Non concordiamo con la continua propaganda di Matteo Salvini, necessaria per tenere desto il consenso di una parte dell’elettorato nei confronti della Lega. Secondo i sondaggi, però, tale consenso, a oggi, è sceso di circa dieci/undici punti dal trentaquattro per cento raggiunto in precedenza. Egli fa di tutto per cercare di arrivare in buona posizione alle prossime elezioni, che regolarmente si terranno nel 2023, ma potrebbero essere anticipate al 2022, dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Tuttavia, Salvini ha perfettamente ragione su un punto e cioé che il presidente del Consiglio dei Ministri del precedente Governo, Giuseppe Conte, e il suo ministro della Salute, Roberto Speranza, dovevano affrontare con concretezza l’epidemia, mettendo in campo l’unica soluzione possibile per debellarla e cioé vaccinare al più presto tutti gli italiani.
Invece, i due si sono dedicati a strozzare gli italiani chiudendoli in casa, impedendo loro qualunque attività culturale – con la chiusura di cinema, teatri e musei -, sociale – con la chiusura di ristoranti e pizzerie – e fisica – con la chiusura di palestre e piscine.
Si potrebbe obiettare che queste chiusure fossero necessarie. Ma se fossero state necessarie, perché non appena arrivata l’estate sono state fortemente allentate, con la conseguenza che l’epidemia ha preso vigore in autunno? Forse i due speravano che passasse da sola, evento improbabile, come hanno dimostrato i mesi successivi.
La vera iniziativa decisiva che dovevano prendere, Conte e Speranza – se non fossero stati due incapaci di gestire con autorevolezza la drammatica situazione – era di trovare un accordo col sistema delle industrie farmaceutiche italiane, che conta eccellenze riconosciute a livello internazionale, collegandole con le imprese detentrici dei brevetti dei vaccini, in modo da consentire la loro produzione di massa nel nostro territorio.
Così si sarebbero approvvigionate le strutture preposte a effettuare le relative iniezioni entro quattro o cinque mesi. Ma questo non è stato fatto, continuando invece con le passerelle televisive del presidente che forse non ha conosciuto Wanda Osiris.
L’inazione dei due ha comportato non solo un forte ritardo nel contrastare il virus con i vaccini, ma ha anche compromesso almeno sei mesi dell’anno in corso. Si sono fidati della Commissione europea, la quale ha dimostrato incapacità nel non stringere contratti tassativi con i fornitori. Ursula von der Leyen ha dimostrato ingenuità nel firmare pre-contratti senza clausole stringenti e tassative, per cui i produttori hanno fatto quello che hanno voluto e non hanno mantenuto gli impegni di consegna delle quantità pre-contrattualizzate.
Così le popolazioni europee non hanno ricevuto i vaccini, mentre stanno procedendo a velocità sostenuta Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele, che sono stati più abili e previdenti.
Draghi, appena insediato, deve aver capito che quella dei vaccini era l’unica soluzione vera per debellare l’epidemia. Ha impedito all’industria di Anagni, che produce il vaccino AstraZeneca, di esportare 250 mila dosi in Australia e si è raccordato con FarmIndustria per attrezzare gli impianti italiani, in modo che entro tre o quattro mesi producano il vaccino in Italia.
Il ritardo del duo Conte-Speranza costerà all’Italia, probabilmente, un’ulteriore gravissima perdita di cinquanta/sessanta miliardi di Pil nel 2021, perché non è all’orizzonte la riapertura dell’attività turistica, né quella ancora più importante, almeno per il Centro-Nord, della riapertura di fiere e mostre.
Comunque bisogna guardare avanti, anche se non va dimenticato il comportamento degli incapaci, in quanto bisognerà ricordarsene alla prossima occasione elettorale, quando chiederanno il consenso ai cittadini.
Purtroppo chi vota ha la memoria corta e di questo approfittano i politicanti da strapazzo quando si ripresentano nonostante i loro flop e chiedono di nuovo il consenso, non provando alcuna vergogna per i loro cattivi comportamenti che hanno creato nocumento alla popolazione.
Noi, comunque penseremo a tenere vivo il ricordo delle malefatte.
