“Sul sindaco di Catania deve decidere Roma”. Questa frase è del sottosegretario Manlio Messina, catanese doc, di Fratelli d’Italia. Partiamo da questa dichiarazione per definire un nuovo paradigma della politica siciliana.
Siamo stati invasi per secoli e assoggettati a potenze fuori dall’isola, dal Dopoguerra avevamo stabilito un modus operandi. C’erano dei Viceré, come in epoca spagnola, che alla guida di partiti nazionali presenti nell’isola decidevano sul nostro territorio, magari sbagliavano, ma sbagliavamo a casa nostra. Fino a qualche tempo fa per Forza Italia decideva Miccichè, per l’UDC prima Cuffaro poi D’Alia, per la destra il segretario di turno, solo che non si sa mai chi è, per Lombardo ovviamente lui, per il PD la coop siamo noi.
Oggi per regicidi, vedi Miccichè, o per bassa leadership, la politica isolana rinuncia a scegliere per il proprio territorio, devolvendo a Roma le scelte.
È cominciato così per Schifani, scelto tra Roma e Milano, e ora la deresponsabilizzazione scende sulle città. Al voto vanno Catania e Siracusa, e sia il centrodestra che il centrosinistra non sanno che pesci pigliare. Il rischio è che prendano mascolini spacciati per dentici, senza un confronto con il territorio, senza una politica che guardi le città per quelle che sono, e non viste da migliaia di km di distanza.
Ormai le città, che con l’elezione diretta erano tornate protagoniste, diventano merce di scambio tra i partiti, questa a te quella a me, l’altra boh. Non si guarda alla classe dirigente da mettere in campo, ai progetti che hanno bisogno di gambe per camminare, ma solo a bandierine da mettere sulle torri, per farle garrire al vento della comunicazione. E i cittadini? Ma che vogliono questi? Tanto questi tra poco non vanno più a votare e i sindaci gli scegliamo facendo una morra o un mercante in fiera tra di noi. A Roma ovviamente. Ma sul serio vorreste dirci che ora devono scegliere i catanesi? Ma siamo pazzi?
In pratica in Sicilia stiamo attuando l’autonomia differenziata al contrario. Invece di prenderci più responsabilità sulle scelte le devolviamo a Roma. Potremmo anche spedirgli direttamente i certificati elettorali, e loro riempiono direttamente le caselline, i tributi del nostro Statuto già glieli abbiamo dati da tempo, che sarà mai. Una volta eravamo colonia per conquista, ora lo diventiamo per scelta.
Anzi se cortesemente a Roma ci possono anche dire con chi fidanzarci e dove fare la lista nozze, ci toglierebbero un sacco di fastidi e litigi con suocere invadenti. Tanto siamo la regione dell’assistenzialismo, capitale del reddito di cittadinanza, oggi Mia. Anzi Vostra, così non ne parliamo più. A noi siciliani piace dare del Vossia.
Questa cosa di fare scegliere a Roma sa di pizzo. Ed un popolo che paga il pizzo non ha dignità.
Così è se vi pare.