Concorrenza e concessioni: Italia e Sicilia "fuori" dalle norme Ue

Concorrenza, l’Italia e la Sicilia “fuori” dall’Ue ma le proroghe “non vanno applicate dalla Pa”

Concorrenza, l’Italia e la Sicilia “fuori” dall’Ue ma le proroghe “non vanno applicate dalla Pa”

Roberto Greco  |
giovedì 04 Gennaio 2024

Le disposizioni del Governo e la proroga della Regione sarebbero inefficaci secondo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato. Attacchi al Presidente Mattarella che ha sollevato “rilevanti perplessità.

ROMA – Sul tema della concorrenza e delle concessioni (non solo balneari) l’Italia si pone sempre più pericolosamente fuori dal diritto comunitario. La radicalizzazione dello scontro tra Governo, da una parte, e Capo dello Stato e Consiglio di Stato dall’altro, di fatto avvia una stagione di profonda incertezza per gli operatori del settore e per le Amministrazioni, regionali e comunali, che ora si trovano di fronte a un guazzabuglio normativo e giuridico. Prima ancora che intervenisse Mattarella con una lettera inviata alle Camere e al presidente del Consiglio, contenente “rilevanti perplessità di ordine costituzionale sulle disposizioni che intervengono sulle concessioni in essere e che dispongono proroghe a vario titolo”, il Consiglio di Stato, nella sentenza n.1120 pubblicata lo scorso 27 dicembre, ha ribadito un concetto che già in passato aveva espresso con chiarezza: “Le norme legislative nazionali che hanno disposto (e che in futuro dovessero ancora disporre) la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative sono in contrasto con il diritto eurounitario, segnatamente con l’art. 49 TFUE e con l’art. 12 della direttiva 2006/123/CE” e pertanto “tali norme non devono essere applicate né dai giudici né dalla pubblica amministrazione”.

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Una precisazione che la Regione siciliana ha pensato subito di disattendere, “regalando” ai balneari nostrani (l’illusione di) una proroga alle concessioni demaniali marittime, ovviamente di dubbia legittimità, che estende la scadenza naturale dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024, grazie a un decreto che porta la firma dell’assessore al Territorio e ambiente, Elena Pagana, e che ne i prossimi giorni sarà pubblicato sulla Gazzetta regionale. Seppure il presidente Renato Schifani parli di “certezze per gli operatori”, di fatto il quadro che si va a comporre è tutt’altro che definito.

Le difficoltà del governo

Su questa questione il governo nazionale è in profonda difficoltà, com’è emerso al consiglio dei ministri del 28 dicembre scorso, l’ultimo prima della scadenza fissata per il 31 dicembre, durante il quale la squadra di Giorgia Meloni non ha voluto approvare nessun provvedimento normativo per decidere le regole con cui rinnovare i titoli. In realtà ha prevalso la linea del ministro Matteo Salvini che, al fine di salvare la faccia e dare una parvenza di certezza ai Comuni e alle Regioni lasciati in un forte stato di imbarazzo sul da farsi, ha voluto diramare una lettera di indirizzo che informasse le amministrazioni della possibilità di disporre l’estensione della validità delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2024.

Il compromesso

L’informativa rappresenta solo una serie di generiche raccomandazioni che non risolvono affatto il caos in corso, né forniscono alcuna indicazione concreta sui provvedimenti che gli enti locali devono approvare per rinnovare i titoli in scadenza. La circolare sottolinea che l’anno in più serve ad “avere il tempo necessario per espletare le evidenze pubbliche finalizzate a riassegnare le concessioni”. Ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invocato un compromesso: “Occorre trovare una soluzione che permetta di rispettare le norme e le decisioni della giustizia europea e italiana, ma allo stesso tempo tutelare le imprese balneari e ambulanti’’. Insomma una via di mezzo rispetto a quella indicata da Mattarella, le cui affermazioni sono state definite dal presidente di Assobalneari-Confindustria, Fabrizio Licordari, “prive di fondamento” (una dura critica da cui ha preso le distanze Carlo Bonomi, il numero uno degli industriali). “L’attacco rivolto dal presidente di Assobalneari-Confindustria al Presidente Mattarella, uomo di diritto che ben quindi sa quel che fa, quel che scrive e ciò che legge, è inaccettabile – ha detto in proposito il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli -. Come è inaccettabile che esponenti della Lega parlino di intervento giuridicamente sbagliato. Tajani non dovrebbe dimenticare che nel 2006 votò la direttiva Bolkestein e di questo dovrebbe informare i suoi colleghi Gasparri e Bergamini”.

La situazione in Sicilia

Lo scontro, insomma, è totale e anche nell’Isola si assiste a una spaccatura netta. Legambiente Sicilia, in una nota, ha dichiarato la sua contrarietà alla scelta e ha chiesto al presidente Schifani il ritiro del decreto dell’assessora Pagana e il relativo emendamento alla finanziaria che differisce fino al 2025 la scadenza delle concessioni balneari. “Ci attendiamo che dopo i puntuali i rilevi d’incostituzionalità del Presidente della Repubblica Mattarella e le sollecitazioni al Governo nazionale e al Parlamento a rivedere la norma che prevede la proroga delle concessioni balneari – ha dichiarato Tommaso Castronovo presidente di Legambiente Sicilia – il presidente Schifani ritiri il decreto dell’assessora Pagana e l’emendamento alla finanziaria in discussione all’ARS che proroga le concessioni demaniali marittime fino a dicembre 2025, in palese violazione delle norme europee e della giurisprudenza richiamata dal presidente del repubblica”.

I dati di Legambiente Sicilia

Per Legambiente Sicilia “oltre il 60% delle spiagge sabbiose è attualmente occupato da stabilimenti balneari, la maggior parte dei quali gestisce per l’intero anno l’uso dei tratti di spiaggia concessa, privandoli così della libera fruizione pubblica. Stabilimenti balneari che dovrebbero essere concepiti come strutture a servizio della fruizione del mare ma che, per la maggior parte, sono dei veri e propri locali di ristorazione e discoteche ai quali indefinitamente, in spregio alle direttive europee e alle sentenze della corte costituzionale sulla concorrenza e trasparenza ed in assenza dei piani di utilizzo del demanio marittimo, hanno ottenuto l’uso proprio ed esclusivo di un bene comune”.

L’opinione di Cna Balneari Sicilia

Di tutt’altro parere, invece, Cna Balneari Sicilia i cui vertici Gianpaolo Miceli e Guglielmo Pacchione, rispettivamente coordinatore e presidente del comparto per la Confederazione hanno dichiarato che si tratta di “una buona notizia che limita parzialmente lo sconforto di migliaia di operatori balneari siciliani che vedevano l’approssimarsi del 2024 con l’ansia di perdere le proprie aziende” e che “accogliamo con favore questa disposizione voluta dall’assessore e dal governatore Renato Schifani e ci aspettiamo un’ulteriore rafforzamento di questa posizione nel corso della manovra finanziaria regionale anche a margine di una audizione presso la quarta commissione all’Ars con il sostegno del presidente Carta. Ciò con la previsione di una ulteriore opzione sul 2025 in attesa di un più ampio riordino della materia da parte del Governo nazionale” anche perché, per i vertici della Cna, “il comparto balneare rappresenta un asset cruciale per l’offerta turistica regionale e ha bisogno di stabilità per sviluppare investimenti e valorizzare l’offerta della Sicilia”.

Nel frattempo non si è annullata la scadenza di metà gennaio come data ultima per una risposta del Governo alla lettera d’infrazione della Commissione Europea sulle concessioni balneari. È dal 2006 che Bruxelles ci chiede di interrompere i rinnovi automatici nell’assegnazione delle spiagge e fare dei bandi di gara aperti agli operatori di tutta Europa. Oltre alla Regione Siciliana, molti comuni costieri stanno seguendo l’invito del Governo ma altrettanti, per evitare ricorsi, hanno iniziato a fare delibere con linee d’indirizzo per le gare.

Paita (Iv): “Ddl per gare subito”

“I richiami del presidente Mattarella su ambulanti e balneari non lasciano dubbi, bisogna intervenire. La mia proposta di legge prevede di mettere a gara le concessioni subito, da oggi, e di istituire uno stanziamento di 300 milioni di euro per contributi a fondo perduto, come ristoro nei confronti dei concessionari uscenti. Il governo la calendarizzi subito”. Lo dice la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. “Rispetto della concorrenza e del mercato e nel contempo tutela delle imprese italiane che hanno investito sono i due punti fermi della proposta. Il governo e la maggioranza – conclude Paita – la smettano di difendere rendite di posizione anacronistiche e mettano subito mano a questo pasticcio”.

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