Milano, 3 ott. (askanews) – Una vendemmia precoce, caratterizzata da uve sane e gradi zuccherini molto alti, ma con rese moderate e disomogenee. È il bilancio della vendemmia 2025 in Champagne, presentato dal Comité Champagne agli amministratori del Syndicat général des vignerons (Sgv)e alla stampa.
L’apertura ufficiale delle raccolte era fissata per il 25 agosto ma molti viticoltori hanno scelto di attendere alcuni giorni. “È la settima volta dal 2000 che si vendemmia in agosto” ha ricordato Sébastien Debuisson, direttore dei servizi tecnici del Comité. Il 2025 entra tra le tre annate più calde per la regione, con temperature spesso sopra le medie e due ondate di calore a fine giugno e inizio agosto. La fioritura, avvenuta a inizio giugno con condizioni insolitamente fresche, ha avuto effetti negativi sui rendimenti, soprattutto nei vigneti più precoci. L’intervallo medio tra fioritura e vendemmia si è ridotto a 83 giorni, uno dei più brevi registrati.
Secondo Héloise Mahé, responsabile qualità uva e vino del Comité, la maturazione ha seguito una dinamica senza precedenti: “Abbiamo assistito a una ‘véraison’ (invaiatura, il cambio di colore degli acini) rapidissima, conclusa in meno di quindici giorni nonostante un ritardo a inizio agosto. I gradi zuccherini hanno raggiunto livelli record in tempi molto anticipati, con un incremento giornaliero mai osservato prima di 0,34 gradi potenziali ogni 24 ore nella prima settimana”.
Il titolo alcolometrico volumico potenziale medio si attesta a 10,7 gradi, con 11,1 gradi per lo Chardonnay, 10,6 per il Pinot noir e 10,5 per il Meunier. L’acidità è rimasta elevata in tutti i vitigni, garantendo un buon equilibrio.
Lo stato sanitario delle uve è stato giudicato complessivamente soddisfacente, sebbene fragile in alcune fasi. Le condizioni meteo hanno favorito la raccolta, con temperature lievemente più basse rispetto alla media stagionale. Alcune piogge hanno interessato la Cote des Bar, senza conseguenze rilevanti. A partire dal 3 settembre si sono registrati aumenti di glicerolo, acido gluconico e acido acetico, rimasti comunque sotto le medie decennali e quasi sempre al di sotto delle soglie di allerta. Un elemento critico riguarda la forte carenza di azoto, che conferma una tendenza degli ultimi anni e richiede particolare attenzione nelle fermentazioni, talvolta lente.
Sul fronte produttivo, il rendimento agronomico stimato dal Comitato Champagne varia tra 9.500 e 10mila chili per ettaro, quindi leggermente superiore al limite commercializzabile fissato dall’interprofessione a 9.000 chili a luglio. Il peso medio dei grappoli, tuttavia, è inferiore alle previsioni e alle medie decennali, soprattutto per lo Chardonnay che non ha raggiunto il pieno sviluppo: circa 131 grammi nella Côte des Blancs, 120 nel Sézannais e 114 nel Vitryat.
I Pinot noir hanno ottenuto risultati migliori, con una media di 160 grammi salvo i vigneti della Côte des Bar colpiti dalle alte temperature. I Meunier si sono distinti positivamente, con grappoli spesso oltre i 150 grammi.
Sul piano sociale, il presidente del Syndicat général des vignerons, Maxime Toubart, ha invece ricordato l’impegno della filiera nel piano “Ensemble pour les vendanges en Champagne”, e ha sottolineato che “la vigilanza e i controlli rafforzati sotto l’autorità del prefetto della Marna hanno consentito di risolvere rapidamente alcune situazioni marginali di alloggi problematici”.

