Condanne per i presunti fiancheggiatori di Messina Denaro

La rete di Messina Denaro, processo a tre presunti fiancheggiatori: due condanne

La rete di Messina Denaro, processo a tre presunti fiancheggiatori: due condanne

Redazione  |
venerdì 17 Gennaio 2025

Assolto il terzo imputato per "non aver commesso il fatto".

Due condanne e un’assoluzione: così si è conclusa l’ultima sentenza nell’ambito del processo a tre presunti fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, cioè l’architetto Massimo Gentile, il tecnico radiologo Cosimo Leone e Leonardo Gullotta (quest’ultimo assolto).

A emettere la sentenza è stato il Tribunale di Palermo. Tutti gli indagati hanno scelto il rito abbreviato.

Condanne per i presunti fiancheggiatori di Messina Denaro

Per l’architetto Massimo Gentile, il giudice per l’udienza preliminare ha disposto una condanna a 10 anni di carcere, esclusa l’aggravate; per il tecnico radiologo Cosimo Leone, invece, una condanna a 8 anni per favoreggiamento. Il terzo imputato, Leonardo Gulotta, incensurato, è stato assolto per “non aver commesso il fatto”. L’accusa aveva chiesto 12 anni per Gentile e Leone, 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa per Gulotta.

Le accuse

Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero aiutato il boss Matteo Messina Denaro durante la sua lunga latitanza. Nello specifico:

  • L’architetto Massimo Gentile avrebbe prestato l’identità al boss di Castelvetrano (TP) per permettere l’acquisto di due veicoli, un’auto e una moto;
  • Il tecnico radiologo Cosimo Leone, invece, avrebbe avuto un ruolo importante nella storia sanitaria del boss. Si sarebbe occupato del boss, già malato, durante un ricovero all’ospedale Abate Ajello di Mazara del Vallo e sarebbe stato a conoscenza dell’identità di Messina Denaro.
  • Gulotta, invece, era stato accusato di aver fornito un’utenza telefonica “pulita” al boss per permettere l’acquisto di un veicolo.

Una nuova presunta amante

Le indagini sulla rete di contatti di Matteo Messina Denaro sono ancora in corso. Al vaglio degli inquirenti la posizione di una donna, un’insegnante di Campobello di Mazara (ME), che sarebbe stata amante del boss. Agli inquirenti, l’indagata avrebbe smentito di essere a conoscenza della vera identità del capomafia: secondo il suo racconto, Messina Denaro le aveva detto di essere un medico anestesista in pensione e di chiamarsi Francesco Salsi.

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