finanziario che mira a “livellare” le condizioni di sviluppo all’interno del Paese, cioè i fondi per la coesione, che riservano l’80% delle risorse al Mezzogiorno, e il 20% al Centro-Nord.
Non solo resilienza, dunque, ma anche coesione ed equità. A circa un anno dalla scadenza del Pnrr (anche se, dopo gli ultimi sviluppi, sembra sgomitare l’ipotesi di una proroga)…

