Conclusa la Conferenza dei servizi sul ponte sullo Stretto

Ponte, “pioggia” di valutazioni per rispondere alle sfide: chiusa la Conferenza dei Servizi

Ponte, “pioggia” di valutazioni per rispondere alle sfide: chiusa la Conferenza dei Servizi

Hermes Carbone  |
martedì 15 Ottobre 2024

Tra prescrizioni e richieste di integrazione, si è conclusa la Conferenza dei servizi sul ponte. Ecco cosa è emerso dal dibattito.

La Conferenza dei servizi relativa al progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, insediatasi al Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti lo scorso 16 aprile, si è conclusa. Le Regioni Sicilia e Calabria, insieme ai Comuni interessati – tra cui Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria – hanno trasmesso al Mit tutte le loro valutazioni, osservazioni e richieste di integrazione, attraverso i pareri formulati dai vari Dipartimenti regionali.

Si defila adesso un mosaico complesso di prescrizioni tecniche e ambientali, che dovrà essere considerato nella eventuale fase esecutiva del progetto. Nel frattempo, incombe il parere vincolante della Commissione Via – Vas, prima, e del Cipess, poi.

Conclusa la Conferenza dei servizi sul ponte sullo Stretto, le richieste degli Enti locali

Il contributo della Regione Siciliana è stato coordinato dall’ingegnere Leonardo Santoro, segretario generale dell’Autorità di bacino della Sicilia e in precedenza commissario della Città di Messina, che ha riassunto i pareri espressi dai vari Dipartimenti. Il documento, trasmesso al Ministero lo scorso 9 ottobre, insiste sulla necessità di adeguare il progetto alle caratteristiche territoriali specifiche e alle normative vigenti.

Tra le principali preoccupazioni della Regione, il rispetto delle peculiarità ambientali e territoriali del sito: le stesse perplessità espresse a più riprese nei confronti della società Stretto di Messina proprio dalle associazioni ambientaliste. Non a caso, i pareri degli enti locali sono centrati sulle implicazioni urbanistiche e ambientali che un’opera di tale portata potrebbe avere sulle comunità interessate. Le richieste presentate dai tecnici puntano a ottenere adeguamenti progettuali che tengano conto non solo dell’impatto sull’ambiente, ma anche della convivenza del ponte con le infrastrutture già esistenti.

Urbanistica e pianificazione: gli interventi richiesti dai Comuni

Il Dipartimento Urbanistica della Regione Siciliana, guidato dall’architetto Calogero Beringheli, ha evidenziato diverse criticità, soprattutto in relazione agli strumenti di pianificazione dei Comuni coinvolti, tra cui Messina, Venetico e Villafranca Tirrena. Tra le richieste principali vi è l’apposizione di un vincolo preordinato all’esproprio per alcune aree non coperte dalla precedente delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) del 2003.

Da Messina richieste anche soluzioni progettuali che garantiscano l’utilizzo di infrastrutture già esistenti e la risoluzione delle interferenze con le opere nodali di competenza di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e ANAS. Tra queste, il caso della zona di via Don Blasco – tra l’altro appena riconsegnata alla città e sulla quale insistono anche strutture comunali come la Messina Social City in predicato di esproprio – e quello di Contesse. Spostandosi in provincia, un’ulteriore richiesta riguarda anche la bonifica della discarica di Venetico, un intervento preliminare considerato indispensabile per evitare ulteriori rischi ambientali.

Le richieste della Protezione Civile e del Genio Civile

Il Dipartimento regionale della Protezione Civile ha insistito sull’importanza di pianificare studi approfonditi sui rischi legati a eventi calamitosi, sia di origine naturale che antropica, sia nella fase di realizzazione del ponte che nella sua gestione operativa. Questo comporta la necessità di elaborare piani di emergenza adeguati per garantire la sicurezza delle popolazioni che vivono nelle zone limitrofe.

L’adeguamento del progetto del ponte agli standard previsti per le opere idrauliche è il monito lanciato dal Genio Civile di Messina. Un punto critico è rappresentato dall’aggiornamento del Piano Regolatore Generale del Comune di Messina, essenziale per assicurare la coerenza tra le opere in progetto e l’urbanistica locale. Un tema con il quale dovrà fare i conti palazzo Zanca, in subbuglio in questi giorni dopo il nuovo repulisti chiesto dal numero uno di Sud chiama Nord ed ex sindaco di Messina, Cateno De Luca.

Conferenza dei Servizi sul ponte, le prescrizioni di Arpa Sicilia

La predisposizione di un piano di monitoraggio ambientale e sociale unificato, che garantisca il controllo costante delle condizioni ambientali e dei possibili impatti derivanti dai lavori. Questa la principale richiesta dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA), che spinge per una verifica preliminare della destinazione d’uso di terre e rocce da scavo e la preparazione di un piano di gestione dei rifiuti specifico per questi materiali.

Si tratta di elementi che saranno rimossi in quantità significative dalle zone oggetto di esproprio e che saranno trasportati altrove attraverso mezzi terresti e unità navali. Ulteriori approfondimenti sono stati richiesti proprio dall’Agenzia in merito alla compatibilità dei materiali utilizzati per i ripascimenti e alle caratteristiche dei siti temporanei di deposito, oltre all’impatto che le modifiche al traffico navale nello Stretto potrebbero avere sugli ecosistemi marini.

Salute e sicurezza: le raccomandazioni dell’ASP di Messina

Anche l’Asp di Messina ha contribuito al dibattito con un’attenzione particolare alla salute pubblica e alla sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri per il ponte. Tra le principali raccomandazioni, la garanzia dei soggetti interessati – la WeBuild e la Stretto di Messina, in questo caso – che i tempi di intervento dei mezzi di soccorso sanitario e della Protezione Civile non siano compromessi durante i lavori.

Preoccupazioni che sono andate in direzione della qualità dell’acqua destinata al consumo umano e quella delle acque di balneazione durante le fasi di costruzione del ponte. Temi non secondari nell’eventuale inizio dei cantieri entro il 2025, come a più riprese dichiarato dal vicepremier Salvini.

Soprintendenza di Messina: tutelare il paesaggio e il patrimonio culturale

A esprimersi nel merito anche la Soprintendenza di Messina, che ha posto l’accento sulla necessità di salvaguardare il patrimonio paesaggistico e culturale dell’area. Il Piano Paesaggistico dell’Ambito 9, adottato nel 2019, non tiene infatti conto del progetto del ponte: questo genera incongruenza che necessitano di risoluzioni tecniche nel merito.

Tra le prescrizioni principali, la redazione di una strategia di integrazione architettonica e urbanistica che permetta al ponte di inserirsi armoniosamente nel contesto naturale, oltre a una revisione del Piano di indagine archeologica e alla redazione di progetti di restauro per i beni culturali che potrebbero essere interferiti dai lavori.

L’Autorità di Bacino: tutela delle risorse idriche e studi sismici sul ponte

Quale impatto avrà il ponte sulle risorse idriche della zona – per quanto a più riprese già spiegato dalla Stretto di Messina – è stato il tema affrontato dall’Autorità di Bacino. Preoccupazioni espresse anche sulla presenza dei cantieri nella zona di contrada Margi, in un’area altamente sismica tra le due sponde dello Stretto.

La chiusura della Conferenza dei Servizi segna un passaggio fondamentale nel percorso verso la realizzazione del ponte sullo Stretto, che vivrà un’altra giornata campale il prossimo 13 novembre, all’atto della risposta dei 39 membri della Commissione Via – Vas alle integrazioni documentali fornite dalla Stretto di Messina al Mase lo scorso mese.

La mole di osservazioni presentate dai soggetti coinvolti, mettono però in luce anche la complessità di un progetto che deve confrontarsi con numerose sfide ambientali, urbanistiche e sociali nuove per tutta la Sicilia. Le prescrizioni avanzate dai vari enti regionali e locali dimostrano quanto sia cruciale bilanciare l’ambizione di un’infrastruttura di tale portata con la salvaguardia del territorio e delle comunità coinvolte.

L’ultima parola spetterà al Ministero delle Infrastrutture, che dovrà considerare tutte le osservazioni per garantire che il progetto finale rispetti le esigenze di sicurezza, sostenibilità e tutela del patrimonio naturale e culturale del territorio.

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Immagine di repertorio

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