Comunione e liberazione - QdS

Comunione e liberazione

Pino Grimaldi

Comunione e liberazione

sabato 01 Giugno 2019

Durante i moti di Milano nel 1948, Giancarlo Pajetta, leader del Partito comunista, grondante sudore ed orgoglio, telefona a Togliatti che se ne stava, comme d’habitude, a Roma, dicendogli: “Capo, abbiamo occupato Palazzo Marino!”. E dall’altro capo “il migliore” politico vero aduso al Kremlino dal quale tra i pochissimi ne era uscito vivo e con credibilità enorme, rispose: “Bene, ed ora che te ne fai?”
Da chiedere a Salvini, vincitore di fatto delle elezioni europee, mostratosi con in mano il cartello “1° partito in Italia”.

Allo stato attuale, il suo 34,3% gli serve solo a mostrare muscoli. Ma non sul ring (Parlamento italiano) con l’avversario ko. Ma in un’ una arena – la Nazione – per averne meritati applausi e spavaldeggiare: nulla di più.
Il presunto gruppo parlamentare europeo – tutto da creare – può contare ad esser generosi 80-90 seggi su 753, pari all’11-12%, isolato da tutti gli altri partiti che hanno già studiato e forse concordato alleanze per avere maggioranze ed essere in grado di piazzare le cinque cariche più importanti dell’Eu.

In Italia la sua ottima affermazione vale quanto il due di coppe quando la briscola è ad oro: nel Parlamento peninsulare egli vale il 17,4%, conquistato il 4 marzo dell’anno scorso, con peso conseguente in Consiglio dei ministri ed altrettanto nelle espressioni della maggioranza.
E colà nulla è cambiato; soprattutto dicendo (e non ricattando dunque) che egli è uomo di parola e che la legislatura durerà altri quattro anni senza che pretenda nulla in più di quanto già non abbia.

All’estero viene da “Time” indicato – unico Italiano – tra le 100 personalità più influenti del mondo, ma non tale nel suo Paese dove se vuol fare qualcosa ha un solo modo: uscire dal governo, sperare che il Quirinale si accorga che non v’è più la maggioranza precedente ed indica nuove elezioni. Ovviamente dopo approvazione della Finanziaria.

Oppure dichiarare di non volere più stare dentro il contratto, accettare o chiedere i voti di Fratelli d’Italia e Forza Italia – con Cavaliere a Strasburgo quieto e buono – ed avere (e c’è) una maggioranza tutta di destra e, da premier – posizione che nessuno gli contesta – metter mano ad un programma di diverso colore. Ma tanto facendo verrebbe meno a quanto predica – è il caso di dire- da tre mesi “Sono uomo di parola, mantengo i mie impegni ,la legislatura giungerà al termine naturale”.

Della due, una: o è veramente ligio alla parola data e masochisticamente soffre ogni giorno con poche possibilità di fare ciò che vuole o da politico – e lo è, nulla questio – butta a mare la parola data con una qualsiasi scusa, crea ciò che gli elettori hanno indicato vorrebbero (condizionale perché si è votato per ben altro) e ricco di Regioni, Capoluoghi e Borghi della profonda provincia, butta alle ortiche la “legislatura del popolo” ed inaugura una nuova stagione: senza soldi sì, ma con la faccia del patriota che bada, come ama dire, a “Prima l’Italia”.
Della serie: contrizione e poi comunione purificatrice e liberazione dall’alleato.
In fondo Roma val bene una Messa. In suffragio del contratto.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017