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Commercio illegale di ricci e pesce “di lusso”, maxi-sequestro e 5 arresti

Commercio illegale di ricci e pesce “di lusso”, maxi-sequestro e 5 arresti

La Capitaneria di Porto e la stazione navale della Guardia di Finanza di Palermo hanno accertato un’attività di cattura e commercio illecito di specie ittiche protette che andava avanti da due anni.

La Capitaneria di Porto e la stazione navale della Guardia di Finanza di Palermo hanno eseguito, lo scorso 28 marzo, 5 misure cautelari personali (arresti domiciliari con applicazione di braccialetto elettronico) per commercio illegale di specie ittiche protette, nello specifico ricci e oloturie.

Contestualmente, gli operatori hanno eseguito un sequestro dal valore di circa 57.900 euro, ritenuti provento del reato, andato avanti per circa due anni.

Commercio illegale di ricci a Palermo, sequestro e 5 arresti

Gli indagati si sarebbero occupati della cattura e della commercializzazione di specie ittiche protette per circa due anni. Durante le quattro perquisizioni eseguite dagli operatori sono state trovate e sequestrate anche svariate attrezzatura da pesca, tra cui mute e scooter acquatici, per un valore totale di circa 5mila euro.

Gli indagati, cinque soggetti palermitani, sono accusati di essersi associati tra loro, avvalendosi di una stabile struttura organizzativa allo scopo di commettere una serie indeterminata di reati (art. 452 bis, 648 c.p.), tutti connessi al massivo prelievo e alla commercializzazione di Ricci di mare e Oloturie (queste ultime, nei Paesi Asiatici, in particolare in Cina, oltre a essere considerata una prelibatezza gastronomica di lusso vengono vendute tra 10 e 600 $/Kg con punte di 3000 $/Kg, a seconda della specie), perturbando così il relativo habitat marino e sottomarino.

L’indagine eseguita dai militari della Guardia Finanza e della Guardia Costiera, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, ha origine nel mese di dicembre 2020 e si è sviluppata nel corso degli anni con una serie di attività che hanno permesso di accertare un traffico illegale di circa 140.000 ricci e 137 chili di oloturie, con conseguente danno ambientale sia per le stesse specie – già a rischio di estinzione -che per l’intero ecosistema marino.

Una consulenza tecnica di impatto ambientale ha permesso di confermare l’ipotesi del reato di inquinamento ambientale ai danni dell’habitat marino e della biodiversità correlata ai fondali della Sicilia Sud Occidentale. L’attività di commercio illegale di ricci e oloturie, infatti, avrebbe comportato una drastica e visibile eliminazione degli esemplari di P. Lividus e H. Poli esistenti nell’area, lambendo il disastro ambientale.

La complessa operazione sottolinea ancora una volta il costante presidio attuato sul territorio dalla Capitaneria di Porto e dalla Guardia di Finanza a difesa della legalità, alla salvaguardia e tutela dell’ambiente e degli stock ittici ed al contrasto di tutti quei comportamenti illeciti in grado di minare la sana e leale concorrenza tra gli operatori del mercato, danneggiando le imprese e i lavoratori onesti e, più in generale, l’economia del nostro Paese.

Immagine di repertorio