La Regione Siciliana adesso chiede di rendicontare ai 384 Comuni siciliani beneficiari di 4 milioni e mezzo di euro dalla Regione. Le somme non spese dovranno essere restituite.
Per i Comuni è arrivato il momento di rendicontare le spese sostenute per la democrazia partecipata nel 2021. Entro il 31 gennaio del prossimo anno, 384 Comuni siciliani dovranno rendere conto delle cifre destinate ai progetti scelti dalla cittadinanza, con la compilazione di un modello predisposto dal dipartimento regionale delle economie locali. In totale, i fondi minimi da spendere per il 2021, che corrispondono al 2% dei trasferimenti di fondi regionali che vanno ogni anno agli enti locali, al netto delle quote complementari, sono quasi 4 milioni e mezzo di euro. Se i beneficiari non dimostreranno di aver speso tale cifra in progetti di democrazia partecipata, dovranno restituirla al mittente, e sarà redistribuita ai Comuni virtuosi della Sicilia.
Democrazia partecipata in Sicilia, il caso dei Comuni in dissesto
La direttiva esclude dall’obbligo i Comuni in dissesto dichiarato alla data del provvedimento di assegnazione. In provincia di Agrigento, sono 42 i Comuni a dover ottemperare alla richiesta, con una cifra minima di 431mila euro; 22 quelli della provincia di Caltanissetta, per almeno 252mila euro; 58 in provincia di Catania, per 783mila euro. In provincia di Enna si scende a 20 Comuni, con una certificazione di spesa minima di 228mila euro, mentre a Messina si sale a 106 Comuni, per quasi 1 milione e 100mila euro. Nel territorio di Palermo sono 79 i Comuni chiamati a presentare la documentazione, per una spesa di almeno 915 mila euro, mentre a Ragusa sono 12 Comuni per 269mila euro; a Siracusa a rispondere saranno 21 Comuni, per 263mila euro. In ultimo Trapani, con 24 Comuni, e una spesa minima di 273mila euro.
Uno strumento per avvicinare i cittadini alla vita attiva delle istituzioni
La democrazia partecipata è uno strumento di promozione della partecipazione dei cittadini all’interno dei processi decisionali che riguardano la realizzazione di progetti di intervento e servizi di interesse comune in favore della comunità. Le diverse progettualità che partecipano al “concorso” vengono pubblicizzate, di anno in anno, dagli stessi Comuni, in modo tale da permettere la maggiore trasparenza e partecipazione possibile.
Purtroppo nel corso degli anni le cifre minime disponibili sono diminuite, e anche di tanto: nel 2016 erano oltre 6 milioni e mezzo di euro, e già dal 2017 sono scesi di botto a oltre 4 milioni e mezzo di euro, rimanendo da allora praticamente invariati. Dall’altra parte, i Comuni non hanno colto l’occasione, e hanno in molti casi restituito le cifre che non sono riusciti a spendere. Nel 2020, ogni 3,5 euro spesi, ne è stato restituito uno.