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Sull’escavatore bruciato in un cantiere del raddoppio ferroviario Palermo-Catania interviene la commissione antimafia dell’Ars

Sull’escavatore bruciato in un cantiere del raddoppio ferroviario Palermo-Catania interviene la commissione antimafia dell’Ars
Escavatore Catania-Palermo

L’escavatore che è stato bruciato era in uno dei cantieri per la realizzazione della grande opera del raddoppio ferroviario Catania-Palermo.

Dopo il grave atto, a quanto pare intimidatorio – le indagini sono ancora in corso – dell’escavatore dato alle fiamme in un cantiere della consortile Sant’Agata Fs, appartenente al gruppo WeBuild, a Enna ha parlato il presidente della commissione antimafia dell’Ars Antonello Cracolici.

L’escavatore che è stato bruciato era in uno dei cantieri per la realizzazione della grande opera del raddoppio ferroviario Catania-Palermo, una grande opera riguardate le infrastrutture siciliane. Il mezzo apparteneva ad una ditta in un subappalto, la Tranchita Sebastiano.

Escavatore incendiato, parla Cracolici

Dunque ancora le indagini sono in corso per capire appieno la natura del gesto compiuto ai danni dei lavori per il raddoppio ferroviario, ma oggi alla prefettura di Enna è intervenuto Andrea Cracolici: “Siamo ad Enna per dire che lo Stato è vigile e presente, questo è un territorio paradossalmente piccolo ma complesso perché qui operano più famiglie mafiose che si sono divise le aree di influenza della provincia” ha detto in occasione di questo incontro con i sindaci della provincia e altri esponenti istituzionali.

Nel pomeriggio il presidente della commissione regionale antimafia ha fatto visita al cantiere dove è avvenuto il gesto deplorevole e in questa sede ha dichiarato: “Sono in corso delle indagini e le valutazioni andranno fatte alla fine, ma un dato è certo l’escavatore non si è bruciato da solo, difficile immaginare l’autocombustione, qualcuno lo ha bruciato e bisognerà capire il perché di questo episodio, avvenuto malgrado un importante protocollo di legalità sottoscritto tra la prefettura e i soggetti economici che operano negli appalti pubblici. Se l’azienda non denuncia un’intimidazione bisogna capire se questo dipende dalla paura degli imprenditori o dal fatto che si eserciti una pressione sull’economia del territorio. Siamo qui per mobilitare le istituzioni, a partire dai Comuni, che sono l’avamposto principale dello Stato, che qui è presente e sta con i lavoratori e le imprese libere”.