Pyongyang ritiene che la dichiarazione non assicuri la cessazione delle ostilità degli Usa.
Il vice ministro degli Esteri della Corea del Nord, Ri Thae Song, ha respinto la proposta di Seul di “dichiarare” formalmente “la fine della guerra” di Corea, considerando che sarebbe “prematuro” dal momento che “non c’è alcuna garanzia” che questo “porti al ritiro della politica ostile degli Usa verso Pyongyang”.
“Non c’è nessuna garanzia del fatto che la semplice dichiarazione di fine della guerra porti al ritiro delle politiche ostili verso la Corea del Nord nella situazione attuale della penisola che si sta gradualmente avvicinando a una situazione delicata”, ha detto Ri, secondo quanto riporta l’agenzia Kcna, in risposta alle parole del presidente sudcoreano Moon Jae-in all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
“Nulla cambierà finché le circostanze politiche” intorno a Pyongyang “resteranno invariate” e “non cambierà la politica ostile degli Usa”, ha aggiunto. Al contrario, secondo Ri, potrebbero esserci “conseguenze disastrose” che potrebbero “alterare l’equilibrio strategico nella regione”. “Quello che è chiaro – ha proseguito, rilevando come l’alleanza tra Washington e Seul “si rafforzi” sempre più – è che finché persisterà la politica ostile degli Usa verso la Corea del Nord, il principale ostacolo per porre fine alla guerra, questa fine sarà semplicemente nominale anche se dichiarata”.
Nel 1953 un accordo ha posto fine alla guerra scoppiata tre anni prima, ma non c’è stato un trattato di pace.
Ri ha fatto tra l’altro riferimento all’annuncio della nascita di Aukus – alleanza tra Australia, Regno Unito e Usa, che prevede di dotare l’Australia di sottomarini a propulsione nucleare – per ribadire come sia “ancora troppo presto per dichiarare la fine della guerra”. Bisogna “capire chiaramente” che una dichiarazione in tal senso “non aiuta in assoluto” a stabilizzare la situazione, ha sostenuto, ma potrebbe essere usata per “coprire le politiche ostili degli Usa”. “Il ritiro della politica ostile del doppio standard da parte di Washington è – ha insistito – la priorità numero uno per stabilizzare la situazione nella penisola coreana e garantire la pace”.