Comunicazione, crolla al 50,8% occupazione femminile nel settore - QdS

Comunicazione, crolla al 50,8% occupazione femminile nel settore

redazione

Comunicazione, crolla al 50,8% occupazione femminile nel settore

sabato 22 Gennaio 2022

Indagine di Una e Almed università Cattolica su campione di 172 imprese. Cresce la presenza dei giovani (+31%) che puntano alla flessibilità

ROMA – Il comparto italiano della comunicazione si conferma come un settore che occupa i giovani, con un incremento del 31% sulla media nazionale che si attesta al 21%, e che punta sulla flessibilità, con lo smartworking che è entrato a far parte di un nuovo modo di lavorare per tante aziende, anche se non tutte. Ma anche in questo settore si conferma la flessione dell’occupazione femminile, crollata al 50,3% di occupati donne contro il 65% del 2020, e la difficoltà dell’accesso del mondo femminile alle posizioni apicali.

Sono questi alcuni risultati del rapporto che monitora il mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana elaborato da Una, Aziende della comunicazione unite, e Almed, Alta Scuola in Comunicazione, Media e Spettacolo, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’analisi tiene conto delle rilevazioni effettuate su un campione di 172 imprese di comunicazione attive negli ambiti della consulenza creativo-strategica, della realizzazione e produzione e della pianificazione media e delle pubbliche relazioni. Milano si conferma la capitale della comunicazione con oltre il 50% delle imprese del campione. E il 25,2% delle società italiane indipendenti ha più di una sede in Italia. I giovani tra i 15-34 anni rappresentano il 53,1% del totale degli occupati nelle società del campione. Il 31,9% in più rispetto alla media nazionale.

I dipendenti delle società del campione sono per il 50,3% donne e per il 49,7% uomini. E a fronte di un 41,8% di donne in ingresso il rapporto registra un 58,4% di donne in uscita. Inoltre il board delle società è costituito nel complesso dal 64,2% uomini e 35,8% donne.
Solo in 26 società su 100 c’è almeno un dipendente straniero, mentre in due società su 100 ci sono più di 20 lavoratori stranieri e fanno tutte parte di grandi imprese e network internazionali.

Fra le società interpellate il 67,79% dichiara di aver fatto ricorso nel 2020 alla Cassa Integrazione Covid, mentre il 32,21% dichiara di non averla utilizzata. Solo il 7,5% ha fatto ricorso alla cig prima dell’emergenza Covid. Infine l’81,6% delle imprese dichiara di aver attivato lo smartworking da 1 a 10 mesi nel corso del 2020 e il 14,5% non prevede di mantenerlo.

“Monitorare l’evoluzione delle professioni della comunicazione è fondamentale per un’Alta Scuola come Almed che si propone di preparare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”, spiega Nicoletta Vittadini, direttore del Master in Digital Communications Specialist. “La ricerca svolta con Una ci ha permesso di comprendere l’impatto della pandemia sull’organizzazione del lavoro. Ad esempio molte imprese hanno indicato nella riorganizzazione del lavoro per obiettivi un valore aggiunto dell’esperienza di smartworking. Questa evoluzione si accompagna alla richiesta di nuove competenze”.

Marianna Ghirlanda, ceo di Dlvbbdo e presidente del Centro studi Una, “la pandemia rappresenta un punto di grande discontinuità, se da un lato ha accelerato i processi di trasformazione già in corso, come digitalizzazione e diffusione del lavoro agile, dall’altro ha contribuito a evidenziare tematiche importanti come i gender gap. Diventa fondamentale per noi come associazione non solo monitorare il mercato, rilevarne le principali tendenze ma anche suggerire misure correttive e azioni per migliorare la industry, incentivare l’ingresso e la crescita dei giovani in questo settore e migliorare le distorsioni ancora in atto”.

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