BOLOGNA – Il futuro del Paese passa dai Comuni, da sempre primo punto di riferimento per i cittadini quando si tratta di dialogare con le istituzioni. Un concetto, quello appena espresso, che è stato ribadito con forza in occasione della 42^ Assemblea nazionale dei Comuni italiani (Anci), che ha preso il via mercoledì e si è conclusa ieri a Bologna.
A sottolineare questo concetto di centralità degli Enti locali nella vita del Paese è stato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto in occasione dell’apertura della manifestazione. “L’Assemblea dell’Anci – ha detto il Capo dello Stato – è un appuntamento annuale di grande rilievo. Ne avverto l’importanza nel prendervi parte per ascoltare e dialogare con chi rappresenta l’Istituzione più prossima ai nostri concittadini. Sono numerosi ormai per me gli incontri con i sindaci in questa occasione e vedervi riuniti in assemblea mi fa percepire la sensazione, toccata con mano in queste occasioni, che ho avvertito ogni anno di questa realtà rappresentativa così fondamentale e preziosa per il nostro Paese. I sindaci e gli amministratori che si impegnano nei Governi locali costituiscono la base democratica delle nostre istituzioni repubblicane, solida rete di unità del Paese. I Comuni costituiscono la prima linea della nostra democrazia e i cittadini in essi si riconoscono”.
Lo stato di salute dei Comuni italiani
Ma qual è lo stato di salute dei Comuni italiani? In questi tre giorni a Bologna se n’è discusso ampiamente, partendo proprio dal quadro tracciato dal presidente dell’Anci e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha colto l’occasione per evidenziare il grande lavoro svolto dalle realtà territoriali per la crescita del Paese, pur senza nascondere qualche preoccupazione per il futuro. “A chi mette in dubbio la nostra capacità amministrativa – ha affermato – rispondiamo con i fatti. Siamo la struttura più efficiente e più rapida del Paese. Perché i sindaci non fanno annunci, ma fatti. Ed è il compito più difficile, portare a termine opere che restino. Lo stanno dimostrando nella grande sfida del Pnrr. I Comuni sono stati i più bravi nell’attuazione del Piano. Sulla base degli ultimi dati, il 50% dei progetti è concluso, il 14% è in fase di collaudo e il 33% è in corso di esecuzione. Entro la fine del Pnrr daremo ai nostri cittadini: più di mille progetti di rigenerazione urbana completati per una superficie di almeno un milione di metri quadrati; oltre duecento interventi per strutture sportive, per una superficie complessiva di oltre duecentomila metri quadrati; più di tremila nuovi autobus a zero emissioni; 1.300 interventi di valorizzazione dei siti culturali; quattro milioni e mezzo di alberi piantati”.
Investimenti, Pnrr e Fondi comunitari
E proprio sul fronte degli investimenti si gioca, secondo Manfredi, una partita fondamentale, fatta di capacità di spesa, risorse da utilizzare fino all’ultimo centesimo e un forte pericolo di ridimensionamento, in particolare per quanto riguarda i Fondi comunitari. “Il Pnrr – ha affermato Manfredi – ha consentito di innovare meccanismi, prassi, regole relative al funzionamento del sistema istituzionale e amministrativo, sperimentare sinergie, nuove tecniche di gestione delle relazioni tra i diversi livelli di Governo. La stessa necessità di rispettare obiettivi predefiniti ha imposto all’intera macchina della Repubblica di adeguarsi a una avanzata logica e cultura del risultato. In questa prospettiva, con l’avvicinarsi della scadenza, l’Anci ha promosso di avviare una riflessione sulla ‘macchina della Repubblica’ e sull’eredità metodologica del Pnrr, con l’obiettivo di consolidare ciò che ha funzionato e non disperdere quanto è stato costruito”.
“I Comuni – ha aggiunto Manfredi – non sono un’appendice dello Stato, ma il motore autentico di un Paese che cambia. Per questo chiediamo un ruolo centrale anche nella gestione dei futuri Fondi per la coesione. I dati che abbiamo appreso in queste settimane, di una spesa ferma al 8% in Italia, ci convincono che vanno riformate le regole. E che si possono fare le cose in altro modo e in altri tempi. Non possiamo accettare che ci siano risorse ferme e non spese, quando le esigenze dei cittadini sono enormi. Riteniamo che la proposta di revisione del quadro finanziario pluriennale, per la parte che intende rafforzare il ruolo dei Comuni, sulla base del modello del Pnrr, sia importante. I sindaci continueranno a sostenerla, e speriamo arrivi a buon fine. Siamo però tutti preoccupati su cosa potrà accadere quando avremo completato la stagione del Pnrr nel 2026. Mi limito a guardare i dati dei Comuni: c’è un taglio dei fondi pluriennali per investimenti pari a 8 miliardi per il prossimo decennio. È un grande problema, soprattutto l’azzeramento dei fondi per i piccoli Comuni”.
Le parole dell’Europa
Timori, quelli espressi da Manfredi, cui ha risposto il vice commissario europeo, parlando anche della capacità dimostrata dai Comuni nell’utilizzo delle risorse a disposizione. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha detto – sta producendo effetti positivi in termini di crescita in Europa e nel nostro Paese. Abbiamo messo in campo una revisione degli attuali programmi della politica di coesione. Da settembre, momento nel quale abbiamo chiuso la procedura legislativa con il Parlamento e il Consiglio attendiamo fino a dicembre le proposte da parte degli Stati membri delle regioni che possono rimodulare i loro programmi di coesione individuando cinque nuove priorità su base volontaria, quali energia, casa, acqua, competività e difesa, per poter essere in grado di poter utilizzare, a partire dal 1 gennaio del 2026 e per gli anni successivi, queste risorse con alcuni incentivi molto importanti, anche con un prefinanziamento e con la possibilità anche di avere una proroga della durata del programma della coesione. Questo si incrocia con ciò che accadrà dal 1 gennaio 2028, quando partirà il nuovo Bilancio 2028-2034, strumento in cui ci sono delle scelte molto chiare che proseguono lo sforzo compiuto con la revisione per la politica di coesione, che è quello di individuare maggiori strumenti di semplificazione e di flessibilità per poter affrontare in modo adeguato le sfide da affrontare. Non si può avere nella stagione che viviamo un bilancio rigido pluriennale deciso un anno per i sette successivi con le difficoltà di poterlo muovere. Dobbiamo avere gli strumenti per agire rapidamente in modo efficace e la proposta va in questa direzione”.
“I Comuni – ha aggiunto Fitto – hanno dimostrato una capacità di utilizzare le risorse molto bene. Si tratta di creare una condizione per il loro maggiore protagonismo. Non è un caso che nel regolamento, che accompagna la proposta di Piano nazionale regionale, c’è una norma specifica che indica proprio la necessità di rispettare l’assetto istituzionale di ogni Stato membro. Bisogna cercare di trovare, così come è stato con il Pnrr, ma anche com’è con la politica di coesione, un punto di sintesi per poter utilizzare bene al meglio le risorse. Su questo tema è importante anche segnalare la differenza che c’è tra gli Stati membri in Europa. Alcuni hanno delle regioni, che sono state e sono responsabili di Programmi europei della coesione, altri, invece, non hanno una organizzazione istituzionale dove le regioni hanno un peso e un ruolo diverso”.
Legge di Bilancio 2026: confronto aperto
Altro tema al centro del confronto di Bologna è stato quello sulla Legge di bilancio 2026. Il presidente dell’Anci Manfredi ha messo in evidenza un positivo dialogo tra Governo e Comuni, pur senza nascondere alcune criticità su cui si sta ancora lavorando. “C’è un tessuto dei Comuni – ha affermato – estremamente vivo, presente e desideroso di essere protagonista nella vita pubblica e politica italiana. Lo dimostra questa edizione della nostra assemblea, che ha avuto una partecipazione straordinaria: 20.000 accreditati e più di 5.000 sindaci. Con il Governo c’è stato un confronto franco, leale, a volte anche aspro ma sempre costruttivo. È stata un’occasione per far sentire la voce di tutti i Comuni italiani, le nostre esigenze. Abbiamo avuto anche tante risposte: un segnale molto positivo”.
Tra le priorità su cui l’Anci ritiene sia più urgente intervenire c’è il sociale. “Il tema dei fondi per il welfare – ha spiegato Manfredi – essenzialmente per l’assistenza scolastica agli studenti disabili, che grava fortemente sulle casse dei Comuni. Si tratta di un diritto che deve essere garantito dallo Stato. Oggi più del 50% del welfare di prossimità viene pagato dalle casse dei Comuni con risorse proprie. Questo non è accettabile, perché non dà quella prospettiva per poi garantire servizi equi a tutti i cittadini”.
“Un secondo punto che speriamo di risolvere in questa finanziaria o subito dopo – ha aggiunto – sono i fondi per la sicurezza. Ne abbiamo parlato anche con i ministri Matteo Piantedosi e Giancarlo Giorgetti. C’è poi il grande tema della Polizia municipale e mi auguro che la riforma arrivi a buon fine presto. Abbiamo la necessità di reclutare più agenti, negli ultimi anni ne abbiamo persi 12.000, che non sono stati reintegrati per il blocco del turn over, quindi ci auguriamo che ci sia un fondo straordinario extratetto che consenta le assunzioni per garantire una maggior presidio del territorio. Quella dei tetti al personale è una cosa che grida vendetta, perché ci sono alcune categorie che non possono rientrare nei tetti assunzionali come appunto i vigili urbani o gli educatori degli asili nido. Dobbiamo aprire 150.000 posti nuovi sugli asili nido e non possiamo assumere gli educatori e questa è una cosa incredibile. Forse gli impiegati di concetto, usando questo termine un po’ anni Sessanta, possono essere in parte sostituiti dall’intelligenza artificiale, ma un vigile in mezzo alla strada o un educatore in una scuola o un assistente sociale devono essere in carne e ossa nei territori. Quindi se abbiamo questi limiti assunzionali, come possiamo dare risposte ai cittadini?”.
“Quello che chiediamo sempre – ha concluso il presidente dell’Anci – è più semplificazione nei nostri bilanci. È un paradosso che abbiamo delle risorse e non possiamo spenderle”.
Le rassicurazioni del Governo
E su questo fronte le rassicurazioni arrivate dalla premier Giorgia Meloni fanno ben sperare. “L’Anci – ha affermato la presidente del Consiglio – troverà sempre nel Governo un interlocutore attento, nel merito dei problemi. E il Governo non mancherà mai di riconoscere all’Anci il ruolo che gli è proprio, ovvero quello di cerniera istituzionale e di cinghia di trasmissione delle istanze dei Comuni e dei sindaci. Questo dialogo costante ci ha permesso, in questi anni, di affrontare insieme numerose sfide e di raccogliere risultati significativi. A partire dalla Legge di bilancio per il 2026, che per la prima volta dopo molti anni non prevede nuovi tagli per il comparto degli Enti locali e, anzi, incrementa il fondo per i minori affidati da 100 a 250 milioni di euro, stabilizza il contributo di 60 milioni per i centri estivi, amplia il Fondo perequativo verticale e alleggerisce le rigidità del Fondo crediti di dubbia esigibilità, venendo incontro alle richieste dei Comuni di maggiore flessibilità sulla spesa corrente, pur nel ristretto perimetro dei vincoli europei”.
Ci sono dunque tutte le premesse per facilitare il dialogo istituzionale e trovare soluzioni condivise ai problemi evidenziati. Spetta ora agli attori istituzionali protagonisti rendere concreti tutti i buoni propositi espressi a Bologna in occasione dell’Assemblea nazionale dell’Anci. Perché l’obiettivo di tutti i soggetti coinvolti, dai consiglieri comunali ai sindaci, dai ministri alla presidente del Consiglio e fino ad arrivare ai rappresentanti dell’Ue, non può che essere unico e comune: il benessere dei cittadini.

