Comuni turistici, alla Sicilia restano solo potenzialità e rimpianti

Comuni turistici, i migliori sono nel Nord Italia alla Sicilia restano solo potenzialità e rimpianti

Comuni turistici, i migliori sono nel Nord Italia alla Sicilia restano solo potenzialità e rimpianti

mercoledì 30 Agosto 2023

Sole e mare non bastano più: è necessario proporre un’offerta completa e variegata che incuriosisca i visitatori

PALERMO – I Comuni siciliani di turismo non “campano”. Nonostante l’enorme potenziale dell’Isola, tra i primi cento Comuni che apportano la maggiore quantità di ricchezza nazionale nel turismo quelli siciliani sono appena cinque: Palermo (15° posto), Catania (27°), Siracusa (35°), Taormina (45°) e Cefalù (63°).

A decretarlo è l’ultimo report “La ricchezza dei Comuni turistici” realizzato da Sociometrika, che ha esplorato il fenomeno del turismo calcolando il “valore aggiunto turistico comunale”. Si tratta, in sostanza, di un conteggio fondato sul calcolo delle presenze turistiche, ufficiali e “sommerse”, e sul “conto satellite del turismo” realizzato dall’Istat.

Quest’ultimo dato bypassa un problema logistico dovuto alla mancanza, nella contabilità nazionale, di una voce “turismo” propriamente detta: nelle statistiche di settore sono infatti computate solo la parte alberghi e ristorazione e quella relativa alle agenzie di viaggio.

In sostanza, non c’è un calcolo onnicomprensivo che dia conto della dimensione economica generale che il fenomeno induce oltre questi tre settori. Siccome molte spese “turistiche” non hanno un elemento caratteristico ma, tuttavia, esistono e bisogna tenerne conto perché non ci sarebbero in assenza del fenomeno turistico, è stata adottata la soluzione del calcolo del “conto satellite”, che consiste nell’aggiungere alla componente già computata dalle statistiche di settore (alberghi, ristorazione e agenzie di viaggio) la quota-parte attribuibile al turismo nei settori “non caratteristici” (trasporti, servizi ospitali e culturali di vario tipo, servizi legati alle attrazioni come noleggi o guide, ecc…).

Dei 8.092 Comuni sparsi nel territorio nazionale, quelli valutati dall’Istat come turistici, ovvero che abbiano una qualche attività turistica, cioè abbiano un minimo di ospitalità imprenditoriale, sono 3.625, pari al 44,7% del totale. Quasi un Comune su due quindi è considerato oggettivamente come presente sul mercato turistico. L’analisi condotta dalla società Sociometrika si concentra sui primi 500 per numero di presenze turistiche, che raccolgono insieme l’82,3% del totale nazionale.

Secondo i dati Istat nel 2022 si è arrivati a registrare 412 milioni di presenze turistiche in ogni tipo di esercizio alberghiero ed extra-alberghiero, pari al 94,3% del 2019. Con questo risultato si è quindi quasi completamente recuperato quanto registrato nell’anno record del turismo italiano (il 2019, appunto), record che potrebbe essere battuto nel 2023, almeno guardando all’andamento dei primi cinque mesi dell’anno (gennaio – maggio): si registra infatti un incremento dei flussi turistici ufficiali rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente del 15,5 per cento.

L’indagine non si ferma ai dati ufficiali, ma tiene conto anche del “turismo sommerso”, vale a dire il numero delle presenze turistiche solitamente ospitate nell’offerta di affitti brevi nelle residenze civili, stimato da Sociometrika in 101 milioni di presenze che non sono registrate nelle statistiche ufficiali. Aggiungendo tale cifra al numero di presenze “ufficiali”, il reale movimento turistico in Italia del 2022 sarebbe di 513 milioni di presenze.

Nella classifica stilata da Sociometrika, balza subito all’occhio l’assenza in top 100 di svariate mete turistiche celebri siciliane: Agrigento (futura Capitale italiana della Cultura), Lampedusa, Favignana, Pantelleria, Salina, Monreale per citarne alcune. Come anticipato sopra, sono solo cinque le siciliane presenti in classifica e nessuna di esse si piazza nelle prime dieci posizioni.

Per trovare il primo Comune isolano bisogna infatti scorrere fino alla 15^ posizione, dove troviamo Palermo che ha prodotto un valore aggiunto di 815 milioni di euro e che, a onor del vero, rientra tra le destinazioni turistiche cresciute maggiormente: dall’1,43 milioni di presenze turistiche del 2014 è passata a 1,65 milioni lo scorso anno, con un aumento del 15,5 per cento. Seguono Catania (27^, con un valore aggiunto di 466 milioni), Siracusa (35^; 389 milioni), Taormina (45^; 326 milioni) e Cefalù (63^; 280 milioni).

“La considerazione che viene naturale dallo scorrere le prime venti posizioni – è evidenziato nel report – è la progressiva conquista della classifica da parte delle città. Vogliamo chiamarle città d’arte, perché ci facilita la comprensione, ma si potrebbe dire delle città che hanno a disposizione una gamma ampia di possibilità: l’offerta culturale con i Musei, ma anche altri tipi di attrazione, gli eventi, lo sport, la musica, la qualità dello shopping, l’opportunità per viaggi di lavoro, per la formazione e così via; questo insieme di opportunità, che talvolta comprendono anche il mare e la balneazione tende a soppiantare le destinazioni puramente balneari”.

Il sole e il mare non bastano più: è su un’offerta sempre più variegata che i nostri Comuni devono puntare per far decollare – finalmente – il turismo.

La priorità di Agrigento: trattenere i viaggiatori mordi e fuggi

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Franco Miccichè sindaco Agrigento

AGRIGENTO – Tra i territori dallo straordinario potenziale turistico c’è di certo la Città dei Templi, scelta come Capitale italiana della cultura per il 2025. Un appuntamento che promette di rilanciare la crescita turistica non soltanto del capoluogo ma di tutta la provincia. Per comprendere le strategie adottate finora e soprattutto quelle avviate in ottica 2025, abbiamo intervistato il sindaco Franco Micciché.

Sindaco Micciché, nel report La ricchezza dei Comuni turistici realizzato da Sociometrika, nonostante l’enorme patrimonio storico-culturale Agrigento non è rientrata nella classifica dei primi 100 comuni per valore aggiunto turistico, vale a dire i centri che contribuiscono maggiormente a creare ricchezza grazie al settore turistico. Perché secondo lei?
“Per rispondere alla sua domanda credo che dobbiamo riportare alcuni dati che ci permettono di poter capire il perché di tale mancato inserimento. Il turismo nel comune di Agrigento ha registrato nel 2019, ultimo dato non influenzato dagli stravolgimenti dovuti dalla pandemia, 394.191 arrivi (+23,5 % rispetto al 2018), 1.129.897 presenze (+12, 1% rispetto al 2018). La crescita dei visitatori ospitati nei complessi agrigentini non è stata supportata da un comportamento analogo dei pernottamenti che, seppure in espansione, ha mostrato minore intensità, causando in tal modo un decremento della permanenza media, come dimostrano i dati dell’Osservatorio del Turismo Regione Sicilia su rielaborazione Istat. Il valore misurato riflette una delle criticità del nostro territorio che è caratterizzato da un turismo mordi e fuggi ovvero dalla presenza di visitatori che arrivano in città visitano i nostri grandi attrattori come la Valle dei Templi ma che non pernottano nel nostro territorio e quindi non si produce ricchezza”.

La sua città sarà la Capitale della cultura 2025: un’occasione importante anche per il comparto turistico. Come si sta preparando Agrigento per sfruttare al meglio questa opportunità?
“Il titolo di Capitale Italiana della Cultura è un riconoscimento importante e un’opportunità per la nostra città anche per quanto riguarda la ripresa turistica del nostro territorio. Non a caso parlo di territorio perché l’area di candidatura copre quasi tutta la provincia e l’Isola di Lampedusa. Stiamo migliorando il coordinamento tra la rete di Comuni e attraverso l’offerta turistica e culturale esistente. Accanto alla visita alla Valle dei Templi vogliamo proporre l’esperienza di entrare in contatto con gli abitanti del nostro territorio e la nostra comunità fatta di persone. Vogliamo proporre un modello di turismo esperienziale e relazionale sempre più incentrato sulla relazione che si instaura tra il visitatore e gli abitanti del posto. Quello che immaginiamo è che chi ci verrà a trovare possa diventare un abitante temporaneo dei nostri luoghi. I turisti di tutto il mondo potranno incontrare gli artisti che alla Farm di Favara lavorano con le donne e i bambini delle comunità locali. Potranno sentire l’eco delle campane di Burgio, avranno il cuore colpo del rosso del corallo di Sciacca e assolati dalla Visita della Valle dei Templi potranno trovare ristoro tra le acque della Scala dei Turchi per immergersi alla scoperta dell’Isola Ferdinandea davanti alle coste agrigentine”.

Al di là del prestigioso titolo che la città ricoprirà, sta già pensando iniziative per rilanciare il turismo anche prima del 2025?
“Il percorso di avvicinamento a Agrigento Capitale della cultura 2025 è già partito. Grazie al titolo, infatti, la nostra città ha avuto sin da subito un importante effetto mediatico. I passaggi sulle più importanti reti televisive nazionali e gli articoli sulle principali testate sono un primo tangibile effetto del riconoscimento. Tutto ciò ha permesso di accendere un riflettore sulla nostra città e sugli eventi culturali che da decenni si producono in città. Il 2024 sarà un anno di test e tutti gli eventi culturali in programma anticiperanno il concept del 2025. Credo fortemente in una importante campagna di comunicazione e promozione che dovrà realizzarsi nel 2024. Abbiamo avuto diversi incontri e abbiamo anche immaginato a un programma di promozione da attuarsi attraverso la rete degli istituti italiani di cultura all’estero”.

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