Catania-Padova, finale di ritorno della Coppa Italia di Serie C, si giocherà a porte chiuse. A deciderlo il giudice sportivo dopo gli incidenti verificatisi allo stadio Euganeo durante l’intervallo della partita di andata e seguiti, sin qui, da otto fermi tra i tifosi rossazzurri. Ammenda di 10.000 euro al club etneo e di 5.000 euro al Padova.
Il Giudice Sportivo Dott. Stefano Palazzi, assistito da Irene Papi e dal Rappresentante dell’A.I.A. Sig. Silvano Torrini, rileva che, dai referti acquisiti agli atti (referto arbitrale, r. proc. fed., r. c.c., documentazione fotografica), risulta quanto segue:
A) i sostenitori della Società Catania, posizionati nel Settore Curva Nord, hanno lanciato:
1. durante l’ingresso in campo delle squadre, tre petardi di notevole intensità nel recinto di gioco, senza conseguenze;
2. al 13° minuto del primo tempo, un fumogeno e un petardo di notevole intensità nel recinto di gioco, senza conseguenze;
3. al 27° minuto del primo tempo, un petardo di notevole intensità nel recinto di gioco, senza conseguenze.
B) Al termine del primo tempo e successivamente al rientro delle squadre e della Quaterna Arbitrale negli spogliatoi, una parte dei tifosi (circa 150 unità) del Catania entrava nel recinto di gioco, attraverso uno dei varchi di accesso al campo posizionato nell’angolo Nord-Est del Settore Ospiti; tali tifosi si dirigevano in prossimità dei tifosi avversari occupanti il Settore Tribuna Est e:
1. prelevavano uno striscione posto sulla recinzione;
2. lanciavano numerosi fumogeni verso il Settore Tribuna Est occupato dai tifosi avversari.
Tali fumogeni venivano raccolti dai tifosi del Padova e rilanciati all’indirizzo dei tifosi del Catania che stazionavano nel recinto di gioco. Il lancio ed il rilancio dei fumogeni si ripetevano più volte fino all’intervento delle Forze dell’Ordine. Nel frangente, una parte della tifoseria del Catania che era rimasta nel Settore Curva Nord Ospiti, lanciava nel recinto di gioco tre petardi all’indirizzo delle Forze dell’Ordine impegnate a sedare la tifoseria che invadeva il recinto di gioco, senza conseguenze. Lo scontro tra i tifosi del Catania e le Forze dell’Ordine proseguiva per alcuni minuti anche all’interno della Curva Nord Ospiti.
Le condotte poste in essere dai tifosi del Catania hanno determinato un ritardo di 4 minuti sull’orario di inizio del secondo tempo. Durante gli scontri il dirigente del servizio dell’Ordine Pubblico accusava un malore, tale da rendere necessario l’intervento del personale medico presente sul terreno di gioco e il successivo trasporto in ospedale per ulteriori accertamenti. Dal referto del Commissario di Campo è emerso altresì che i tifosi del Catania hanno danneggiato due vetrate di separazione del Settore Curva Nord Ospiti dal recinto di gioco e un parapetto al varco di accesso al campo di gioco del Settore Tribuna Est.
C) Dai referti sono emerse, altresì, a carico della Società Padova le seguenti condotte:
1. al 12° minuto del primo tempo, i suoi sostenitori lanciavano un petardo di notevole intensità nel recinto di gioco, senza conseguenze;
2. tra il primo e il secondo tempo, i suoi sostenitori, posizionati nel Settore Tribuna Est, raccoglievano i fumogeni che erano stati lanciati verso di loro dai tifosi avversari e li rilanciavano all’indirizzo degli stessi che stazionavano nel recinto di gioco, senza conseguenze.
Per i motivi esposti, in ordine alle condotte sopra specificate poste in essere dai sostenitori del CATANIA e del PADOVA, adotta i seguenti provvedimenti:
Ammenda di euro 5mila al Padova
Ritenuta la continuazione, misura della sanzione in applicazione degli artt. 6, 13, comma 2, 25, comma 3 e 26 C.G.S., valutate le modalità complessive dei fatti e che i fatti sopra indicati sono connotati da particolare gravità, in quanto hanno rappresentato un rilevante rischio per l’incolumità dei tesserati, dei tifosi e degli addetti ai servizi (considerate le modalità dei lanci effettuati in reciproco danno dalle due tifoserie) e rilevato che non si sono verificate conseguenze (r. Arbitrale, r. proc. fed., r. c.c.);
Obbligo di disputare una gara casalinga a porte chiuse e 10mila euro di ammenda per il Catania
Da quanto sopra esposto appare evidente la gravità dei comportamenti dei sostenitori del CATANIA. Invero, le condotte sopra riportate sono state perpetrate in violazione degli artt. 6, 25 e 26 C.G.S. e costituiscono fatti contrari alle norme in materia di ordine e di sicurezza e fatti violenti integranti pericolo per l’incolumità pubblica. Nella specie va rilevato che esse hanno determinato, anche in concreto, la ritardata ripresa del gioco dopo l’intervallo di circa 4 minuti a causa, peraltro, dell’invasione di campo da parte di un numero consistente di tifosi ospiti. Inoltre, hanno rappresentato un rilevante rischio per l’incolumità dei tesserati e dei tifosi e degli addetti ai servizi (considerate le modalità dei lanci effettuati in reciproco danno dalle due tifoserie) e hanno provocato danni all’impianto sportivo.
Alla luce di quanto sopra esposto e osservato, nelle condotte di cui sopra si deve ritenere ricorrente un caso di particolare gravità che, in applicazione del comma 4 dell’art. 25 cit., impone l’inflizione, congiunta o disgiunta, anche di una delle sanzioni di cui all’art. 8, comma 1, lettere d), e), f), C.G.S. Nell’individuazione della sanzione più adeguata ed equamente commisurata alla gravità delle condotte perpetrate e alle conseguenze concrete che ne sono derivate, appare congrua la sanzione prevista dalla lettera e) e cioè l’obbligo a carico della Società Catania di disputare una o più gare a porte chiuse, oltre all’irrogazione di un’ammenda. La congrua graduazione della sanzione, commisurata alla gravità dei fatti scrutinati, appare quella di seguito indicata.
Ritenuta la continuazione, la misura della sanzione viene determinata in applicazione degli artt. 6, 8, lett. b) ed e), 13, comma 2, 25 e 26 C.G.S., valutate le modalità complessive dei fatti e la loro gravità, rilevato che la Società sanzionata disputava la gara in trasferta (r. arbitrale, r. proc. fed., r. c.c., documentazione fotografica – obbligo di risarcimento danni se richiesto). La misura medesima è attenuata in considerazione dei modelli organizzativi adottati ex art. 29 C.G.S. Per l’effetto, commina la sanzione della disputa di una gara casalinga a porte chiuse e di euro 10.000 di ammenda. Dispone che la sanzione della disputa di una gara casalinga a porte chiuse sia scontata in occasione della gara successiva di Coppa Italia Serie C che la Società CATANIA disputerà dopo la data di pubblicazione della presente decisione (Finale di Ritorno Coppa Italia Serie C del 2 aprile 2024).