Competenze digitali, il Mezzogiorno resta impantanato - QdS

Competenze digitali, il Mezzogiorno resta impantanato

Michele Giuliano

Competenze digitali, il Mezzogiorno resta impantanato

giovedì 20 Giugno 2024

Istat, report “Cittadini e Itc 2023”: i dati peggiori del Paese sono quelli relativi a Calabria, Campania e Sicilia

PALERMO – Poco più un siciliano su tre ha almeno competenze di base nell’uso del digitale. Lo dice l’Istat nel report “Cittadini e Ict 2023”, che evidenzia purtroppo come quello isolano sia uno dei dati peggiori a livello regionale. Risultati daficitari sono stati infatti registrati soltanto in Calabria e la Campania.

Competenze digitali, la Sicilia ferma al 34,4%

Se la Sicilia si ferma al 34,4%, la media italiana sale al 45,7%, con oltre 10 punti percentuali di differenza. La forbice si apre ancor di più se si considerano i territori che si trovano nella parte alta della classifica, con la Lombardia al 53,1% e la provincia autonoma di Bolzano al 56,4%. Sulla stessa falsariga, ma ulteriormente peggiori, sono i numeri relativi a coloro che, tra i cittadini con un’età compresa tra i 16 e i 74 anni, hanno competenze digitali superiori al livello di base. In questo caso, infatti, tra i siciliani ci si ferma ad appena il 14%, contro il 21,7% della media nazionale. Senza dimenticare le punte di eccellenza che si registrano sempre in Lombardia, al 27,7%, mentre a Bolzano si arriva al 28,7%.

Il digitale pilastro della vita economica e sociale

Non si tratta di dati puramente speculativi, visto quanto il digitale stia ormai diventando pilastro nella vita economica e sociale globale. Dal 2021 il livello di competenza digitale da parte dei cittadini europei viene rilevato attraverso un indicatore composito, costruito su un set di attività relative all’uso di Internet, facendo riferimento ai cinque domini definiti dal Digital competence framework 2.0, il quadro comune europeo di riferimento per le competenze digitali, ossia l’“alfabetizzazione all’informazione e ai dati”, la “comunicazione e collaborazione”, la “creazione di contenuti digitali”, la “sicurezza” e la “risoluzione dei problemi”. Proprio per l’importanza strategica di tali pratiche, l’obiettivo target fissato per il 2030 è che l’80% di cittadini possegga competenze digitali almeno di base per tutti i cinque domini individuati dal Framework 2.0.

Variazioni importanti anche in riferimento al genere

Se la Sicilia rimane ben al di sotto del target, anche a livello italiano si è ancora lontani: nel 2023 nella Penisola tale quota si attesta al 45,7%, valore stabile rispetto al 2021, mentre a livello europeo è del 55,5%. I valori variano in maniera sostanziale in base all’età: il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia che ha usato internet negli ultimi 3 mesi ha competenze digitali almeno di base. Il dato decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e ad attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni. Ci sono variazioni importanti anche in riferimento al genere: il livello di competenze generale è caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 3,1 punti percentuali. Va però evidenziato che almeno fino ai 34 anni di età si registra un vantaggio femminile per poi invertire il segno a partire da 45 anni.

Non si può dimenticare infine il titolo di studio: le competenze digitali sono ancora prerogativa delle persone con titolo di studio elevato. Infatti, il 77,6% delle persone di 25-54 anni con istruzione terziaria ha competenze digitali almeno di base. La quota scende al 26,4% sempre in riferimento alle persone della stessa fascia d’età ma con titolo di studio fino alla licenza media.

In ultimo, la condizione occupazionale. In Italia, il divario tra gli occupati che hanno usato internet negli ultimi tre mesi e che hanno competenze digitali almeno di base rispetto a chi è in cerca di occupazione è di 18 punti percentuali. Inoltre, osservando la posizione professionale degli occupati, emerge come gli operai presentino i livelli più bassi di competenza digitale, fermi al 37,9%, mentre per i direttivi, quadri e impiegati arrivano al 71,6%.

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