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Comuni: senza Bilanci non può esserci un futuro

redazione

Comuni: senza Bilanci non può esserci un futuro

giovedì 14 Ottobre 2021

I sindaci chiedono di ridurre i limiti di spesa legati al Fcde e un intervento finanziario straordinario. Chiesti al Governo nazionali interventi per affrontare una crisi senza pari

PALERMO – L’allarme è arrivato anche dall’Europa, e più precisamente dal Comitato delle Regioni dell’Ue (organo consultivo che rappresenta gli Enti locali e regionali continentali): c’è un buco da 22,8 miliardi nelle casse degli Enti locali italiani lasciato dalla pandemia.

Come emerge da un rapporto diffuso nei giorni scorsi, l’impronta lasciata dal Covid sulle Amministrazioni locali del nostro Paese è pesante: strette tra le maggiori spese da sostenere per far fronte all’emergenza e le mancate entrate dovute alla crisi, la perdita registrata è in termini assoluti la più alta d’Europa dopo la Germania, dove Länder e città hanno segnato un rosso di quasi 112 miliardi.

A livello europeo, il cosiddetto “effetto forbice” per gli Enti locali vale 180 miliardi di euro, pari alla somma delle maggiori spese dovute alla pandemia (125 miliardi) e delle mancate entrate (55 miliardi). Tutto questo, ha avvertito il presidente del Comitato, Apostolos Tzitzikostas, “potrebbe portare a tagliare i servizi pubblici, a meno che non arrivino urgentemente più risorse da fondi Ue e nazionali per sostenere progetti e programmi locali”.

L’allarme interessa tutta l’Unione: se le casse delle amministrazioni italiane, che rischiano un buco di 23 miliardi di euro, hanno perso circa il 9% delle entrate, in termini relativi le perdite maggiori si sono registrate a Cipro (25%), Bulgaria e Germania (15%). Mentre le più basse in Romania, Danimarca, Grecia, Ungheria ed Estonia (non oltre il 2%).

Un quadro a dir poco preoccupante, che arriva a essere ancora più drammatico in una realtà come quella siciliana, in cui le condizioni pre Coronavirus erano già delicate, con un centinaio di Enti locali tra situazioni di dissesto e pre dissesto. Poi è arrivata la pandemia e lo scenario è diventato gravissimo.

Anche per questo il Consiglio regionale dell’Anci Sicilia, l’Associazione che riunisce i Comuni Siciliani – aperto alla partecipazione di tutti i sindaci e alla deputazione parlamentare nazionale eletta in Sicilia – è stato convocato, con procedura d’urgenza, per domani mattina alle ore 12, per discutere delle possibili soluzioni alla gravissima crisi economico-finanziaria in cui versano i Municipi dell’Isola.

La questione è stata affrontata già la scorsa settimana, nel corso di un tesissimo incontro del Consiglio regionale dell’associazione in cui è emersa, come evidenziata dall’Anci Sicilia “la difficile situazione economico-finanziaria di centinaia di Comuni siciliani, la cui quasi totalità non ha ancora approvato i Bilanci di previsione 2021-2023 e il Rendiconto di gestione 2020. Tra i pochi che li hanno approvati molti lo hanno fatto perché erano tenuti a bilanci vincolati dal dissesto e dal piano di riequilibrio. Tale situazione, da alcuni decenni, è drasticamente aggravata dalla mancata attuazione dello Statuto siciliano in materia finanziaria e dalla mancata applicazione del federalismo fiscale e dell’armonizzazione contabile, che hanno fatto venir meno l’intervento perequativo dello Stato, previsto in altre regioni italiane”.

Tutto, adesso, è legato a una fondamentale interlocuzione con il Governo regionale e nazionale. E su questo fronte, si intravedono spiragli positivi. “Sembra che ci sia – hanno sottolineato dall’Anci – per la prima volta dopo settant’anni, la volontà di attuare la specialità dello Statuto siciliano. Infatti la Commissione Paritetica ha recentemente riconosciuto la necessità di interventi finanziari in favore Comuni siciliani entro il 30 novembre dell’anno in corso, al fine di consentire agli stessi di recepire nei bilanci le modifiche che dovranno intervenire nel corrente anno ai fini della loro presa d’atto nei bilanci annuali”.

I riferimenti dell’Associazione dei Comuni siciliani sono anche al 3 agosto scorso, quando in occasione della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie locali, alla presenza del Governo nazionale, del Governo regionale e dell’Anci Sicilia, è stato affermato l’intento di voler avviare un percorso normativo che rispettasse la specialità prevista dallo Statuto della Regione Siciliana”.

Ecco dunque che gli Enti locali dell’Isola sono tornati a sollecitare la convocazione di questo tavolo per definire i contenuti che possano essere oggetto delle deliberazioni della Commissione paritetica e che possano essere oggetto di norme di carattere nazionale. Tra le soluzioni proposte dai sindaci vi sono la drastica riduzione, almeno per un periodo triennale, dei limiti di spesa legati al Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde) in termini e modalità da concordare con il Governo; e un intervento finanziario straordinario, da parte del Governo nazionale, finalizzato a compensare le problematiche della mancata attuazione del Federalismo fiscale e dell’armonizzazione contabile.

Se non si interverrà rapidamente, come sottolineato dall’Anci, duecento Comuni, oltre la metà di quelli presenti in Sicilia, rischiano di essere commissariati per la mancata approvazione del Bilancio. Anche se, come sottolineato ancora dall’Associazione degli Enti locali dell’Isola, “non potrà che registrarsi l’impossibilità di approvare i Bilanci anche da parte dei commissari straordinari”. A quel punto, ci si troverebbe di fronte a uno scenario mai visto prima, con l’impossibilità di chiudere i conti e di assicurare ai cittadini i servizi essenziali. Un’eventualità che si sta cercando in tutti i modi di evitare, tentando di uscire da quella che ormai è ufficialmente una crisi senza precedenti.

Anni di politiche clientelari hanno prodotto una gravissima carenza di professionalità

Servirebbero 3.500 esperti in Urbanistica e Lavori pubblici. Pnrr in pericolo

PALERMO – C’è un altro grave problema che affligge ormai da tempo – ne abbiamo scritto più volte anche sulle pagine del nostro quotidiano – i Comuni della Sicilia: una grave carenza di professionalità che adesso, con l’arrivo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rischia di creare un ulteriore danno a un sistema già claudicante.

Anni di politica clientelare, infatti, hanno riempito le Amministrazioni locali di dipendenti senza specifiche competenze, lasciando gli uffici sguarniti di figure essenziali per il buon funzionamento della macchina burocratica. In passato a questo problema si è spesso ovviato con le ben note consulenze esterne, ma con i sempre più stringenti limiti di spesa imposti ai Comuni, queste si sono sensibilmente ridotte, costringendo i Municipi a dover contare esclusivamente sulle risorse interne. Risorse ampie sul piano quantitativo, ma come detto carenti dal punto di vista qualitativo.

È stata sempre l’Anci, qualche giorno fa, a fotografare una situazione in cui i numeri parlano più di ogni altra cosa: “in base alle dotazioni in pianta organica i posti vacanti sono circa quindicimila”.

Nel dettaglio, stando a uno studio realizzato proprio dall’Associazione dei Comuni, nell’Area amministrativa, Demografica, Affari generali e ausiliari e Statistica risultano quasi cinquemila figure professionali mancanti; 3.679 sono quelle che servirebbero nelle varie Aree Tecnica, Lavori pubblici, Urbanistica, Manutentiva; quasi 3.500  quelli che servirebbero nell’Area Vigilanza e Polizia municipale.

“I dati presentati – hanno commentato il presidente e il segretario generale dell’Associazione dei Comuni siciliani, rispettivamente Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano – sono stati inoltrati all’Anci nazionale e al ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Definiscono un quadro preoccupante in cui la precarietà di carattere finanziario e amministrativo in cui versano gli Enti locali incide sulle carenze in organico, impedendo di fatto nuove assunzioni e rendendo sempre più difficile assicurare i servizi essenziali alla comunità. I Comuni dell’Isola, come abbiamo più volte denunciato, in assenza di personale adeguato e specializzato, rischiano di non poter sfruttare le fondamentali occasioni di sviluppo offerte dal Pnrr”.

“Di fronte a questo quadro preoccupante – ha concluso il presidente Orlando – ci auguriamo che vengano assunte le conseguenti modifiche legislative”.

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