La Fials chiede che i Nas, i carabinieri e la Guardia di finanza intervengano per chiarire quanto avvenuto.
“La Fials-Confsal nel denunciare l’illegittimità della revoca del concorso Arpa, si rivolge a tutti coloro che hanno già svolto la prova preselettiva, per promuovere l’azione legale per ripristinare la selezione”. Lo scrive in una nota il segretario provinciale Fials Palermo, Enzo Munafò, alla luce del decreto del dirigente generale Infantino che ha annullato il concorso al quale avevano partecipato circa 14 mila candidati di tutta l’Italia.
Il concorso per la selezione interna
Una scelta, ricorda la Fials, che nessuna organizzazione sindacale aveva chiesto nonostante il tentativo di giustificare il decreto con un parere datato addirittura ottobre 2020. La revoca sarebbe legata a recenti norme, successive al concorso, che avrebbero potuto aumentare il numero dei posti da riservare agli interni. Ma la Fials ricorda che il concorso è stato bandito dopo la selezione interna che prevedeva che il 30 per cento dei posti vuoti disponibili fosse riservato al personale interno Arpa, e così è stato.
La revoca della selezione dei candidati esterni
“I dipendenti – spiega la Fials – hanno quindi potuto partecipare ai bandi di selezione interna, ottenendo idoneità con inquadramento in categoria superiore già dal primo gennaio 2020”. Per gli esterni invece era stato necessario ricorrere a una preselezione perché il numero di candidati era di 14.000 per 57 posti. Perché quindi il concorso è stato revocato? Il sindacato sostiene che il direttore Infantino “avrebbe dovuto sapere che per chimici e fisici i candidati per la preselezione sono stati in numero inferiore di quelli previsti per ottenere l’idoneità, per cui sono stati tutti promossi senza sostenere la prova”.
La Fials auspica quindi “che i Nas, i carabinieri e la Guardia di finanza intervengano per chiarire quanto è avvenuto, e se è stata garantita la trasparenza degli atti e se i soggetti interessati siano venuti a conoscenza di alcuni esiti delle preselezioni prima di far scattare l’esigenza di revocare il bando di concorso, e non di sospenderlo per il tempo necessario a chiarire le posizioni che sono state messe in campo”. Del potenziale danno economico che sarà causato alla pubblica amministrazione se ne occuperà la Corte dei Conti.