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Coronavirus, ansia e depressione in agguato

Coronavirus, ansia e depressione in agguato
coronavirus ansia

Nel post lockdown colpiranno una persona su tre. Il prof. Mencacci, “Il rischio è che la prossima pandemia sia di malattie mentali”. In un ospedale del Padovano la realtà virtuale in 3D per recuperare la serenità dei medici

Potrebbe essere pesante il bagaglio che ci porteremo dietro dal punto di vista della sofferenza psicologica nel post lockdown: il 30-35% delle persone, secondo dati internazionali e delle prime ricerche in Italia, oltre che osservazionali, avranno o hanno riferito di avere sintomi correlati all’isolamento come ansia, insonnia, aspetti da stress post traumatico e in percentuale più bassa disturbi depressivi.

Non solo: alcuni studi sull’esperienza cinese (ancora meno su quelle italiane,per questo si tenta di fare un intervento preventivo) hanno indicato che Covid e spinte all’isolamento e al distanziamento sociale sono la tempesta perfetta per il rischio suicidio soprattutto in soggetti fragili, mentre non è ancora possibile fare un quadro di altre anomalie comportamentali e abuso di alcol, sostanze, violenza domestica, abuso sui minori.

In questo periodo è stato constatato inoltre un aumento dei disturbi legati al panico. A fare il punto è il professor Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria (Sip).

“Si sperimenta l’idea della finitezza fisica, ma anche economica – spiega Mencacci – è una condizione verso cui essere attenti. Alla domanda se le malattie mentali saranno la prossima inevitabile pandemia la risposta è che c’è un rischio potenziale e va ben individuato. Ci troveremo di fronte a sostanziali rialzi di ansia, depressione, abuso di alcol, droga, violenza domestica. E ci sono indicatori, come la riduzione delle denunce”.

“Bisognerà – aggiunge – stimolare il recupero, facendo uso delle tecnologie per mitigare l’impatto del distanziamento, con operazioni di screening rispetto alla solitudine e cercando di aumentare il supporto sociale. Il tessuto sociale sarà molto provato, con un rischio di aumento della povertà che non è fantasticato. Sembra piuttosto concreto”.

“E’importante – conclude – che vengano date indicazioni il più precise possibili, meglio scaglionate ma precise: l’incertezza aumenta l’inquietudine”.

Fondamentale anche non perdere”il contatto tra generazioni. I bambini perdono la capacità di sentire esperienze e farsi incuriosire dal passato, i nonni lucidità e competenze cognitive”.

Nel Padovano training per respiro e immagini felici per i medici

Intanto nel Covid Hospital di Schiavonia, in provincia di Padova, struttura sanitaria che per prima in Veneto è entrata in lotta con il Coronavirus, si sta sperimentando la realtà virtuale, con le immagini di luoghi reali dove si è stati felici, prima della tempesta Coronavirus, per aiutare medici e infermieri a ritrovare un po’ di serenità, superando i picchi di ansia. È l’esperienza che viene L’obiettivo è di aiutare gli operatori sanitari a superare lo stress emotivo delle durissime settimane di lavoro.

Un progetto messo a punto dall’Ulss 6 Euganea in collaborazione (per la tecnologia) con Limbix Italia, che utilizza software per l’ambito salute creati assieme alle Università di Stanford, Harvard, Yale. “La realtà virtuale per il benessere reale. Una primizia tecnologica che altri possono prendere ad esempio come buona prassi. Agire sugli operatori comporta indirettamente beneficio per gli assistiti” spiega il dg dell’Ulss padovana, Domenico Scibetta. Attraverso i visori per realtà virtuale si fa leva sulle emozioni positive dei soggetti, affiancati da uno psicologo. La persona che vi si sottopone inizia con il training alla respirazione diaframmatica, strumento che consente di controllare le emozioni. Indossato un visore, la persona viene portata in un ambiente in cui il respiro viene visualizzato (con un flusso che entra ed esce dalla bocca) e il tempo scandito sia con pulsazioni dell’ambiente virtuale, che con indici che appaiono davanti agli occhi.

In questa fase si interagisce con lo psicologo, che insegna come utilizzare la tecnica appresa in contesti lavorativi reali. Nella seconda fase, il soggetto compie un salto nel passato, “teletrasportato” nei luoghi dove è stato felice: quella giornata di sole al mare, il momento della laurea, un pomeriggio trascorso a Venezia, o sulle piste di sci. La rete web offre la possibilità di accedere a diverse librerie di immagini 3D di luoghi reali, compreso Google Street View.

Il protocollo prevede la formazione in ambiente virtuale a tecniche di recovery psicologiche (ovvero di recupero di emozioni positive) e fisiologiche, funzionali a contrastare lo stress e i momenti di picco di ansia, tutelando la salute degli operatori e aumentandone la performance. Gli operatori, una ventina su base volontaria, verranno sottoposti a due sedute individuali di sostegno e recupero.