L’Unione Donne Italiane (Udi) sbatte la porta, la presidente Colli: “Di proprietà dell’Amministrazione e non al servizio della città”. La replica della presidente Minunno: “No ai protagonismi”
TRAPANI – Più che una decisione, anche sofferta, è un atto d’accusa. La sezione trapanese dell’Unione delle Donne Italiane si è “dimessa” dalla Commissione Pari Opportunità del Comune capoluogo. Non si tratta del passo indietro della sua presidente Valentina Colli ma di un dietrofront dell’Udi. C’è una bella differenza! Lo strappo è definitivo. Con questa Cpo c’è poco fare.
La presidente Colli spiega perché: “Noi non possiamo avallare una Commissione che non ha in sé le motivazioni e gli obiettivi reali di esistere. Una Cpo che non ha un’idea femminista delle politiche di genere chiamata a praticare, che non ha un’idea femminista della società che vorrebbe contribuire a costruire. Non possiamo avallare una Cpo che sia di proprietà di un’amministrazione e non a servizio di una città, che nella sola ragione della sua esistenza finisce per svilire tutti gli importantissimi temi che, singolarmente, meriterebbero proprietà di metodi e strumenti, ma che vengono messi tutti insieme senza scomodare il fondamentale valore della differenza”.
Una Commissione che l’Udi considera latitante. Da qui l’affondo della presidente: “In questo anno e mezzo – in cui non si è riunita per circa otto mesi con motivazioni sconosciute – non abbiamo mai compreso la posizione della Cpo rispetto alla legge 194/78, per esempio. La nostra provincia, col più alto numero di obiezione di coscienza, ha affrontato battaglie importanti, come il registro dei bambini mai nati a Marsala. A Trapani, davanti al patrocinio dell’amministrazione ad eventi contro la legge 194, questa Commissione non ha battuto un colpo. Non si è minimamente posta il problema delle violenze ostetriche, evidenziate da molti organi di stampa. O di come le donne abbiano affrontato la solitudine nei ricoveri durante e nella fase post Covid. Non si è occupata del problema dell’ivg farmacologica e della possibilità di somministrazione nei consultori, magari sollecitando un atto di indirizzo dell’amministrazione”.
Colli è un fiume in piena: “Nessuna iniziativa per la creazione di punti luce educativi nei quartieri popolari. Non si è posta il problema che, in una Giunta di 9 persone, ci siano solo due donne o che non esista un bilancio di genere. Per ultima, la storia di Martha, la ragazza clochard nigeriana. La Commissione non ha neanche pensato di confrontarsi coi servizi sociali per verificare lo stato dell’arte, capire se e come poteva contribuire alla soluzione del problema. Non ha avuto reazioni davanti ad avvenimenti terribili come lo stupro avvenuto alle Mura di Tramontana, se non uno sterile comunicato di circostanza. Non si scomoda minimamente ad affrontare una discussione sull’ultimo naufragio al largo di Crotone, che ha restituito centinaia di morti, tra cui donne e bambini. Ci siamo velate il capo in solidarietà delle donne afghane, nell’estate 2021, senza interrogarci sul grande diritto di queste donne e di questi popoli, quello alla mobilità”.
Una Commissione nata male dopo le elezioni del 2018 e con un nuovo regolamento che non è mai piaciuto all’Udi, “grande confusione nella cooptazione delle associazioni” ed ancora: “è utile rinvangare che, al momento dell’approvazione del nuovo regolamento, da parte del consiglio, avanzammo le nostre perplessità, che furono liquidate in malo modo dall’amministrazione”. La stilettata finale della presidente e senz’appello: “Una Cpo non è proprietà, né strumento di propaganda di un’amministrazione”.
Ma c’è anche la Commissione vista dalla sua presidente Rachele Minunno ed è tutta un’altra storia, a cominciare dallo strappo: “Non solo la notizia della fuoriuscita dell’Udi non ci ha sorpreso affatto, considerata la perdurante assenza della rappresentante provinciale di Trapani ai lavori della Commissione, ma le accuse rivolteci evidenziano chiaramente la grande confusione che la stessa ha sul ruolo e le funzioni della Cpo”. Colpo su colpo: “La Cpo non è l’eco dei protagonismi e delle soggettività di ciascun componente, non è un’associazione delle associazioni ma un organismo con un ruolo definito di supporto e consulenza al Comune di Trapani. Ed è proprio dentro queste funzioni, previste dall’articolo 3 e 5 del regolamento, che ci siamo mossi lavorando per sottocommissioni”.
La controffensiva presidenziale è pronta: “Abbiamo promosso azioni di solidarietà nei confronti delle donne afgane e ucraine, interventi di sensibilizzazione sui temi della diseguaglianza di genere e della toponomastica al femminile nelle scuole, nelle manifestazioni. Abbiamo partecipato alla seconda edizione del Festival delle Identità Femminili realizzato dal Comune e condiviso il finanziamento del progetto per la realizzazione di una struttura protetta e di sportello per le donne”.
La presidente prova anche a tracciare un bilancio: “Lasciamo al Comune di Trapani, alla fine di questo nostro mandato, un patrimonio di idee, di proposte, di progetti e di relazioni umane che rappresentano il vero investimento fatto da ciascuno dei membri di questa Commissione, che ha lavorato con garbo e pazienza per la mia giovane esperienza di presidente”. Non poteva mancare la stoccata finale: “All’Udi auguriamo di trovare ambienti più consoni alle proprie aspirazioni, certi che il conflitto produce solo il risultato d’indebolire chi si dice impegnato nelle politiche di genere e di contrasto alla violenza”. Capitolo chiuso, rimangono in piedi due facce della stessa Commissione. E’ una questione di punti di vista.