Giuseppe Valentino Condorelli, amministratore dell’omonima pasticceria siciliana, racconta l’emergenza al QdS. “Alcuni dipendenti lavorano in smart working, ma la produzione è quasi ferma. 40 su 80 in Cassa Integrazione”
CATANIA – “Le restrizioni dei vari decreti ministeriali del presidente del Consiglio – Giuseppe Conte – hanno bloccato la nostra attività”, a dirlo è anche Giuseppe Valentino Condorelli, cavaliere del lavoro e amministratore unico della pasticceria e dell’industria dolciaria omonima. Il 50% del personale precedentemente assunto è già in Cassa Integrazione e l’imprenditore chiede a gran voce che il Governo assuma “una precisa vision atta a tutelare imprese e cittadini”.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, il Governo ha tentato di contenere la diffusione dei casi di contagio. Per farlo, ha disposto la chiusura di tutte le attività commerciali a eccezione di quelle inerenti i beni di prima necessità. “La nostra attività è di fatto ferma. Il lockdown generale avrà delle ripercussioni importanti sul piano occupazionale ed economico”, ha chiosato Giuseppe Valentino Condorelli.
IL LAVORO IN CONDORELLI DURANTE L’EMERGENZA SANITARIA
“Alcuni dei nostri dipendenti hanno continuato a lavorare in smart working, ma la produzione è quasi ferma. Su circa 80 dipendenti, 40 sono stati messi in Cassa Integrazione dal 23 marzo. Siccome anche loro hanno diritto alla retribuzione, in attesa che lo Stato eroghi loro il sussidio previsto, lo abbiamo anticipato noi – ha continuato il cavaliere -. Con l’ulteriore d.p.c.m. del 10 aprile, avendo codice Ateco 10, potremmo quasi riaprire tutto. Ma abbiamo evitato per garantire le più rigorose misure di sicurezza tra i dipendenti rimasti”.
I DPCM, “MANCANO DI CHIAREZZA E DI LOGICA PRECISA”
L’imprenditore poi non ha risparmiato una critica – seppur costruttiva – alle disposizioni del Governo centrale: “Le indicazioni sono poco chiare in molti passaggi, tanto che non si comprende spesso quali attività siano incluse in esse e quali no. Adesso attendiamo la fase 2, ma preoccupa la mancanza di una vision atta a consentire una logica precisa sul da farsi”.
Infatti, Condorelli ha anche potuto appurare come le sue attività complementari seguano disposizioni diverse, in un tessuto economico e sociale indubbiamente differente dal passato: “La pasticceria ha visto la sospensione degli adempimenti contributivi e fiscali. Tale iniziativa non è sufficiente per le pmi e non lo sarà nel periodo immediatamente successivo al Covid-19 perché, con l’emergenza sociale emersa, la gente comprerà solo i beni di prima necessità. La questione si aggrava, se considero che la mia industria non rientra nemmeno nella sospensione precedente, alla quale si può accedere solo se si possiede una flessione del 33% rispetto al 2019”.
AIUTARE IL MONDO DELL’IMPRESA? “UNA NECESSITÀ PER IL PAESE”
“A livello regionale il presidente Nello Musumeci ha ben arginato la diffusione del Coronavirus. L’Italia è quasi in default, si sa; ma a livello nazionale, sembra mancare una vision del Governo sul da farsi, nonché la voglia di sostenere le aziende virtuose che pagano le tasse, che producono e distribuiscono ricchezza sul territorio. Non è possibile offrire solo l’opportunità di finanziamenti garantiti al 90% con il microcredito, perché le cause delle crisi aziendali in quest’occasione non possono essere considerate endogene. Invece bisogna che si tutelino i cittadini e le imprese, non le banche – ha aggiunto Condorelli -. Se l’Unione europea non aiuterà l’Italia, l’Unione stessa non ha ragione di esistere. La divergenza d’opinione degli olandesi ci fa intravedere il rischio di una politica di piena austerity – come già accaduto in Grecia – perché il nostro deficit aumenterà a dismisura”.