Il presidente del Consiglio deve avere una vasta gamma di suggeritori che gli preparano frasi ad effetto per incantare i cittadini. L’ultima che abbiamo sentita è: “Avanti tutta!”. Non è stato specificato se si riferiva alla paura, alla miseria, alla disoccupazione, diffusi nel Paese, a torto o a ragione.
Vogliamo essere benevoli e supponiamo, invece, che si riferisse alla situazione economica. Tutte le buone intenzioni (di cui è lastricata la strada dell’inferno), però, si infrangono se ad esse non si danno le gambe per camminare e il cervello per gestirle.
Il presidente Conte, purtroppo, non ha il cervello per gestire la ripresa (non ci riferiamo al suo, ma alla burocrazia) né le gambe (in questo caso ci riferiamo alle risorse finanziarie).
Continuando a chiudere tutto, lo Stato deve dare in qualche misura dei ristori a chi perde gli incassi, e cioè a tutto il settore manifatturiero e a tutte le partite iva, formate da piccole e medie impese, da artigiani e professionisti e dal settore turistico e della ristorazione.
Da quando è cominciata questa grava pandemia continuiamo a fotografare la situazione del Paese, popolato da furbi e da fessi. I primi sono i cittadini del settore politico e pubblico, i quali non hanno sofferto minimamente del Covid-19, dal punto di vista economico, perché hanno percepito regolarmente i loro emolumenti, così come pensionati pubblici e privati. Dall’altra parte, vi sono i cittadini-fessi, cioè tutti quelli che stanno subendo pesantemente gli effetti economici del virus.
Non sono bastevoli i cosiddetti ristori perché risorse finanziarie autoctone non ce ne sono più.
Il Governo, stupidamente, ha rinunziato, almeno fino ad oggi, ai 37 miliardi del Meccanismo economico di stabilità (Mes), risorse essenziali per la sanità, seppure soggette a condizioni; ha indebitato il Paese per centinaia di miliardi, firmando cambiali (cioè i Titoli di Stato) e ora è arrivato all’ultima spiaggia perché non può più indebitarsi.
La Legge di Bilancio 2021, soggetta alla prossima approvazione del Parlamento, prevede un indebitamento di ulteriori 40 miliardi, debiti che dovranno pagare le future generazioni. Però non bastano.
La storia è fatta da bianchi e neri, da persone perbene e da persone per male, da buoni e cattivi e, appunto, da fessi e furbi.
Questi ultimi nel nostro Paese sono una minoranza aggressiva che coarta i primi, i fessi, cioè le persone perbene che comunque hanno la necessaria perspicacia per capire come funzionano le cose.
Conte, dunque, a parole incita “Avanti tutta”. Però non vi è nessun atto di governo che tagli i percorsi burocratici e le leggi che li regolano, senza di ché dirigenti, funzionari e dipendenti pubblici si attaccano sempre al comma o all’articolo per non fare le cose.
Non c’è nessun atto di governo che sblocchi le opere pubbliche apra i cantieri, fermi da anni, che sono migliaia, tenendo immobilizzati decine e decine di miliardi.
Così, aprendo i cantieri, si metterebbe in moto l’occupazione e non distribuendo sussidi su risorse che ormai sono finite.
Qualche giorno fa, Anna Maria Furlan – segretaria generale della Cisl, venuta al nostro Forum pubblicato il 24 febbraio 2018 – ha detto due cose sacrosante: la prima, senza una formazione continua dei dipendenti pubblici, per addestrarli alle nuove tecnologie e a un nuovo modello organizzativo, questa burocrazia resterà obsoleta; la seconda, che è indispensabile nominare i commissari capaci e professionali in grado di gestire con rapidità la realizzazione delle opere pubbliche.
Ovviamente la Furlan non si riferiva a commissari che non hanno alcuna competenza e che sono nominati fra i politici trombati, ma a professionisti competenti.
Vi è dunque ormai una penuria di risorse pubbliche, l’impossibilità da parte dello Stato di contrarre ulteriori debiti; questi due limiti non consentono al Governo di effettuare ulteriori ristori ed ecco perché non crediamo a nuove e particolari restrizioni delle attività, impossibili da attuare senza, appunto, dare delle contropartite a chi perde lavori e incassi.
“Avanti tutta” o “Indietro tutta”? Ai posteri l’ardua sentenza.
