La sentenza del Consiglio di Stato stabilisce la disapplicazione della proroga al 31 dicembre 2024. Le opposizioni puntano il dito contro la mappatura “sbugiardata”. Maggioranza sulle barricate
ROMA – Ulteriore colpo di scena nella interminabile saga, tutta italiana, sulle concessioni balneari. Con sentenza 3940/2024, emanata lo scorso 12 marzo e pubblicata nella giornata del 30 aprile, la VII sezione del Consiglio di Stato ha confermato la scadenza a fine 2023.
Concessioni balneari, scadenza confermata al 2023
Le spiagge sono una risorsa “sicuramente scarsa” e la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023 deve essere rispettata, e dunque vanno disapplicate le proroghe alla fine del 2024 prevista dal c.d. decreto Milleproroghe 2022. Per questo “dando applicazione alla sentenza della Corte di Giustizia Ue” si deve “dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”.
Immediate le reazioni sia da parte di chi invoca l’applicazione della direttiva europea sia di quanti, invece, la ritengono non applicabile alla realtà italiana. Particolarmente critico il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega, che ha dichiarato “Il Consiglio di Stato ha qualche problema con le misure, sia delle coste italiane che delle proprie competenze. Esiste una legge dello Stato che proroga al 31/12/2024 le concessioni balneari e, dato che il potere legislativo spetta al Parlamento, la magistratura deve far rispettare quella legge, non boicottarla” anche perché “il governo ha effettuato una rigorosa mappatura delle coste e, a partire da quei numeri, ha avviato un confronto con Bruxelles per giungere a un’intesa che, nelle nostre intenzioni, deve salvaguardare pienamente i concessionari attuali”.
Di avviso opposto, il segretario di +Europa Riccardo Magi ha dichiarato che “il Consiglio di Stato ha detto ciò che è sotto gli occhi di tutti ma che il Governo continua a ignorare: le spiagge in Italia non sono risorse scarse e le gare per l’assegnazione vanno fatte subito” e che “la famosa mappatura è solo una presa in giro e un tentativo maldestro di aggirare le norme europee per favorire la lobby dei Balneari tanto cara ai partiti di maggioranza”.
Gli fa eco il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, che dichiara “Oggi con la sentenza n. 03940/2024 della VII sezione del Consiglio di Stato viene sbugiardato il lavoro di mappatura delle spiagge del governo Meloni che aveva allungato le spiagge italiane di 3 mila km portandole da 8.000 a 11.000 km. solo per dimostrare che le spiagge italiane sono un bene disponibile e quindi non mandare a gara le attuali concessioni demaniali. La sentenza stabilisce non solo che è illegittimo prorogare le concessioni demaniali marittime, ma anche che le spiagge sono una risorsa scarsa. Contrariamente a quanto definito dalla mappatura del governo. Il gioco truffaldino è stato svelato anche da un tribunale”.
Un attacco alla sentenza del Consiglio di Stato arriva dai presidenti di Assobalneari aderente a Federturismo Confindustria e La Base Balneare con Donnedamare che, congiuntamente, dichiarano “Assistiamo alla pubblicazione di due sentenze del Consiglio di Stato in contrasto tra loro: una impedisce temporaneamente la messa a gara delle concessioni balneari e rimanda alla Corte di Giustizia Europea ogni decisione, l’altra invece obbliga i comuni a indire subito le gare. Poche idee e ben confuse” perché questa sentenza “avrà effetti devastanti sull’occupazione mettendo a rischio l’intero settore che arriva ad occupare fino a 300mila lavoratori, in gran parte già assunti, per la stagione” e che “In tutti i casi in cui sono state indette le gare nelle località turistiche, si è assistito a rincari dei prezzi dei servizi in spiaggia anche del 50%, e questo senza creare aumenti nelle entrate per lo Stato. Auspichiamo che il Governo adotti con urgenza un provvedimento legislativo per tutelare oltre 30 mila imprese e correggere questa interpretazione errata dei giudici amministrativi”.
Il capogruppo Dem nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca, ha dichiarato che “alla luce dell’ennesima sentenza del Consiglio di Stato che va in direzione differente rispetto alla propaganda della destra, con una procedura d’infrazione europea in atto, Meloni la smetta con la farsa messa in piedi finora” e invita il Governo “a emanare norme e criteri di indirizzo chiari per consentire l’avvio delle procedure di evidenza pubblica finalizzate al rilascio dei nuovi provvedimenti concessori, rimuovendo l’incertezza giuridica e la confusione che penalizza i cittadini italiani, i tantissimi operatori di questo settore così importante da un punto di vista economico ed occupazionale, e grava oggi pericolosamente sulle amministrazioni concedenti”.
In una nota Pietro Borsari, della direzione Radicali Italiani ha dichiarato che “Il Consiglio di Stato ha parlato: le spiagge italiane sono risorse scarse, l’ultima data valida per la proroga delle concessioni è quella del 31 dicembre 2023. Ora serve fare le gare per l’assegnazione delle concessioni balneari”. “Sulla vicenda balneari il Governo Meloni è stato smentito due volte: la recente sentenza del Consiglio di Stato, infatti, conferma ancora una volta non solo che la risorsa spiaggia è scarsa ma anche che sulle concessioni demaniali l’unica strada possibile è quella delle gare”, ha commentato la deputata all’Assemblea regionale siciliana del M5S, Jose Marano.
Nel frattempo, a Jesolo, è stata concessa l’anticipata occupazione corrispondente allo stabilimento balneare Marconi, la cui gestione è stata aggiudicata, sulla base di un bando di gara, dalla Sebi srl dell’imprenditore jesolano Alessandro Iguadala. I concessionari uscenti hanno iniziato i lavori di sgombero di tutto il materiale per consentire al subentrante di procedere all’allestimento per la nuova stagione balneare che, tempo permettendo, è oramai alle porte.