In Sicilia è allarme concorrenza sleale, con circa 30.000 aziende artigiane locali che vedono il proprio lavoro smorzato e messo in grande difficoltà da dinamiche illegali. Questo è quanto emerso dal ventesimo rapporto annuale di Confartigianato Imprese, denominato “Galassia Impresa: l’espansione dell’universo produttivo italiano”. Grazie a questo approfondimento, viene tracciata la difficoltà di alcuni settori più di altri – nel contesto dell’Isola – a rendersi altamente competitivi all’interno del proprio target. Il tutto, viene infatti ostacolato sempre più da pratiche scorrette che seguono il comune fenomeno dell’abusivismo.
La categoria maggiormente danneggiata da questa pratica, per quel che riguarda la Sicilia, è quella dei parrucchieri ed estetisti, ma sono tanti i settori in cui si fatica nella lotta contro abusivismo e illegalità.
Il paradosso dei costi contro la concorrenza sleale in Sicilia
Come stimato da Confartigianato nel corso del proprio rapporto annuale, in Sicilia oltre 30.000 aziende artigiane sono fortemente penalizzate dalla concorrenza sleale, fatta di abusivismo e costi fantasma. Nell’Isola infatti, si tocca il 42,4% del totale regionale in quanto ad aziende che subiscono costantemente delle pressioni da rivali illegali. Tutto ciò il frutto di pratiche scorrette che non fanno altro che ostacolare il lavoro di chi svolge la propria mansione in regola, pagando ogni tassa da corrispondere e rispettando qualsiasi norma prevista per poter svolgere la propria attività.
A questo danno economico comportato dalla concorrenza sleale, quindi una perdita di ricavi che ne deriva dalla diminuzione della potenziale clientela, si aggiunge anche la beffa più grande: i costi per la propria difesa legale contro chi non è in regola.
Concorrenza sleale, i settori più in difficoltà in Sicilia: al vertice i parrucchieri ed estetisti
Secondo quanto elaborato da Confartigianato, un settore più di altri in Sicilia soffre la presenza di abusivismo e concorrenza sleale. Si tratta di parrucchieri/acconciatori ed estetisti che, nel 92% dei casi e più, denuncia e prende delle misure mirate ad abbattere la concorrenza sleale e abusiva che dilaga nell’Isola contro le “sole” 8.684 aziende ritenute a regola in tutto. Dopo il settore dei parrucchieri, chi soffre di più l’abusivismo è chi si occupa di riparazioni “di beni per uso personale e domestico”. In sostanza, chi svolge l’attività di riparatore di elettrodomestici, restauratore, calzolai o sarti.
A soffrire in Sicilia anche il reparto di giardinieri e potatori, con oltre l’81% delle aziende regolari presenti sul piano locale che dichiarano di soffrire una concorrenza altamente sleale. Come loro, i fotografi. Qui, in questo caso, il tasso in % sfiora i tre quarti delle attività locali che, così come tutti gli altri settori citati, risentono parecchio di una concorrenza non a norma, motivo di perdita di clientela e guadagni al ribasso. In sofferenza nell’Isola anche traslocatori e tassisti al 49,32% circa, 45,2% per i meccanici e sopra la media del 43% elettricisti, idraulici, pittori e muratori.
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