Contributi, Inps: "All'appello mancano 12 miliardi, colpa del lavoro sommerso" - QdS

Contributi, Inps: “All’appello mancano 12 miliardi, colpa del lavoro sommerso”

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Contributi, Inps: “All’appello mancano 12 miliardi, colpa del lavoro sommerso”

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sabato 12 Novembre 2022

In Italia evasione contributiva parziale o totale per 1 lavoratore su 10. L’Ue: "Ridurre del 2% di occupazione irregolare entro il 2026".

Il Rapporto Annuale elaborato dall’Inps tocca anche lo spinoso tema del lavoro sommerso. Anche in questo caso i dati sono allarmanti: in Italia infatti – segnala l’Istituto previdenziale – più di un individuo su dieci lavora senza che il suo datore di lavoro versi una parte o la totalità dei suoi contributi sociali.

Come descritto nella Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per l’anno 2021, il lavoro sommerso nella Penisola ammonta nel 2018 a circa 3,2 milioni di posizioni lavorative irregolari che generano circa 12 miliardi di evasione contributiva. E nel 2019 – secondo l’ultima rilevazione disponibile, fornita dall’Istat – quelle cifre non sono mutate.

La comparazione con gli altri Paesi europei sull’incidenza del lavoro non regolare non è meno preoccupante. Analizzando l’incidenza del lavoro non dichiarato sul valore aggiunto lordo totale nel 2017 nell’Unione europea, “è interessante notare – si legge nel Rapporto Inps – che la media europea (16,4%) divide i Paesi in due gruppi. I nuovi membri, per lo più Paesi dell’est Europa, si trovano quasi tutti sopra la media e hanno le performance più preoccupanti in termini di lavoro non regolare in Europa.

Lavoro irregolare, Italia vicina a media europea

Purtroppo, l’unico paese tra i 6 membri fondatori dell’Unione che si trova in tale gruppo è̀ proprio l’Italia, vicina alla media europea con il 16,9%. Gli altri Paesi mediterranei dell’Unione sopra la media sono la Spagna con il 17,9% e la Grecia con il 22%. Nel gruppo dei Paesi Ue con minore incidenza di lavoro non regolare si trovano, invece, la Germania con il 7,1%, l’Inghilterra con il 9,1% e la Francia con l’11%”.

Di fronte a questo scenario che per la Penisola è tutto fuorché roseo, incombe lo spettro dei due obiettivi – inseriti nel Pnrr e relativi al contrasto del lavoro sommerso – che l’Europa ci impone di raggiungere: ridurre del 2% il tasso di lavoro non regolare entro il 2026 e aumentare l’azione di vigilanza ispettiva del 20% rispetto a quanto svolto nel periodo 2019/2021 (obiettivo da centrare nel 2025). Sul secondo obiettivo l’Inps appare ottimista: “l’azione ispettiva in tempi di pandemia ha avuto una brusca riduzione, pertanto si ritiene che i livelli richiesti dal piano (nazionale per la lotta al sommerso proposto dalla commissione istituita ad hoc con D.M. n.32/2022, nda) possano essere raggiunti”.

Calano le attività ispettive

A onor del vero però il calo dell’attività di vigilanza ispettiva risale a prima del Covid: come registrato nel Rapporto, il numero di ispezioni svolte da personale Inps, Inail e Mpls (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), sotto il coordinamento di Inl, è stato di 160 mila circa nel 2017, è sceso a 144 mila nel 2018, ha continuato a calare nel 2019 (142 mila) e, a causa della crisi pandemica, si è praticamente dimezzato nel 2020 (circa 75 mila). È lo stesso Istituto previdenziale a segnalare che “negli ultimi anni, la vigilanza ispettiva ha ridotto le sue attività per lo più a seguito di una costante riduzione del personale ispettivo e che solo ora sta ristabilendo i propri organici con nuove assunzioni”.

Sul fronte del controllo rientra anche l’attività mirata ad intercettare ad origine i “furbetti” del Reddito di Emergenza e di Cittadinanza: nel 2021 sono state preventivamente bloccate quasi 58mila domande per l’insussistenza di uno o più requisiti in capo al richiedente, per un valore economico di circa 33 milioni di euro di prestazioni non erogate e segnalate alle Forze dell’Ordine.

Ben più complesso sarà il raggiungimento del primo obiettivo, quello cioè relativo alla riduzione di due punti percentuali del sommerso da lavoro entro i prossimi quattro anni: l’Istituto con deliberazione del Consiglio di Amministrazione n. 17 del 23 febbraio 2022 ha conferito un incarico dirigenziale di consulenza denominato “Studio sugli ambiti di azione e sulle iniziative che l’Istituto dovrà sviluppare per l’ampliamento della base imponibile” con l’obiettivo, appunto, di analizzare e studiare politiche e azioni amministrative atte alla crescita delle entrate contributive.

Una questione vitale per la sostenibilità dell’intero apparato del welfare nazionale perché – ed è lo stesso Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, a sottolinearlo nella sua relazione a corredo del Rapporto – “Per l’equilibrio del sistema previdenziale, occorre garantire la sostenibilità della spesa ma anche l’allargamento della base contributiva sia in termini di recupero del sommerso che di incremento della massa retributiva per i lavoratori regolari”.

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