Meloni va per la sua strada cercando di capitalizzare tutto ciò che c’è fuori dall’attuale quadro politico istituzionale e di governo
La battaglia del Quirinale ha sancito la frattura del centrodestra. Era inevitabile, perché o si salvaguardava il governo Draghi o la coalizione, peraltro già in crisi da tempo.
Possiamo dire dall’inizio della legislatura, anche prima con la nascita del governo gialloverde, c’è stata una pausa che ha consentito una parziale ricucitura sui governi regionali.
Poi la nascita del governo Draghi, con FdI fuori dal perimetro, e la battaglia sul Quirinale hanno dato il colpo di grazia. Meloni va per la sua strada cercando di capitalizzare tutto ciò che c’è fuori dall’attuale quadro politico istituzionale e di governo.
La frattura
E la frattura si sposta ora sul territorio. E cosa c’è di meglio di un duello rusticano in Sicilia? FdI fa uscire un comunicato di appoggio alla rielezione di Nello Musumeci, ben sapendo l’ostilità degli altri alleati. Il segnale è chiaro, noi di qua, voi non si sa.
Certo per Io sono Giorgia è un percorso con dei rischi, ma ha deciso di correre la sfida della vita. È giovane e forte nei sondaggi, al limite se va male capitalizza un 20/25%, oggi è al 4% in Parlamento ed in media al 10% nelle amministrazioni locali.
Per lei è tutto ad entrare in vista delle nazionali. A questo punto il cerino del gioco e delle scelte passa in mano al resto del centrodestra. Intanto sulla sfida imminente di Palermo. Quale coalizione presentare, che innovazioni fare, di perimetro politico e di candidatura. Questa sfida nel bene e nel male condizionerà le altre sfide al voto amministrativo e le regionali di novembre.
Il centro
Ci chiediamo: i partiti di centro, in questo momento al governo della Sicilia, avranno il coraggio di ritirare le loro delegazioni dopo la mossa chiaramente ostile di FdI?
Miccichè, Minardo, Lombardo, Cesa e tutti gIi altri sono costretti a giocare in anticipo le loro mosse, quelle che volevano compiere in stagioni meno fredde. Le opzioni sono tre.
Un fronte largo alla Draghi. Ma qui un Draghi non c’è, se non il renitente fratello di Miccichè. Un campo più ristretto, da Italia Viva alla lega, con un candidato che si mette a rischio, in una sfida tripolare.
Un candidato di appeal moderato ed un patto, più o meno sottoscritto, di desistenza con il centrosinistra. Che magari mette un candidato meno performante al centro.
Oppure saranno anticipati dal decisionismo, fin qui tentennante, di rimpasto per la costituzione del preannunciato governo elettorale del ColonNello Musumeci? Verrà fatto un governo del Presidente, con tutti i beneficiati ad oggi chiamati alle armi come delle Sturmtruppen musumeciane?
Ancora in Sicilia non siamo usciti da Omicron che il virus Quirinalix ci aggredisce, e non c’è vaccino che tenga, né anticorpi monoclonali. Giorgia come una regina Vandalica ha attraversato il Rubicone siciliano, il dado è tratto.
Cosi è se vi pare.
Giovanni Pizzo