I candidati della prova scritta del concorso per l'assunzione di guardie del Corpo forestale della Regione Siciliana parlano al nostro giornale
“Ho 30 anni e se dovessero indire un nuovo bando, con le stesse regole, rischierei di non poter partecipare”. A rivelare la preoccupazione è uno delle centinaia di candidati risultati idonei nella prova scritta del concorso per l’assunzione di guardie del Corpo forestale della Regione Siciliana. Una selezione finita al centro delle polemiche per una serie di stranezze che, dopo settimane di valutazioni, hanno portato il governo Schifani ad annunciare la volontà di annullare la procedura. Nel mirino è finita la divulgazione della graduatoria provvisoria, quando il documento sarebbe dovuto rimanere ancora secretato, ma soprattutto la presenza in prima posizione del figlio dell’ex dirigente generale del Corpo forestale Giovanni Salerno. Lo stesso che, l’estate dello scorso anno, designò l’elenco dei componenti della commissione giudicatrice. A fronte delle ragionevoli ombre che si sono allungare sul concorso – indetto dalla Regione e organizzato da Formez Pa – sono però tanti i giovani che ritengono di essere in procinto di subire un torto.
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Pagare per le responsabilità altrui
Dopo avere affidato ai gruppi Telegram i propri sfoghi e scontrandosi in più di un caso con le posizioni di chi, rimasto fuori dall’elenco degli idonei, reclama il diritto di partecipare a una procedura pienamente trasparente, gli aspiranti nuovi agenti forestali hanno deciso di scrivere ai giornali per chiedere attenzione. “Io ho svolto la prova a Siracusa, in una sessione pomeridiana, e la mia esperienza è quella di chi ha svolto la prova senza notare nulla di strano né tantomeno ha avuto la possibilità di usufruire di favoritismi – racconta Mario (nome di fantasia) al QdS –. Per tanti giovani questo concorso ha rappresentato la speranza di trovare lavoro e adesso non è facile accettare che venga dato un colpo di spugna su tutto”. Mario, così come tanti altri, ritiene che non sia giusto un annullamento dell’intero iter. “Se qualcosa di strano è accaduto, se qualcuno ha preso parte al concorso in una situazione di conflitto d’interesse non ha senso che si colpisca tutti, come se fossimo complici – continua – Ognuno di noi ha la propria storia, io ero contento di avere superato la prova a risposta multipla e di esserci riuscito basandomi soltanto sul mio impegno”.
Non risultano anomalie
A fare eco alle parole di Mario, è Gabriele (nome di fantasia). Nel suo caso la prova si è svolta a Catania, l’altra sede del concorso. “Ho preso parte alla sessione mattutina, non è stato il primo concorso pubblico a cui partecipo e non ho visto differenze rispetto alle altre volte”, dichiara al QdS. Il giovane fa poi riferimento alla commissione giudicatrice, finita nel mirino delle critiche in quanto composta da dipendenti del dipartimento che fino a inizio anno era guidato da Salerno: “Non ho visto interazioni con i candidati, monitoravano lo svolgimento della prova come è normale che fosse. Oltre mezz’ora prima di iniziare – prosegue Gabriele – ho chiesto di potere andare in bagno e mi è stato concesso a patto di non portare con me il cellulare”.
Le richieste al governo regionale
Dopo l’annuncio del presidente della Regione, che a sua volta aveva dichiarato di ambire a trovare una soluzione che non vanificasse i risultati di chi era risultato idoneo, i candidati adesso lanciano un appello a Schifani: “Bisogna trovare il modo per garantire i nostri diritti. Specialmente per chi ha 30 anni compiuti, perché il bando prevedeva la partecipazione per gli under 30 e adesso considerati i tempi delle pubbliche amministrazioni in molti corrono il rischio di non poter neanche partecipare a un eventuale nuovo concorso”. Oltre il danno, la beffa: “Malauguratamente, nel 2023 siamo ancora costretti ad assistere inermi a questo orripilante intento di dar seguito al nepotismo, che – in Sicilia, come in tutta Italia – è duro a morire. – si legge nella lettera inviata anche al QdS – Siamo fermamente convinti che l’annullamento del concorso significherebbe condannare tutti per punirne pochi”. Gabriele conclude con un esempio: “Sarebbe come se fatto un esame all’Università ottenendo un buon risultato, poi lo stesso venisse annullato perché si è scoperto che il docente che ci ha esaminato era parente o amico di un altro studente. Che senso ha?”.