Contraffazione a tavola, incubo per italiani - QdS

Contraffazione a tavola, incubo per italiani

Marco Carlino

Contraffazione a tavola, incubo per italiani

venerdì 01 Novembre 2019

Coldiretti/Ixé: il 65% degli intervistati teme il danno economico e problemi per la salute. L’illecito volume d’affari di 7 mld nell’agroalimentare costa la perdita di 140.000 posti di lavoro

CATANIA – Non solo un danno economico, ma soprattutto un rischio per la salute. Il pericolo contraffazione a tavola spaventa circa due italiani su tre, circa il 65%.

Questo dato emerge da una indagine condotta Coldiretti/Ixè presentata in occasione della prima “Giornata della Lotta alla Contraffazione per gli studenti”, organizzata nell’ambito delle attività del Consiglio Nazionale per la Lotta alla Contraffazione e all’Italian Sounding (CNALCIS), istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

“La contraffazione alimentare – denuncia Coldiretti – è un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro i quali spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza”.

ll settore agroalimentare nostrano quindi risulta essere fortemente colpito dalla contraffazione, e danneggia sia i produttori che i consumatori. Un illecito volume d’affari in Italia di oltre 7 miliardi di euro e non solo. Secondo il Censis la contraffazione costa la perdita di 140 mila posti di lavoro all’anno. Secondo Coldiretti, nell’ultimo decennio si è assistito ad un aumento record del 70% del valore del falso Made in italy che oggi si attesta a oltre 100 miliardi.

Un fenomeno che toglie mercato al vero prodotto italiano, nonché posti di lavoro, pregiudicando la sopravvivenza di molte aziende, sempre di più condotte da under 35, che hanno fatto dell’export una fonte principale di ingresso economico.

“L’agricoltura e l’alimentare sono considerate – continua la Coldiretti – aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici.”

L’associazione chiede allo Stato italiano, e anche all’Europa, che all’attività svolta dalla forze dell’ordine venga accompagnata dalla revisione delle leggi sui reali alimentari con la proposta a costo zero elaborata da Giancarlo Caselli nell’ambito dell’Osservatorio agromafie promosso dalla Coldiretti per introdurre nuovi sistemi di indagine e un aggiornamento delle norme penali adeguate a combattere le frodi agroalimentari diventate più pericolose con l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali.

“L’Unione europea deve agire per garantire la legalità tutelando le nostre produzioni con leggi che prevedano l’obbligo d’indicazione dell’origine della materia prima per tutti gli alimenti, anche trasformati, come richiesto dalla petizione europea ECI “Eat original! Unmask your food”, che ha raccolto 1 milione e 100 mila firme in Ue – ha dichiarato il presidente dei giovani di Coldiretti Veronica Barbati. “E’ inoltre necessario – ha aggiutno – che la Commissione Ue negozi accordi internazionali che vietino categoricamente la contraffazione e non utilizzino l’agricoltura come merce di scambio a vantaggio di altri settori”.

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