Commercio, in Sicilia è fuga dai centri storici - QdS

Commercio, in Sicilia è fuga dai centri storici

Commercio, in Sicilia è fuga dai centri storici

Salvatore Rocca  |
venerdì 09 Febbraio 2024

L’Ufficio studi di Confcommercio: “Crollo attività al dettaglio, mentre crescono i servizi di alloggio e ristorazione”. A livello nazionale si è ridotta la densità della sede fissa, in particolare dov’era più elevata in passato

PALERMO – Nel corso di dieci anni, dal 2012 al 2022, si è sensibilmente ridotta nel nostro Paese la presenza di attivà commerciali al dettaglio (-99mila) e di imprese di commercio ambulante (-16mila), mentre è cresciuta – nel frattempo – la presenza straniera nel commercio, sia per quanto riguarda le attività (+44mila) sia per quanto concerne il numero degli occupati (+107mila). Di contro, si sono ridotte le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila).

Come sono cambiate, in dieci anni, le città italiane

Si tratta dei dati contenuti nell’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio su “Città e demografia d’impresa” che va ad analizzare come sono cambiate, in dieci anni, le città italiane, dai centri storici alle periferie. Una mutazione che ha riguardato anche le città del Sud, comprese quelle della Sicilia.

Crescono le imprese gestite dai titolati stranieri

Come rimarcato dall’indagine, la perdita delle imprese italiane si contrappone, in misura “quasi completamente compensativa”, alla crescita delle imprese gestite dai titolati stranieri. Attualmente, le attività straniere ammontano al 14,4% del totale e il ruolo del commercio, soprattutto al dettaglio, rappresenta l’opportunità principale per l’integrazione nella società italiana.

Il report sottolinea che, nel lungo periodo, appaiono “accentuate tanto le perdite dei centri storici per i negozi e gli ambulanti, quanto la crescita dell’offerta turistica”. Effettuando delle distinzioni geografiche, viene evidenziato come il Sud sia caratterizzato “da una maggiore vivacità commerciale in generale”.

Proprio al Meridione, infatti, si segnala una caratteristica di “disordine nel processo di sviluppo” e “cambiamento dell’offerta commerciale”. Ma non solo. Negli ultimi dieci anni la densità della sede fissa si è ridotta ovunque e si è ridotta maggiormente dov’era più alta.

Riduzione di 25.300 punti di vendita

Inoltre, la riduzione dei 25.300 punti di vendita non risulta essere omogenea su tutto il territorio nazionale. La densità, infatti, scende nelle città del Centro-Nord da 8,6 a 6,7 punti di vendita per mille abitanti, mentre al Sud passa da 10,3 a 8,1. I numeri, però, risultano essere ancora più drammatici per le città del Meridione. Al di sotto di Roma, infatti, molte citta hanno sperimentato riduzioni del numero di negozi superiore al 30% nel territorio comunale, in prevalenza nel centro storico.

Cosa succede in Sicilia

Per quanto riguarda le città della Sicilia, l’indagine ha certificato una riduzione delle attività commerciali al dettaglio anche in questo caso nei centri storici. Significativo, per esempio, è il dato che fa riferimento alla città di Palermo, dove si è passati dalle 1.316 imprese presenti nel 2012 alle 821 nel 2022.

Ad Agrigento, le attività di questo genere si sono praticamente dimezzate da 443 a 235. Di contro, sono cresciute le attività nelle periferie. A Catania, la perdita di imprese di vendita al dettaglio è stata meno drammatica, con un decremento di 780 imprese nel 2012 alle 689 presenti nel 2022. Nelle città siciliane, di contro, si nota una crescita delle attività che fanno riferimento ai servizi di alloggio (alberghi) e di ristorazione (bar e ristoranti).

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