Colmare le carenze nel personale sanitario per garantire servizi efficienti ai pazienti - QdS

Colmare le carenze nel personale sanitario per garantire servizi efficienti ai pazienti

redazione

Colmare le carenze nel personale sanitario per garantire servizi efficienti ai pazienti

mercoledì 28 Agosto 2019

In Italia il numero dei medici attivi è in linea con quello degli altri Paesi Ocse. A scarseggiare sono invece gli infermieri

in collaborazione con ITALPRESS

ROMA – In Italia gli infermieri sono meno della metà rispetto alla media europea. La carenza complessiva del personale medico si attesta intorno alle 8 mila unità. Se il numero complessivo dei medici attivi in Italia risulta, tutto sommato, in linea con la media degli altri Paesi Ocse, con un rapporto di 12,4 medici ogni 100.000 abitanti, il numero degli infermieri è decisamente insufficiente con appena 20,7 professionisti ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media Ocse di 48,8/100.000, un valore più che doppio rispetto a quello italiano (dati Rapporto Health at a Glance Europe 2018).

“Dati alla mano – ha commentato l’avvocato Gabriele Chiarini, esperto in malpractice sanitaria – sono evidenti le correlazioni tra questa situazione, l’(in)efficienza del sistema nel suo complesso e la qualità dell’assistenza. Il segretario del sindacato Anaao-Assomed (Associazione di medici e dirigenti del Sistema sanitario nazionale) ha denunciato una carenza complessiva di 8.000 unità di personale medico, di cui 2.000 nei Pronto soccorso”.

“Numeri destinati a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni – ha aggiunto – con il pensionamento di 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676 professionisti entro il 2028 (dati Fimmg), che non saranno sostituiti se non si riuscirà ad offrire contratti di formazione post lauream e a bandire concorsi in numero sufficiente e in modo tempestivo”.

La carenza di personale sanitario è ancor più critica ad agosto, per via delle assenze per le ferie. A causa del personale insufficiente, nel periodo più caldo dell’anno, medici e infermieri sono spesso costretti a turni di lavoro lunghissimi, al limite dello stremo, con conseguente aumento del rischio di errori dovuti a stanchezza e perdita di concentrazione. In un simile scenario, inoltre, il tempo di attesa per una visita in pronto soccorso, può dilatarsi sensibilmente, così come l’assistenza per i degenti può risultare qualitativamente inferiore.

“Questa insufficienza d’organico – ha sottolineato Chiarini – tocca il suo apice nella stagione estiva, con le ferie dei sanitari, tanto che il ministro della Difesa aveva valutato l’ipotesi, poi invero accantonata, di dislocare medici militari negli ospedali civili. L’assenza di iniziative finalizzate a risolvere il problema è, però, assai rischiosa: è, ormai, assodato, infatti, che il più delle volte gli episodi di ‘malasanità’ sono proprio la conseguenza di criticità organizzative”.

Il legale ha poi citato “in particolare, le vicende correlate a stress da sovraffaticamento, disattenzione o difetto di comunicazione, che sono tipicamente il frutto della carenza di personale e del carico di lavoro incrementale che ne deriva per gli operatori sanitari. Ritengo, dunque, che lo stallo del turnover dei sanitari, sia una pratica che costa allo Stato molti più soldi di quanti crede di risparmiarne”.

Il risparmio per le Aziende sanitarie derivante dalla mancata assunzione di nuovi medici e dirigenti sanitari è stato stimato, per il solo anno 2018, in circa 1 miliardo di euro, quello per la mancata retribuzione degli straordinari, invece, in 500 milioni, per un totale di 1,5 miliardi. Ma in caso di avanzamento di richiesta di risarcimento danni da malasanità da parte di tutti i cittadini che si sono visti erogare un servizio sanitario inadeguato, causa di conseguenze più o meno gravi per la loro salute, le strutture ospedaliere potrebbero, infatti, essere costrette a pagare somme molto più alte.

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