Nel messaggio rivolto ai partecipanti al Congresso internazionale della Pontificia Accademia per la Vita, dal titolo “Intelligenza artificiale e medicina: la sfida della dignità umana”, il Santo Padre si è soffermato sulla relazione tra uomo e macchina. Questo rapporto se non ben calibrato, fa correre “il rischio di perdere di vista i volti delle persone che ci circondano” e di “dimenticare come riconoscere e apprezzare tutto ciò che è veramente umano”.
Uomo e tecnologia: una relazione sempre più stretta
La dimensione contemporanea della tecnologia è caratterizzata da un’interazione strettissima con la persona, quasi fosse una sua estensione. L’interlocuzione costante e continua con le nuove forme di intelligenza finiscono – fa osservare il Pontefice – “per influenzare profondamente il nostro modo di pensare, alterando la nostra comprensione delle situazioni e il modo in cui percepiamo noi e gli altri”.
Il valore del prendersi cura e il ruolo dell’intelligenza artificiale
Il “prendersi cura” rappresenta un aspetto insostituibile delle relazioni umane, segnatamente ma non solo, nel campo medico. La professionalità degli operatori sanitari si esprime attraverso specifiche competenze ma anche per la capacità di comunicare con il malato e i suoi cari. L’Intelligenza artificiale al servizio della dignità umana si declina attraverso l’efficace assistenza medica e il miglioramento delle relazioni interpersonali.
Dignità umana tra visione religiosa e principi giuridici
Una materia, quella dell’IA, in cui vi è un allineamento tra il punto di vista religioso e l’approccio laico, tipico degli ordinamenti liberaldemocratici. Per entrambe le prospettive, il concetto di dignità assume un significato speciale. La valenza giuridica si apprezza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea in cui si afferma che la dignità umana è inviolabile e che quindi deve essere “rispettata e tutelata” nella salvaguardia della vita, dell’integrità fisica e psichica, nella proibizione di trattamenti inumani e degradanti, nel lavoro forzato. A livello costituzionale, vi è un nesso profondo tra dignità umana e principio personalista, in quanto la prima si configura come premessa del riconoscimento della persona. Così intesa, la dignità trova implicita copertura nella formula che garantisce “i diritti inviolabili dell’uomo” ed espressa menzione nell’art. 3 Cost. in cui si parla di “pari dignità sociale”, con una implicazione pratica sul compito dei pubblici poteri di adoperarsi per il pieno sviluppo della persona, portatrice di dignità.
L’intelligenza artificiale nella legge italiana del 2025
Tensione etica e prospettiva giuridica si fondono nella costruzione della dignità umana, fungendo da criterio ordinatore per lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia. Lungo questa traiettoria di servizio dell’IA al singolo e al bene comune compie i primi passi la disciplina italiana che regolamenta il settore. Il Parlamento ha approvato la legge n. 132 del 2025 che, in attuazione del Regolamento europeo, disegna la cornice ordinamentale relativa all’Intelligenza Artificiale. La nuova normativa, con al fulcro l’uso “antropocentrico”, trasparente e sicuro dell’IA, si prefigge di trovare un punto di equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali.
I settori coinvolti e le tutele previste dalla legge
Tra i settori in cui la disciplina trova applicazione vanno evidenziati la sanità, il lavoro, la pubblica amministrazione e la giustizia. E ancora, la formazione e l’inclusione con specifico riferimento alle principali agenzie educative: scuola e sport. I sistemi algoritmici riguardanti il settore sanitario sono considerati ad alto rischio, in quanto trattano dati particolarmente sensibili, il cui utilizzo potrebbe impattare negativamente sui diritti. In questo caso la legge prevede un sistema di monitoraggio preventivo per governare in modo affidabile l’elaborazione di questi dati, con l’intervento di un funzionario “umano”.
Divieto di decisioni automatizzate in ambito sanitario
In proposito, si pone il divieto esplicito alla possibilità che un algoritmo possa decidere chi può accedere alle cure e alle prestazioni, riservandone ai medici la scelta. Si tratta di una norma antidiscriminatoria, di carattere cautelativo per evitare che le assicurazioni possano valutare se concedere la copertura di cure oncologiche, come gli accade negli Stati Uniti.
Sul versante delle condotte a rilievo penale, il reato specifico introdotto intende ancora rafforzare il diritto alla dignità, punendo l’illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi IA. Il c.d. deepfake, infatti, sanziona chi diffonde, senza il consenso della persona offesa, immagini, video, voci falsificati tramite l’IA, idonei ad indurre in inganno sulla loro genuinità. Come nel caso delle false immagini di nudo di professioniste note al grande pubblico finite in una piattaforma internazionale e capaci di offendere gravemente la reputazione di una persona.
Ida Angela Nicotra
Ordinario di Diritto costituzionale e Presidente della Scuola superiore dell’Università degli studi di Catania

