Roma, 12 dic. (askanews) – “Apprezziamo l’impegno del ministero tuttavia l’intento di stabilizzare il mercato rischia di scivolare sull’intesa relativa ai valori numerici. L’accordo è un primo passo, ma rimangono aperte questioni cruciali che devono essere definite per poter tutelare davvero chi produce”. Così in una nota Alfredo Lucchini, vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e presidente della Sezione Lattiero-Casearia, commenta l’accordo raggiunto al Masaf nel corso del Tavolo sul comparto lattiero-caseario, che ha portato a un’intesa sui prezzi alla stalla per i primi mesi del 2026: 0,54 /l a gennaio, 0,53 /l a febbraio e 0,52 /l a marzo.
“Occorre chiarezza – spiega Lucchini – su quali tipologie di latte e quali stalle siano ricomprese nell’accordo; sui criteri di calcolo delle eccedenze: quale periodo di riferimento per lo sforamento rispetto al 2025 e su media settimanale, mensile o trimestrale? È forse un meccanismo per riproporre qualcosa di simile alle vecchie quote latte? Attenzione però allo scenario: perché negli ultimi anni, anche con meccanismi di incentivo pubblico, le aziende sono state invogliate ad aumentare le produzioni”. “Infine – aggiunge – sulla questione delle disdette dei contratti: quelle stalle che sono state recentemente disdettate, sia da multinazionali che da aziende italiane che trasformano in formaggi Dop, verranno riaccettate e, se sì, a quali condizioni?”.
Nel dettaglio, Lucchini evidenzia i punti che ai suoi occhi dovrebbero essere chiariti operativamente al fine di non inficiare gli obiettivi: definizione puntuale del perimetro dell’accordo (tipologia di latte, stalle e contratti coinvolti); criteri oggettivi e trasparenti per la misurazione delle eccedenze e per la determinazione del prezzo del latte venduto “fuori contratto”, con indicazione chiara della fonte di riferimento; regole sul trattamento delle disdette effettuate dai caseifici: se e come verranno rimesse le stalle nel circuito di conferimento e con quali condizioni; indicazione di quali operatori della trasformazione hanno formalmente aderito all’accordo.
“Non possiamo accettare che un prezzo stabilito a tavolino rimanga privo di parametri applicativi: nella storia del settore quando le condizioni reali di mercato erano divergenti da quelle previste gli accordi sono saltati. È fondamentale che le misure siano collegate a riferimenti di mercato chiari, altrimenti rischiamo di perdere preziose opportunità per la collocazione del prodotto sui mercati”, aggiunge Lucchini. “L’esperienza insegna che questi tavoli non gestendo direttamente il prodotto restano delle dichiarazioni d’intenti. Profezie autoavverativisi solo se le condizioni economiche lo permettono”.
Lucchini ribadisce un concetto centrale: “il settore ha bisogno di certezze. Apprezziamo il lavoro fatto al Ministero, ma attendiamo le note attuative e i dettagli operativi che consentano alle aziende di programmare. Chiediamo soprattutto che nessun allevatore venga lasciato solo”. Confagricoltura Piacenza chiede inoltre che il Tavolo continui a mantenere un confronto costante, garantendo verifiche periodiche sull’andamento del mercato e sull’effettiva applicazione degli impegni presi dalla filiera.

