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Festa della Repubblica, c’era aria di funerale

Sabato pomeriggio, nei Giardini del Quirinale, dopo il rituale saluto nel breve incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la di lui figlia Laura, ho avuto modo di sentire l’aria che tirava: mi è sembrata un’aria di funerale.
Forse l’ultimo saluto a questo Governo è in preparazione, a giudicare dai sorrisi tirati di Salvini e Di Maio, nonché dall’aria triste e sconsolata del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ho avuto modo di avvicinarlo e di scambiare con lui alcune brevi impressioni sulla situazione. Impressioni non positive. Mi sono permesso di raccomandargli pazienza e forza perché la situazione è molto ingarbugliata.
Anche dai brevi contatti con Salvini e con Di Maio ho capito il loro pessimismo. Ma forse mi sono sbagliato.
L’aria tradizionalmente festosa del pomeriggio, in quello splendido scenario, era quasi macchiata di malinconia. Eppure proprio lì, esattamente un anno fa, i ministri dell’attuale Governo – che avevano appena firmato davanti al Presidente della Repubblica – erano scesi, confondendosi con gli invitati, che a malapena li conoscevano.

Luigi Di Maio sta commettendo probabilmente lo stesso errore che commise Matteo Renzi: quello di incarnare l’uomo solo al comando. Dietro di lui, infatti, non vi sono strutture, non vi sono persone addestrate e abilitate a governare con un minimo di capacità. Il meccanismo del consenso attraverso la piattaforma Rousseau non è autorevole, perché se è vero da un canto che sia qualche decina di migliaia di persone a dire sì o no, d’altro canto non vi è alcuna prova provata che tutto ciò sia fatto attraverso il controllo dei mittenti e del loro effettivo pensiero.
Salvini, pur essendo un uomo solo al comando, non è effettivamente solo, perché dietro di lui c’è un partito strutturato e funzionante da quasi un trentennio nel Nord, mentre nel Centro e nel Sud egli è riuscito a portare sul suo carro tanti politici di lungo corso, che hanno avuto la capacità di attrarre voti avendo avuto l’abitudine di governare interi territori.
Ecco forse una delle ragioni dello sgretolamento del Movimento 5 stelle e dell’impetuosa crescita della Lega.
La Lega, nonostante il vistoso successo, non ha comunque raggiunto il record di Matteo Renzi quando, cinque anni fa, ottenne alle Europee un risultato senza precedenti con il 40,8% dei consensi.
A proposito del Partito democratico, va rilevato che non è tutto oro quello che luccica, perché pur avendo guadagnato circa 4 punti percentuali rispetto alla scorsa elezione, in effetti ha riportato circa 100 mila voti in meno. Quasi nessuno ha sottolineato questo dato, conseguente all’aumento del numero di elettori che non si è recato alle urne, non soltanto per una sorta di disgusto verso questa classe politica, ma anche per l’ignoranza diffusa che aumenta giorno dopo giorno.
Peraltro, anche quelli che ritengono di sapere si dimenticano di Socrate (470 a.C.-399 a.C.): “So di non sapere”. E di Cartesio (1596-1650): “Penso, dunque sono”.
Il pensiero, quello vero, e l’ignoranza sono due aspetti antitetici: il primo è scarsamente diffuso, la seconda è di larga appartenenza al popolo, in nome del quale tanta gente compie scempi.

Ho avuto modo di chiacchierare con Mario Monti, venuto al nostro Forum pubblicato l’8/1/2013, il quale con il suo sorriso ironico di sempre sottolineava la sensazione che circolava fra quel verde meraviglioso e cioè che dietro l’angolo ci sia una situazione molto pericolosa, con i mercati in agguato non per colpire l’Italia ma per difendere investimenti e risparmi nei titoli di Stato italiani, il cui ammontare del debito è di ben 2.358 miliardi (marzo 2019).
Vicino a Monti c’era Carlo Cottarelli (venuto al nostro Forum pubblicato lo scorso 14 maggio), che scherzosamente il Professore additava come prossimo presidente del Consiglio. Forse non si è trattato di uno scherzo.
Un breve scambio di battute con Paolo Gentiloni, dimagrito da quanto era presidente del Consiglio, anche lui non allegro sul piano generale ma forse nascostamente contento.
Questa mia partecipazione al Quirinale è la quinta della serie, ma non ho rilevato quell’atmosfera serena del passato. Questo è un dispiacere, perché getta un’ombra cupa sul futuro del nostro Paese.