PALERMO – Usciti i dati di Confcommercio contenuti nell’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”. Il confronto riguarda un periodo di tempo di dodici anni, in particolare dal 2008 al 2019. Un report, quindi, che focalizza l’attenzione sullo stato di salute delle città.
Proprio in Sicilia “lo stato di salute del commercio palermitano è allarmante, i numeri parlano chiaro: diminuiscono le attività commerciali al dettaglio e si continua ad andare nella direzione di una ‘desertificazione commerciale’”, a sostenerlo è la stessa Confcommercio.
Il Capoluogo siciliano, in particolare, si trova agli ultimi posti in numerose graduatorie merceologiche. In crescita il dato relativo alle attività turistiche e ricettive come alberghi, bar e ristoranti. Fra i dati palermitani in netta controtendenza c’è quello sui venditori ambulanti che sono quasi triplicati nel centro storico, passando dai 212 del 2008 ai 639 del 2019.
“Questo è uno dei tanti segnali preoccupanti del report – commenta Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo – perché conferma la rilevante fragilità economica del commercio cittadino, che fa sempre più fatica a permettersi una sede fissa”.
Confcommercio auspica una rigenerazione urbana. “Da anni la sezione di Palermo porta avanti la battaglia per uno sviluppo armonico delle attività commerciali che non sia solo legato al food e che non si occupi solo dei centri storici – afferma Di Dio -. Chiediamo una visione ‘policentrica’, perché è fuori discussione che ci sono ancora tante aree cittadine da valorizzare, al fine di creare attrattiva diffusa su tutto il territorio urbano. Se da un lato dobbiamo prendere atto dello sviluppo del commercio elettronico, dall’altro bisogna conservare la consapevolezza che si può fare molto di più per valorizzare il commercio al dettaglio, che rappresenta una risorsa per la città.
Combattere la desertificazione commerciale significa anche combattere il degrado sociale. Continuando a leggere il report: il commercio al dettaglio in sede fissa diminuisce del 15,3% nei centri storici del sud Italia, mentre tiene un po’ di più nei centri storici del centro nord Italia, segnando un meno 13,7%; il commercio ambulante continua e cresce del 14,8% al sud e registra un calo del 14,5% al centro-nord; gli alberghi, i bar ed i ristoranti, invece, crescono più nei centri storici al sud (36%) che nel centro-nord (15,4).
Quello che emerge nell’analisi, come si legge nel confronto di Confcommercio è che “il senso dell’esercizio è chiaro, i cittadini delle comunità locali sono sensibili alla qualità della vita che si svolge nel contesto cittadino, anche al di là della specifica propria e singola condizione economica. L’eventuale riduzione dei livelli di servizio commerciale produce un forte disagio sociale, con riflessi socio-politici che non vanno trascurati”.
I dati marcano anche una sostanziale differenza tra i centri storici vitali e quelli in potenziale declino: Siracusa è l’unica località siciliana a trovarsi nella tabella “vitalità”, insieme a Matera, Iglesias, Varese, Pisa, Crotone, Avellino, Lecco e Nuoro. Siracusa registra dati positivi del 13% sui negozi in sede fissa; uno 0,1% di incremento della popolazione (provincia); uno 0,9% in più degli ambulanti ed un 4,6% di canoni locazione commerciale. Infine, nei Comuni a rischio commerciale non risulta nessuna comunità siciliana, infatti sono presenti: Chieti, Genova, Ancona, Biella, Salerno, Trieste, Gorizia, Bari e Perugia. Report come questo focalizzano l’attenzione su città non considerate a rischio, ma che invece hanno bisogno di una spinta vitale ed un “cambio di marcia”, per recuperare e stabilizzare la situazione.