Ambiente

Concessioni balneari, sindaci chiamati a raccolta per la difesa delle spiagge libere

PALERMO – Il tentativo del Governo Meloni di tutelare gli stabilimenti balneari dalle inevitabili gare che ci chiede l’Europa, in virtù della Direttiva Bolkestein, fa leva su una “toppa” che è persino peggiore del buco, ovvero privatizzare ogni centrimetro di spiaggia rimasto libero in questo Paese. L’ormai celeberrima “mappatura”, la foglia di fico con la quale si sta cercando in tutti i modi di salvare capre e cavoli, è servita per dimostrare (includendo la qualunque, porti, aree industriali e persino zone protette) che nel nostro Paese c’è una distesa enorme di coste da concedere al miglior offerente: addirittura il 67% del litorale italiano sarebbe disponibile.

Concessioni balneari, la “pensata” del Governo

Questo sarebbe più che sufficiente, secondo la “pensata” del Governo, per eludere la Bolkestein il cui comma 1 dell’art.15, recita “Qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza e preveda, in particolare, un’adeguata pubblicità dell’avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento”, dimostrando che non c’è scarsità di risorse naturali.

Significherebbe privatizzare tutte le spiagge

Un “cavillo” che però non convince, prima di tutto perché significherebbe privatizzare tutte le spiagge, anche quelle ad oggi “libere” che per molti cittadini rappresentano, ancora di più in tempi di inflazione, l’unica possibilità per godersi il mare (oltre a rappresentare una ulteriore aggressione al paesaggio italiano già provato da decenni di speculazione). Una soluzione che peraltro creerebbe contenziosi con Comuni e Regioni (la competenza in ordine alla gestione del demanio marittimo rientra nell’ambito della legislazione concorrente fra Stato e regioni) che hanno norme locali sulla quantità minima di spiagge da mantenere libere che non possono essere violate, soprattutto nelle zone dove la percentuale di concessioni è già molto alta.

Ali (Autonomie locali italiane) lancia una campagna a difesa delle spiagge libere italiane

Contro questo tentativo di estendere ad libitum gli oboli richiesti per accedere a un bene pubblico, Ali (Autonomie locali italiane) ha deciso di lanciare una campagna a difesa delle spiagge libere italiane. “Come tutti sappiamo, esiste una direttiva europea, la Bolkestein, che chiede ai Paesi membri di mettere a bando le concessioni degli stabilimenti balneari periodicamente. I partiti che sono al governo del nostro Paese si sono opposti a questa impostazione e hanno continuato a rinviare ogni decisione o atto formale, nonostante le numerose sentenze che impongono all’Italia di mettere a gara tratti di litorale che non sono proprietà privata, ma sono dello Stato”, spiega Matteo Ricci, presidente nazionale di Ali e sindaco di Pesaro.

“Nel frattempo, dinanzi ad una situazione di incertezza, gli investimenti si sono bloccati. Oggi il Governo vorrebbe addirittura mettere in concessione un numero ulteriore spiagge per dimostrare all’Unione europea uno spazio utile a garantire la concorrenza. Siamo di fronte a un fatto gravissimo, che porterebbe alla privatizzazione delle spiagge libere e comporterebbe seri danni di natura ambientale e sociale per i nostri territori – prosegue Ricci -. Le spiagge pubbliche vanno al contrario tutelate e aumentate quelle fruibili e attrezzate. Per le concessioni balneari vanno premiate la sostenibilità ambientale, l’innovazione e la qualità, con attenzione per le attività, con bandi che riconoscano le professionalità acquisite, evitino i monopoli e prevedano quando è giusto indennizzi ai concessionari esclusi. Al disegno del governo ci opporremo con forza e dunque diciamo ‘Giù le mani dalle spiagge libere’”, conclude Ricci.

La campagna che lancia Ali vuole unire il fronte dei Comuni e dei territori in difesa delle spiagge pubbliche contro un’ulteriore privatizzazione. I Comuni che aderiscono alla campagna approveranno nei prossimi giorni un ordine del giorno che chiede formalmente al Governo di procedere con la messa a bando delle concessioni balneari già esistenti, così come indicato dall’Europa, senza toccare le spiagge libere. I Comuni, inoltre, si impegneranno a redigere un Piano comunale delle coste (Pcc), coordinato con la pianificazione regionale, che, in coerenza con gli obiettivi di contrastare gli impatti dei cambiamenti climatici, garantisca e ampli la fruibilità pubblica per i cittadini residenti e i turisti.