Condotte agrarie, in Sicilia al via cura dimagrante - QdS

Condotte agrarie, in Sicilia al via cura dimagrante

Michele Giuliano

Condotte agrarie, in Sicilia al via cura dimagrante

martedì 23 Marzo 2021

La Regione punta a razionalizzare queste strutture decentrate nell’ambito del piano per risanare il disavanzo di bilancio. In Sicilia ci sono 56 sedi, ma con gli uffici distaccati si arriva a 225

PALERMO – Tagliare i costi su tutto ciò che è superfluo per sfruttare al meglio i fondi disponibili: in quest’ottica saranno ridotte le sedi delle condotte agrarie. Sono 56 sparse un po’ in tutte le province siciliane e hanno dei costi pesanti sul piano degli affitti degli immobili dove operano. Se poi si contano tutti gli uffici distaccati dell’assessorato all’Agricoltura, si arriva a ben 225. La scelta nasce dall’accordo tra lo Stato e la Regione Siciliana per il ripianamento decennale del disavanzo del bilancio, nel quale è stato ritenuto obiettivo fondamentale la razionalizzazione degli spazi occupati con una conseguente riduzione della spesa per locazioni passive.

Pertanto, si potrà mantenere una presenza istituzionale sul territorio unicamente presso i Comuni o altri soggetti istituzionali che vorranno concedere propri locali ad uso gratuito. Per giungere in tempi brevi ad una definizione della situazione, tutti i Comuni o gli enti interessati alla presenza sul territorio delle condotte agrarie composte da personale tecnico a supporto delle aziende agricole, dovranno inoltrare le proprie proposte di disponibilità alla pec del dipartimento regionale all’agricoltura entro il prossimo 31 marzo.

Le condotte agrarie in Sicilia sono state istituite nel 1950 con l’obiettivo di “indirizzare ed incrementare la produzione agricola con una più diretta propaganda – oggi divulgazione agricola – fatta presso i proprietari ed hanno lo scopo di valorizzare la tecnica agraria e di concedere l’assistenza tecnica agli agricoltori. Hanno anche lo scopo di incoraggiare le iniziative nel campo della coltivazione, della zootecnia e dell’industria agraria”.

Il nuovo quadro di politica agricola e alimentare è stato definito dalla commissione europea lo scorso maggio 2020, denominato “strategia dal produttore al consumatore per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente”. Un piano che nasce anche dallo stravolgimento nato dalla pandemia da covid-19, che ha messo in evidenza come l’importanza di un sistema agricolo e alimentare solido che funzioni in qualsiasi circostanza e sia in grado di assicurare ai cittadini un approvvigionamento sufficiente di cibo.

Per raggiungere l’obiettivo, bisogna innanzitutto costruire una filiera alimentare che funziona per i consumatori, i produttori, il clima e l’ambiente: garantire la sostenibilità della produzione alimentare e la sicurezza dell’approvvigionamento; stimolare pratiche sostenibili nei settori della trasformazione alimentare, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, alberghiero e dei servizi di ristorazione e promuovere un consumo alimentare sostenibile e agevolare il passaggio a regimi alimentari sani e sostenibili.

Per favorire la transizione al nuovo sistema è importante lavorare, da una parte, su ricerca, innovazione, tecnologia e investimenti, dall’altra da servizi di consulenza, condivisione di dati e conoscenze, competenze, nonché attività di consapevolezza culturale del valore del cibo e del suo ruolo nell’inquinamento mondiale.

Per ottenere un settore agricolo più versatile e sostenibile e con maggiori vantaggi economici ed ambientali, come richiedono le prossime sfide future, occorre necessariamente far ricorso alle innovazioni. L’obiettivo di politica europea è la realizzazione di Akis (Agricultural Knowledge and Innovation System o sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura) che è un “insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura, e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell’informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l’innovazione in agricoltura”.

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