Consiglio di Stato Italia: “Ora Bolkestein” - QdS

Consiglio di Stato Italia: “Ora Bolkestein”

Carlo Alberto Tregua

Consiglio di Stato Italia: “Ora Bolkestein”

martedì 21 Marzo 2023

Fine dei privilegi

Flavio Briatore, noto imprenditore e titolare di concessioni balneari, più conosciuto per avere fondato il Billionaire, intervenendo sul tema ha sbottato: “È vero, paghiamo troppo poco”.
È questa la verità. I concessionari dei lidi balneari pagano troppo poco. La paura di partecipare alle gare è conseguente a quella di perdere questo privilegio. Infatti le gare internazionali consentono di assegnare tali concessioni a imprese o gruppi di imprese che in una pubblica gara pagano canoni superiori, ma comunque abbondantemente all’interno di conti economici positivi, perché diversamente non li pagherebbero.

Com’è noto, la trasparenza nell’assegnazione delle concessioni, e in genere nelle gare d’appalto, conseguenza della concorrenza, è una sana attività a tutela dell’interesse generale dei/delle cittadini/e, che attraverso essa pagano di meno i servizi o i prodotti, di migliore qualità. Trasparenza e concorrenza: comportamenti virtuosi.

Dopo i moniti dell’Unione europea ai nostri Governi, che hanno subdolamente rinviato di continuo l’applicazione della Direttiva Bolkestein, è intervenuto, con grande vigore e crediamo in via definitiva, il Consiglio di Stato, il quale ha detto che non è più consentita la proroga delle attuali concessioni, le quali debbono essere messe in gara, appunto secondo la richiamata Direttiva.

Se il Governo non provvedesse immediatamente alle sentenze del Consiglio di Stato, si verificherebbe un fatto pericoloso: all’eventuale aspirante a ottenere una concessione, rivolgendosi prima al Tar e poi allo stesso Consiglio di Stato, verrebbero riconosciute le sue ragioni e proprio lo Stato dovrebbe non soltanto pagare le spese di giudizio, ma si vedrebbe costretto a procedere alla messa in gara delle stesse.

Con l’intervento della massima Magistratura amministrativa diventa impossibile anche per questo Governo tutelare privilegi che non hanno più ragione di esistere, almeno per quanto riguarda le concessioni balneari.

Questo dovrebbe servire da monito per gli altri settori privilegiati – più volte da noi elencati e di cui vi diamo ulteriori informazioni – ove i precedenti Governi hanno impedito la concorrenza.
Il secondo settore privilegiato è quello dei tassisti, ove esiste da sempre il mercimonio delle licenze.
Ora, sembra del tutto illegittimo che una concessione pubblica, quale quella è del servizio di taxi, possa essere oggetto di compravendita e affidata ad azioni speculative. Ogni concessione ha una scadenza: quando arriva può essere rinnovata o avere termine definitivamente, ma mai venduta ad altri come ora accade.
Se ciò si verifica, evidentemente è stato trovato qualche espediente legale per consentirlo, ma resta il fatto che si tratta di un espediente e non di un normale funzionamento di un settore delicato quale è quello del pubblico servizio dei trasporti.
Come risolvere la questione? Con l’azzeramento di tutte le concessioni, previo rimborso da parte dei Comuni agli attuali tassisti di quanto sborsato e, successivamente, con l’assegnazione di tutte le licenze in regime di concorrenza e trasparenza, con il vincolo che esse non possano mai essere cedute ad altri.

Il terzo settore dove vi sono privilegi contro concorrenza e trasparenza è quello dei servizi pubblici, cosiddetti in house. Ne abbiamo già scritto e lo ripetiamo per memoria.
Gli enti pubblici costituiscono delle società di cui detengono per intero o la maggioranza del capitale sociale e ad esse affidano i propri servizi senza alcuna gara, cui potrebbero partecipare altre società, magari più efficienti, con migliore qualità e prezzi più bassi per i/le cittadini/e.

Perché gli Enti pubblici costituiscono tali società? Per una ragione eminentemente clientelare. Possono così nominare Consigli di amministrazione, revisori dei conti, possono gestire assunzioni di centinaia o migliaia di dipendenti, nominare dirigenti e così via. Ovviamente tutti “amici”, che poi saranno chiamati al loro “dovere” di compensare il favore ricevuto rendendo altri favori fra cui il voto.
La questione è nota: questo giornale ne scrive da decenni. Desta meraviglia come mai la stampa non se ne occupi, dimenticando che la sua funzione è quella di tutelare i/le cittadini/e e non chi gode dei privilegi.

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