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I Comuni “monelli” della democrazia partecipata: applicate le penali in 181 enti siciliani

I Comuni “monelli” della democrazia partecipata: applicate le penali in 181 enti siciliani
Palazzo Vermexio – Comune Siracusa

In totale a 181 Comuni applicate le penali, tra i capoluoghi di provincia Agrigento, Siracusa e Trapani: i Comuni “monelli” della democrazia partecipata

I Comuni siciliani che non hanno speso il 2% dei fondi trasferiti dalla Regione in progetti di democrazia partecipata nel 2022 devono adesso restituirli al mittente. Si tratta di 181 enti locali che non hanno attivato, o lo hanno fatto solo in parte, forme di democrazia partecipata. In totale dovranno ritornare nelle casse regionali 1,3 milioni di euro. Tra i Comuni coinvolti, anche i capoluoghi Agrigento, che deve restituire 6.600 euro, Siracusa, con una cifra di 14.490 euro, e Trapani a 5.780 euro.

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Il provvedimento: ecco i Comuni “monelli”

Il provvedimento nasce dal comma 1 dell’articolo 6 della legge regionale 28 gennaio 2014 numero 5, poi modificato dal comma 2 dell’articolo 6 della legge regionale 7 maggio 2015, numero 9, che prevede, tra le altre cose, l’obbligo per i Comuni assegnatari dei trasferimenti regionali di parte corrente di “spendere almeno il 2% delle somme loro trasferite con forme di democrazia partecipata, utilizzando strumenti che coinvolgono la cittadinanza per la scelta di azioni di interessa comune, pena la restituzione nell’esercizio finanziario successivo delle somme non utilizzate secondo tali modalità”.

Le verifiche iniziate a giugno

Lo scorso mese di giugno, è stato quindi richiesto ai Comuni isolani di attestare, mediante apposita scheda di rilevazione dei dati, le spese sostenute individuate con forme di democrazia partecipata, in relazione alle assegnazioni regionali per l’anno 2022, fornendo contestualmente l’importo minimo che ciascun Comune era tenuto a destinare con la predetta modalità, al fine di non incorrere nella penale prevista dalla legge.

È stato quindi il servizio 4 “Trasferimenti regionali a calcolare l’ammontare delle somme da recuperare nei confronti dei Comuni inadempienti, per un totale di 1.359.989,37 euro. L’importo più alto si registra per Marsala, che deve restituire quasi 27  mila euro, quindi Favignana, a poco più di 25 mila euro, avendone speso 21.500 euro, e Paternò, in provincia di Catania, che non ha speso nulla dei 21 mila euro previsti in democrazia partecipata, e dovrà restituire l’intero importo, così come moltissimi altri Comuni.

Tanti Comuni hanno ignorato l’opportunità

Sono ben 156 i Comuni che non hanno investito in progetti di democrazia partecipata neanche un euro dei fondi disponibili, mentre in 35 lo hanno fatto almeno parzialmente. L’amministrazione potrà procedere ad irrogare ulteriori penali, nel caso in cui dovesse risultare che gli importi inseriti nelle attestazioni prodotte dalle amministrazioni comunali non siano effettivamente spesi in conformità alla disposizioni di legge.

La democrazia partecipata è un modello di procedura politica che punta a un rapporto trasparente fra istituzioni e società civile. L’idea è quella di attribuire alla cittadinanza una diretta responsabilità nell’esercizio del potere pubblico nelle sue varie forme: assumere decisioni, fare proposte, gestire un bene pubblico, organizzare un servizio o monitorare e valutare l’attuazione di politiche pubbliche.

Legge dal 2014

La democrazia partecipata in Sicilia è diventata legge nel 2014: i Comuni devono chiedere a cittadini e associazioni di proporre progetti da finanziare, e saranno poi sempre i cittadini a decidere quale di questi meritino i fondi disponibili. Se i Comuni non lo fanno, devono restituire i fondi che hanno a disposizione. Per avviare i processi di democrazia partecipata ogni Comune deve dotarsi di un regolamento sulla partecipazione e pubblicare un avviso in cui invita la cittadinanza a presentare progetti e indica i fondi a disposizione.

Le città che hanno a disposizione più di 10.000 euro devono avviare il processo entro il 30 giugno, le altre entro il 31 dicembre. Dopo la fase di valutazione tecnica delle proposte ricevute, i cittadini devono essere convocati per scegliere quali realizzare, tramite assemblee pubbliche o votazioni, online o in presenza.