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Come cambia la mobilità al tempo delle smart city

Come cambia la mobilità al tempo delle smart city
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Ieri l’evento promosso da “Il Giornale” che ha messo a confronto docenti, istituzioni, esperti ed operatori del settore. Tra gli interventi quello del titolare del Mit Matteo Salvini, che è tornato a parlare del Ponte sullo Stretto

MILANO – “Il voto in Liguria ha rappresentato anche lo scontro fra l’Italia del sì e l’Italia del no. Un no politico, rappresentato in questi ultimi tempi dalle anacronistiche posizioni di certuni rispetto alla realizzazione, finalmente, del Ponte sullo Stretto, un’opera che dovrebbe essere accolta con favore in primis proprio da chi in quelle regioni, Sicilia e Calabria, vive, poiché generatrice di posti di lavoro; un no creato da certa burocrazia, come quelle sovrintendenze che per tutelare un bene portano al crollo dello stesso; un no, infine, ideologico, tipo quello al nucleare”.

È solo uno dei passaggi dell’intervista realizzata da Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale, (nell’ambito dell’evento organizzato dalla testata e tenutosi nella suggestiva e centralissima cornice di Palazzo dei Giureconsulti, a Milano, dal titolo “La mobilità al tempo delle smart city”) al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

Una mattinata aperta dal panel, moderato dall’inviato de “il Giornale” Stefano Zurlo, dal titolo “In viaggio con la tecnologia”, un dibattito che ha visto il prestigioso contributo del professore Stefano Matteo Savaresi (Politecnico di Milano), che ha sottolineato come 45 milioni di automobili in circolazione che percorrono ciascuna una media di 8mila chilometri l’anno non sia sostenibile e che la soluzione non sia certo “convertire” tutti i 45 milioni di veicoli in elettrico.

“Bisogna cambiare mentalità e orientarsi verso una mobilità condivisa. Che non si chiama necessariamente car sharing. In Italia, come tecnologia, non siamo secondi a nessuno. Come Politecnico stiamo portando avanti sperimentazioni di guida autonoma diversa rispetto ai robotaxi di San Francisco. Un modello che si può estendere anche ai piccoli centri, magari carenti dal punto di vista di mezzi pubblici, nei quali un residente anziano può utilizzare a chiamata il mezzo senza guidatore – programmato per marciare a velocità molto ridotta – per recarsi in farmacia o al supermercato”. Al confronto hanno partecipato anche Francesco Maldari (Ceo UnipolTech), il quale ha parlato della tecnologia applicata all’aspetto assicurativo, “abbiamo 4 milioni di scatole nere installate sui mezzi” e Danilo Gismondi (direttore It e digital transformation officer di Autostrade per l’Italia), che ha rimarcato quanto Aspi da anni stia investendo molto sull’Intelligenza artificiale “al servizio degli esseri umani”.

“Abbiamo cercato – ha detto – soluzioni utili per l’azienda e per i guidatori. Oggi abbiamo nove furgoni della viabilità che girano per l’Italia, muniti di data center, con telecamere su ogni lato che al percorrere le autostrade segnalano difetti”. Significativo anche il contributo al confronto di Andrea Granelli (presidente Kanso), che ha messo in guardia sul fatto che “la tecnologia è una gran cosa ma va usata bene, altrimenti rischia di diventare controproducente”. Portando, poi, come esempio positivo la città di Perugia, “perfetta commistione di mobilità funzionale ed estetica”. Il dato positivo è costituito dalle giovani generazioni che, a differenza dei loro padri, non danno così tanta importanza al fatto di possedere un’auto, privilegiando appunto la mobilità condivisa.

Il tema è stato affrontato anche nel dialogo tra il vicedirettore del “Il Giornale” Osvaldo De Paolini e l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Roberto Tomasi. Quest’ultimo ha evidenziato come “due terzi della popolazione non vive nelle grandi città e sarà sempre fornita dall’uso di auto. Anche se l’utilizzo più significativo è legato (90 per cento) alle merci che circolano su gomma e sulla rete autostradale. Che va sicuramente modernizzata – ha proseguito Tomasi – e siamo già in ritardo rispetto alle esigenze economiche del Paese”. In chiusura da Salvini parte una sfida e una promessa: “A livello ministeriale gestiamo 40 miliardi di euro del Pnrr. Conto di spenderli tutti entro la scadenza concordata, giugno 2026”.