L’approvazione in Giunta dello Schema di bilancio stabilmente riequilibrato è stato salutato come l’anno zero per le casse dell’Ente, che deve ripartire da 41 mln di euro di residui attivi
TAORMINA (ME) – È l’anno zero per le casse del Comune. Con questa espressione il sindaco della Perla, Mario Bolognari, ha salutato l’approvazione in Giunta dello Schema di ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato 2021/2023 (delibera numero 148 del 16 giugno), che costituisce un documento propedeutico alla ripartenza dell’Ente, dopo la dichiarazione di dissesto finanziario avvenuta a luglio dello scorso anno.
Il default – dichiarato in Consiglio comunale il 22 luglio del 2021 – era stato inevitabile dopo la bocciatura del Piano di riequilibrio finanziario dalla Corte dei Conti e la necessità di riconoscere debiti fuori bilancio che ammontavano a circa 27 milioni di euro, fino all’anno 2020. La dichiarazione di dissesto ha portato in città un triumvirato di Commissari regionali, che sono stati nominati appositamente per ripianare la situazione debitoria che, nel frattempo, dopo le dovute verifiche e l’avviso pubblico rivolto ai creditori, ha raggiunto un passivo riconosciuto di circa 63 milioni di euro.
L’enorme mole di lavoro eseguito dagli uffici finanziari ha permesso di ricostruire quindi uno schema di bilancio, cosiddetto “riequilibrato” per un valore di circa 18,3 milioni di euro in riferimento all’anno 2021, di cui 18,5 milioni nell’ambito di spese correnti e poco più di 255 mila euro in conto capitale. Un bilancio pluriennale corposo, dove troviamo entrate per ben 95,4 milioni di euro, a fronte di spese per ben 74,4 milioni sempre relative al 2021, e tali da generare un fondo cassa presunto di circa 21 milioni e riportare così in equilibrio entrate e spese sia per l’anno in corso, che per il 2023. Una serie di complicate manovre finanziarie che porteranno il Comune di Taormina a mantenersi deficitario soltanto su due degli otto parametri-obiettivi ai sensi dell’art. 242 del Tuel, ma sufficienti per abbandonare lo status di dissesto. In particolare, Taormina dovrà ancora correggere l’incidenza degli incassi propri sulla parte corrente, portandoli oltre il 22%, ma soprattutto dovrà risolvere un suo problema cronico, riuscire ad aumentare l’effettiva capacità di riscossione, ancora oggi al di sotto del 47%.
È stato accertato infatti, che la città del Centauro ha accumulato fino al 2020 residui attivi, ovvero tasse non riscosse, per 41 milioni e 875 mila euro, che dovranno servire a finanziare il risanamento dell’Ente, insieme ad altri 7 milioni di euro classificati come recupero dall’evasione dei tributi locali, per ciascun anno dal 2021 al 2025.
D’altro canto il Comune dovrebbe far cassa anche dalla vendita di 15 beni immobili, contenuti in un elenco stilato dall’Amministrazione, dove si calcola di poter guadagnare potenzialmente fino a 23,7 milioni di euro, rivalutandoli e cambiando la relativa destinazione urbanistica. L’immobile di punta è sempre il Capalc di contrada Sant’Antonio, il convitto costruito negli anni Novanta per divenire scuola alberghiera di livello internazionale, ma finita in disgrazia e balzata in cima alla lista dei beni vendibili, e infine valutata 22 milioni di euro grazie a un cambio di destinazione in funzione turistica e alberghiera.
Una grande novità è arrivata invece dalla contestuale approvazione in Giunta dei contratti di servizio con l’Azienda servizi municipalizzati (Asm), per la gestione di alcuni servizi fondamentali per la città, come l’illuminazione pubblica, il servizio idrico dell’acquedotto e il trasporto scolastico. I nuovi contratti, che avranno durata quinquennale, permetteranno di avviare anche su questo fronte una nuova stagione nella gestione di importanti servizi pubblici, sui quali negli ultimi anni si era addensati dubbi, evidenziati nel corso del processo di liquidazione che aveva interessato l’Azienda. Tutti atti propedeutici all’avvio di una nuova rinascita economica dell’Ente.
Twitter: @MassimoMobilia