Fisco, Governo Meloni al lavoro anche sui crediti inesigibili: ci sono circa 16 milioni di cittadini “iscritti a ruolo”. Novità in arrivo su bonus, detrazioni e quoziente familiare
ROMA – Che la Meloni ed i partiti che l’appoggiano più direttamente avessero le idee ben chiare, lo si sapeva già. Martedì scorso, alla Camera, il nuovo Premier ha detto testualmente “vogliamo ancorare i risultati dell’Agenzia agli importi effettivamente incassati da recupero dell’evasione fiscale e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora”.
Flat Tax
Sulla flat tax (il famoso “regime forfettario”), per esempio, il leader leghista Matteo Salvini ne auspicava da tempo un’estensione, così come da tempo si auspicava qualche intervento che potesse smaltire, senza regali, ma solo per evitare la confusione esistente, le numerosissime cartelle che, d’importo modesto o quasi, sono assolutamente inesigibili.
Giova ricordare, al riguardo, che attualmente il limite per l’applicazione della flat tax (il famoso regime forfettario) è di 65.000 euro ed è impedita nei casi in cui il soggetto abbia contemporaneamente redditi di lavoro o di pensione.
Con la legge di Bilancio per il 2019, infatti, il regime forfettario era stato modificato, principalmente al fine di allargare la platea dei soggetti, persone fisiche che svolgono attività di lavoro autonomo (imprese, artisti e professionisti). Ma, con la tecnica del “gambero”, l’anno successivo ed a decorrere dal 1° gennaio 2020, lo stesso regime forfettario è stato modificato ancora una volta, ma questa volta non al fine di ampliarne la portata, bensì per ridurne l’ambito di applicazione, revocando la preesistente norma che prevedeva, a partire dal 2020, l’estensione ai contribuenti fino a 100.000 Euro, e reintroducendo due delle cause ostative che, nel 2019 erano state eliminate. Più in particolare è stata nuovamente esclusa l’applicazione del regime per i contribuenti che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente o assimilati per un importo superiore a 30.000 euro, nonché per quelli che pagano ai propri dipendenti retribuzioni o redditi assimilati per un importo superiore a 20.000 Euro.
Ora, oltre a portare il tetto a 100.000 Euro, si vorrebbe assoggettare a flat tax il reddito che di un anno per la parte che eccede la media del triennio precedente. Una sorta di premio ad una maggiorte redditività.
130 milioni di cartelle di pagamento risultano non pagate
Con riguardo alla questione “cartelle”, giova ricordare pure che, come già detto dalla pagine di questo Quotidiano, ci sono circa 16 milioni di cittadini “iscritti a ruolo” e 130 milioni di cartelle di pagamento risultano non pagate.
Una quantità enorme di un credito erariale che, come già detto, è sostanzialmente inesigibile per cui tutte le cartelle relative, ancora “in giro“ non fanno altro che ingolfare l’attività di riscossione dell’Agenzia delle Entrate, incidendo sulla sua efficienza, specialmente in considerazione della quantità di personale addetto che, anche dopo l’inclusione di Riscossione Sicilia spa in Agenzia Entrate-Riscossione, strutturato per gestire un magazzino di tre anni, è certamente insufficiente per affrontare con la necessaria efficacia la situazione che si è venuta a creare.
Per quel che riguarda le cartelle di pagamento, durante la pandemia si sono registrate numerose iniziative che, da un lato, hanno annullato le cartelle di importo non superiore a 1.000 Euro “iscritte a ruolo” dal 2010 al 2020 (poca cosa), poi hanno agevolato la definizione e la rateizzazione in considerazione delle effettive difficoltà di pagamento dei contribuenti gravemente colpiti dalla crisi economica conseguente al Covid.
Enorme quantità di cartelle di pagamento inesigibili
Ma l’enorme quantità di cartelle di pagamento inesigibili, e quindi non pagate nonostante le agevolazioni concesse, sono rimaste sempre là, e là sono ancora, ingolfando inutilmente il lavoro degli uffici della riscossione ed in larga parte anche il contenzioso tributario.
Sul contante le idee non sono mai state chiare
Anche sul “contante” le idee non sono mai state molto chiare. Come si ricorderà, infatti, si è passati dall’importo di 5.000 Euro dell’aprile 2008, ai 1.000 dal 2012, ai 3.000 dal 1^ gennaio 2016, ai 2.000 Euro, limite attualmente applicabile (il quale comunque sarebbe dovuto diventare dal prossimo 1^ gennaio 2023 1.000 Euro).
Situazioni molto gravi e delicate, per il bilancio dello Stato, per l’inutile lavoro degli uffici fiscali e per la scarsa fiducia del cittadini onesti verso le istituzioni fiscali. Ora, però, un Parlamento più omogeneo ed un conseguente Governo più forte potrebbe fare qualcosa di positivo.
Come già detto, per la flat tax, si parla di una sostanziale conferma del regime forfettario al 15%. Probabilmente, bilancio permettendo, il tetto passerà da 65.000 Euro a 100.000 ed una ulteriore “tassa piatta” sul reddito eccedente il triennio precedente. Si parla anche di un tetto di a 85mila euro e un’aliquota dl 20% .
Non bisogna dimenticare, comunque, a tal proposito, che una estensione del regime forfettario, semplice da applicare con una solo imposta omnicomprensiva, ad avviso di chi scrive non depaupera le entrate dello Stato, ma – invece – le fa aumentare perché finalmente attrae nel sistema fiscale anche coloro i quali, vuoi per l’eccessiva entità dei tributi, vuoi per le difficoltà di applicare la regole imposte dalla legge, vuoi per le difficoltà interpretative delle norme oggi vigenti, hanno preferito restare fuori, praticamente evadendo tutto.
Importantissimo, poi, sarebbe eliminare alcuni del “paletti” esistenti, come quello che impedisce ai soggetti con reddito di lavoro dipendente (e magari questo potrebbe essere accettato), o di pensione (e questo è inaccettabile), d’importo superiore a 30.000 Euro, di avvalersi del regime forfettario, inducendo tantissimi validi professionisti, che dopo tanti anni di esperienza, solo perché riscuotono la giusta pensione, sono costretti a soggiacere alle numerose e tanto complicate norme esistenti, oppure, come spesso accade, ad allontanarsi sia per motivi semplicemente materiale, sia per motivi economici, dal desiderio di continuare a dare il loro contributo alla collettività o, addirittura, a lavorare in nero.
Sul piano delle cartelle inesigibili o quasi, il programma Meloni vorrebbe intervenire in questo modo:
- Annullamento (stralcio) dei debiti fino a 1.000 euro con la sola comunicazione al contribuente da parte dell’agente della riscossione;
- Abbandono di sanzioni e interessi con il rimanente saldo da pagarsi in due anni del 50% dell’imposta dovuta per le cartelle da 1.000 a 3.000 euro:
- Pagamento dell’imposta dilazionato in 5 anni e cancellazione di sanzioni e interessi per le cartelle sopra i 3.000 euro.
La questione del tetto contante
Per quanto riguarda la questione legata al tetto dei pagamento “in contante” (senza documenti che consentano di tracciare i pagamenti), le idee, come già detto, non sono ancora chiare.
A chi scrive appare, per la verità, eccessivo l’annunciato innalzamento a 10.000 Euro, ma pare pure eccessivamente basso quello di 1.000 o 2.000 Euro.
Non si dimentichi che, a prescindere dall’esistenza di un limite al contanti, i pagamenti “in nero” ci sono sempre stati e continueranno ad esserci, con qualunque “tetto” di contante, tanto il prodotto dell’evasione i malintenzionati non vogliono certo farlo conoscere a nessuno.
Qualche novità interesserà anche le attuali detrazioni fiscali, compresi i bonus. In effetti anche questo argomento è molto delicato.
Le detrazioni servono a rendere la tassazione maggiormente “personalizzata” rispetto al contribuente, adeguando la semplice aliquota alle effettive condizioni economiche ed alla capacità contributiva del soggetto.
I Bonus, poi, servono per dare impulso ad alcune attività che, specialmente con la pandemia, si erano quasi fermate (l’edilizia in particolare). Forse, con questo nobile intento, però, qualche esagerazione è stata fatta (il famoso 110% docet). Ma un lavoro serio e minuzioso anche in questa branca della nostra fiscalità sarà certamente utile.
Si parla pure del “quoziente familiare”
Se fosse realizzato, il suo scopo sarebbe quello di aumentare la natalità, visto che, tale quoziente, si determinerebbe dividendo il reddito complessivo per i componenti del nucleo familiare, per cui tanto maggiore è il denominatore (il numero dei componenti del nucleo familiare), tanto minore sarebbe il “quoziente”, ossia il coefficiente che farebbe ridurre il peso fiscale sul reddito complessivo della famiglia. Vedremo presto.