Contratto regionali, intesa inadeguata perché esclude merito e produttività - QdS

Contratto regionali, intesa inadeguata perché esclude merito e produttività

Contratto regionali, intesa inadeguata perché esclude merito e produttività

sabato 20 Aprile 2024

Nei giorni scorsi la firma di sindacati e Aran, ma l’attenzione è stata rivolta soltanto alla parte economica. Intervista al segretario regionale della Funzione pubblica del sindacato: “Occorre ridare appeal alla Regione e avviare un ricambio generazionale”

PALERMO – Cinquanta milioni di euro per il contratto di lavoro dei dipendenti regionali del comparto non dirigenziale per il triennio 2019/2021. Soldi che serviranno per aumentare gli stipendi; altri 3 milioni e mezzo di euro, invece, saranno spesi per procedere a circa novecento promozioni. Il contratto, inoltre, prevede una rimodulazione delle fasce, che passano da 3 a 4, con l’introduzione di una nuova dedicata ai dipendenti a elevata professionalità.

Se da una parte quest’ultimo aspetto può essere considerato un passo avanti per valorizzare la qualificazione del personale, dall’altra è anche vero che si tratta a oggi di una scatola vuota. Infatti servono risorse per renderla efficace e al momento dalla Regione non ne sono state stanziate.

Aumenti che non tengono in alcun conto della produttività e delle performance

Si può quindi parlare di aumenti che non sembrano tenere in alcun conto della produttività e delle performance del personale, per cui ogni anno vengono fissati degli obiettivi che nella sostanza però non si traducono in una vera differenza salariale che potrebbe fare da stimolo e pungolo per una migliore gestione del lavoro d’ufficio.

Allo stesso tempo, il documento stipulato non va a lavorare sulla redistribuzione di questo personale secondo le esigenze specifiche che la digitalizzazione ha presentato, andando a trasformare in toto il modo di gestire il da farsi e il rapporto con il pubblico. E senza in alcun modo tener conto del merito e della competenza di ognuno, che andrebbero valorizzate per essere utilizzate al meglio all’interno della struttura. Una mancanza riconosciuta e di cui si è ben consapevoli, come traspare anche dalle parole dello stesso assessore regionale alla Funzione pubblica, Andrea Messina, pronunciate in via ufficiale qualche giorno fa: “Gli spazi di manovra che le leggi vigenti ci consentivano non erano ampi. Abbiamo fatto il massimo modificando il sistema di classificazione sul modello di quello del comparto dei ministeri. Una base di lavoro necessaria che ci consente di avviare un sereno confronto per il contratto 2022/2024 nel quale cercheremo di operare interventi più incisivi sia riguardo le progressioni di carriera sia sulla riorganizzazione complessiva del personale, che soffre oggi di una cristallizzazione nei ruoli”.

Serve una concreta revisione del sistema

È necessario quindi operare una concreta revisione del sistema che tenga in debita considerazione le competenze maturate dal personale, spesso costretto in ruoli anacronistici, la normativa vigente e i numerosi pensionamenti che hanno determinato, in taluni uffici, un sovraccarico di lavoro. Una riorganizzazione che non può che partire dall’elencazione analitica di quanti e quali servizi ogni dipartimento dovrebbe erogare. Soltanto dopo, si potrà determinare il fabbisogno finanziario e di risorse umane necessario per sostenerlo.

L’accordo per il triennio 2019/2022 soltanto un primo passo

L’accordo per il triennio 2019/2022 è quindi da considerare soltanto un primo passo. Siglato da Cobas Codir, Sadirs, Siad e dalle sigle del pubblico impiego di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, su di esso i sindacati hanno espresso la propria soddisfazione, anche se si tratta di un inizio per un percorso ben più lungo: “È il primo passo – ha detto Accursio Gallo, commissario straordinario dell’Aran, l’Agenzia di rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni – perché in questa maniera ci siamo messi al passo con il resto d’Italia e adesso cominceremo la trattativa per il nuovo contratto del triennio successivo”.

“Si tratta di un importante contratto – ha aggiunto Dario Matranga, segretario del Cobas Codir – che offre una prospettiva di cambiamento per tutti i dipendenti dell’Amministrazione regionale degli Enti collegati e delle società partecipate, che finalmente hanno una prospettiva di crescita in termini professionali attraverso le progressioni di carriera”.

Tra gli elementi del contratto vi sono la previsione del sistema di classificazione del personale previsto nello Stato con tre aree professionali e l’introduzione della nuova area delle elevate professionalità. Il nuovo sistema, in linea con la disponibilità delle risorse stanziate con la recente Legge di bilancio 2024, consentirà di avviare a breve significativi percorsi di carriera con l’attivazione delle progressioni verticali, dopo anni di cristallizzazione nelle categorie di appartenenza. Tra le disposizioni da segnalare, anche la previsione di congedi per un massimo di novanta giorni lavorativi per le donne vittime di violenza che risultino inserite in percorsi di protezione.

“Rendiamo maggiormente stimolante – ha affermato ancora Messina – anche per chi si approccia per la prima volta al lavoro pubblico, l’accesso all’impiego, che potrà offrire percorsi di crescita professionale. In questa logica vanno letti anche gli articoli relativi alle posizioni organizzative e professionali che consentono di valorizzare i dipendenti che svolgono incarichi di responsabilità”.

Paolo Montera (Fp Cisl): aumenti necessari per compensare l’inflazione

Del contratto appena siglato abbiamo parlato con Paolo Montera, segretario regionale della Funzione pubblica della Cisl.

Nel varare questo accordo si è tenuto conto di un Piano organizzativo dei servizi (Pos) attraverso cui viene determinato il fabbisogno di competenze necessarie alla produzione dei servizi?
“Si è fatto riferimento al Piao, Piano integrato di attività e organizzazione, previsto con decreto legge nel 2021 e operativo da luglio 2022, di competenza di parte datoriale. Il nuovo ordinamento professionale è certamente più attagliato alle competenze necessarie ma non sarà sufficiente. Lo diciamo da tempo e lo ribadiamo: occorre ridare appeal alla Regione e procedere con un ricambio generazionale”.

Lo stesso assessore Messina ha ammesso che la strada per un contratto davvero efficace è lontana. Ha evidenziato che servono “interventi più incisivi sia riguardo le progressioni di carriera sia sulla riorganizzazione complessiva del personale che soffre oggi di una cristallizzazione nei ruoli”. Anche secondo voi è così?
“Dell’assessore Messina abbiamo sempre apprezzato la sua chiarezza e la sua onestà intellettuale, dimostrate nelle varie interlocuzioni e in ogni sede. Questo contratto è stato costruito tenendo conto degli attuali limiti giuridici ed economici vigenti, che consentiranno di riclassificare circa mille dipendenti. Chi, invece, rilancia su ciò che sarebbe ottimale, ben conoscendo i vincoli anche di natura costituzionale, che non permettono alle Pubbliche amministrazioni di realizzare progressioni di carriera con la stessa efficienza che si registra nelle imprese private, mente sapendo di mentire. Tuttavia, il contratto ha già delle previsioni positive che vanno nel senso di una riqualificazione funzionale del personale. Il riferimento è anche alle posizioni organizzative e all’area delle elevate qualificazioni che crea un’area che si va a collocare tra il comparto e la dirigenza. Quest’ultimo è un istituto ancora in fase di sperimentazione che inizia a prendere corpo in qualche ministero e che va incentivato, a proposito di efficienza”.

Appare chiaro che occorra operare una concreta revisione del sistema, che tenga in debita considerazione le competenze maturate dal personale, spesso costretto in ruoli anacronistici. Per esempio, serve una spinta per la digitalizzazione…
“Il nuovo contratto va verso questa direzione. È ovvio che, tenuto conto dell’elevata età media dei dipendenti, è auspicabile ogni sforzo possibile verso la digitalizzazione per dare la migliore risposta a cittadini e imprese. Questo deve riguardare pure la dirigenza che, ancor prima della fine del Pnrr, sarà numericamente drasticamente ridotta, per via dei pensionamenti. Ciò anche in considerazione di un dato allarmante che ha visto una percentuale pari al 30-40 per cento dei vincitori dei più recenti concorsi per istruttori e funzionari alla Regione rinunciare all’assunzione. Per una percentuale altrettanto alta di chi, una volta preso servizio, si è dimesso. Chi l’avrebbe mai detto sino a pochissimo tempo fa?”.

L’impressione è che anche questo accordo applica metodi che non appaiono improntati sul merito. Si parla di fasce e aumenti ma in modo indiscriminato, a pioggia, non tenendo conto delle professionalità e della produttività dei singoli. È così?
“Non è così, il contratto riconosce gli aumenti economici stipendiali secondo le percentuali stabilite dalla legge di bilancio dello Stato e applicate in tutti i contratti della Pubblica amministrazione. Del resto, tutti i lavoratori allo stesso modo hanno sopportato il peso dell’inflazione e hanno diritto degli aumenti ciascuno per la sua fascia d’appartenenza, così come avviene da sempre in tutti i contratti pubblici e privati. Cosa diversa sono le risorse economiche accessorie, la cui utilizzazione è subordinata alla contrattazione integrativa, sulle quali sosteniamo da sempre che vanno finalizzate al miglioramento dei servizi e, pertanto, non possono e non devono essere distribuite a pioggia, ma devono premiare il merito”.

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