Contribuenti nelle “sabbie mobili” del Fisco, pesano gli errori del passato - QdS

Contribuenti nelle “sabbie mobili” del Fisco, pesano gli errori del passato

Contribuenti nelle “sabbie mobili” del Fisco, pesano gli errori del passato

martedì 31 Marzo 2020

Lotta all’evasione fiscale, snellimento della burocrazia, semplificazione: si poteva fare di più. Provvedimenti adottati dal governo non raggiungono tutti coloro i quali ne hanno bisogno

ROMA – Sono in arrivo per i Comuni 4,3 miliardi di euro ed altri e 400 milioni per buoni spesa per le famiglie indigenti. Una piccola iniezione di liquidità per coloro, compresi i lavoratori in nero, che a seguito della crisi sanitarie ed economica determinata dal Coronavirus, si trovano ai limiti della sopravvivenza

Il primo decreto legge ha messo sul piatto 25 miliardi di euro per fronteggiare l’emergenza, una cifra assolutamente ridicola di fronte al drammatico problema che stiamo vivendo.
Sappiamo che il Governo sta facendo quanto può. Ma questo non basta. C’è da dire, peraltro, che in questa situazione avranno certamente influito anche i tantissimi errori del passato.

Non c’è dubbio, infatti, che i tagli nella sanità, il mancato rispetto dell’ambiente, la mancata efficace lotta all’evasione, l’insufficiente digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, la mancata alfabetizzazione informatica, il mancato snellimento della burocrazia, il mancato impulso all’e-commerce, la mancata incentivazione dell’insegnamento a distanza, a carenza di relazioni umane e sociali, e tanto altro, sono questioni che, assolutamente trascurate nel corso degli ultimi anni, oggi sono entrate prepotentemente nella vita quotidiana dei nostri giorni.

Anche la Corte dei Conti, con la “Memoria” n. AS 1766 del 25 marzo 2020, ha manifestato grosse riserve sui provvedimenti finora emanati dal Governo, ritenendo le norme contenute nel Decreto Legge 18 del 17 marzo scorso poco adeguate al momento e stigmatizzando la brevità delle sospensioni già concesse ed alcune “omissioni”, come la mancata sospensione degli “avvisi bonari” dell’Agenzia delle Entrate.

Tra le “sabbie mobili” più pericolose, ci sono le norme di carattere sociale e quelle di natura fiscale.

I provvedimenti riguardanti gli aiuti ai lavoratori ed alle imprese (in pratica tutte le partite Iva) sono troppo complessi e non sufficienti per raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno. Queste tematiche, quelle sul lavoro, sono di competenza dei Consulenti del Lavoro i quali, magari consapevoli di non potere ottenere alcun compenso per le prestazioni eseguite ed in certi casi pure consapevoli di non potere ottenere il compenso per il lavoro svolto in passato (a causa della crisi economica che ha colpito quasi tutti i loro clienti), svolgono un lavoro estremamente importante per consentire di interpretare ed applicare, per conto dei clienti che ne hanno diritto, le varie ed importantissime agevolazioni previste dalla legge, una legge, però, fatta male, sicuramente a causa dell’urgenza che lo scoppio dell’epidemia ha determinato.

Per non parlare, poi, delle questioni di natura fiscale che coinvolgono in maniera particolare e, per ora, anche in modo talvolta drammatico, Commercialisti ed Avvocati, anche loro consapevoli delle grosse difficoltà di ottenere il giusto compenso dai loro clienti.
In materia tributaria, come è ben noto, il nostro Legislatore non è mai stato né chiaro, né favorevole a soluzioni veramente in grado di spingere verso la tax compliance.

Impensabile, quindi, che potesse esserlo in questi momenti in cui, prescindendo da molti principi cardini del nostro ordinamento (non solo lo Statuto dei Diritti del Contribuente ma, probabilmente, anche la Costituzione Italiana), ha emanato e continua ad emanare ordinanze e decreti che, proprio per la mancata corretta concertazione e per la fretta, rischiano di non essere efficaci e, cosa ancora più trave, corretti dal punto di vista sociale.

Le notizie che giungono da Palazzo Chigi vedono una proroga delle sospensioni, più ampia delle prime, probabilmente legate all’ammontare dei ricavi ed alla perdita del fatturato.

Comunque, speriamo di potere uscire al più presto dal tunnel. Sicuramente ci vorrà del tempo. Probabilmente, dopo avere risolto la questione sanitaria e calmato le tensioni sociali, per una vera rinascita del Paese ci vorrà, oltre all’unità dell’Europa, anche qualcosa di simile al “Piano Marshall” del secondo dopoguerra. Speriamo pure che, dopo l’uscita, l’esperienza che stiamo vivendo ed i suggerimenti che la triste realtà ci sta dando vengano tenuti (tutti) in debita considerazione, dalla Politica, dai cittadini, dai contribuenti, dalle imprese, dai professionisti e da tutti coloro i quali vogliono vivere un’esistenza globale, ma serena.

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