Spese di Natale, a rischio due miliardi di euro - QdS

Spese di Natale, a rischio due miliardi di euro

Spese di Natale, a rischio due miliardi di euro

venerdì 18 Novembre 2022

L’allarme lanciato da Confesercenti: “L’inflazione peserà di più sui consumi durante le Feste”. La proposta: “Intervenire su fringe benefits e su tredicesima bis in favore dei lavoratori”

ROMA – “La lieve revisione al ribasso di Istat dell’indice dei prezzi, purtroppo, non cambia il quadro di questa fase, condizionato da un livello di inflazione che già ha iniziato a pesare e continuerà a pesare sugli acquisti delle famiglie, in particolare a Natale”.

Ad affermarlo in una nota è Confesercenti che stima che “la spesa delle famiglie dovrebbe ridursi di 2 miliardi quest’anno e nel prossimo dovrebbe registrare un’ulteriore flessione di 4 punti decimali rispetto alla previsione di crescita del +1% contenuta nella Nadef, pari a 4,3 miliardi in meno. Nel 2024 la minore spesa rispetto alle previsioni del governo rischia di arrivare a 12 miliardi”.

Occorre ridare fiato ai consumi

Per ridare fiato ai consumi, sottolinea Confesercenti, “semplifichiamo e riduciamo le procedure burocratiche dell’attuale regime dei fringe benefits, che ne rendono difficile l’utilizzo e la fruibilità da parte delle imprese, in particolare quelle di minori dimensioni. Dobbiamo trasformarli in una tredicesima bis, un trasferimento aggiuntivo nei confronti dei dipendenti – anche diretto in busta paga – cui sia applicata la stessa detassazione oggi prevista per i fringe benefits”.

“Si tratterebbe – aggiunge Confesercenti – di un intervento una Tantum di tutela mirato alle famiglie presumibilmente più in difficoltà in questa fase, ma anche di una misura che favorisce la tenuta delle attività e lo sviluppo economico, visto che la liquidità in più si trasformerebbe praticamente tutta in consumi”.

Una misura di questo tipo, infatti, secondo le nostre stime, conclude Confesercenti, “genererebbe fino a circa 1.500 euro aggiuntivi per 5 milioni di lavoratori, per un totale di quasi 7,5 miliardi di maggior reddito disponibile, che andrebbe in gran parte in spesa (+5,6 miliardi di euro)”.

“L’onere netto – conclude Confesercenti – sarebbe di circa 1 miliardo per l’erario, a fronte di 2,1 miliardi di imposte e contributi mancanti e degli 1,1 miliardi recuperati grazie alla spinta ai consumi. Un intervento del genere potrebbe anche essere recepito da accordi di natura sindacale”.

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