Secondo un rapporto dell'Istituto superiore di Sanità non vi sarebbe alcun rischio in più per chi segue una dieta senza glutine e non è immunodepresso. Quattro raccomandazioni e un costante monitoraggio da parte dei medici
I celiaci non sembrano presentare un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di contrarre l’infezione da covid-19 o di un avere un decorso più sfavorevole.
Perlomeno le persone con celiachia non complicata (da altre patologie), che seguono rigorosamente una dieta priva di glutine, che sono in buono stato di nutrizione e che non mostrano segni clinici e sierologici di attività di malattia in corso.
Questo quanto emerge nel Rapporto dell’Istituto superiore di Sanità “Indicazioni ad interim per un’adeguata gestione delle persone affette da celiachia nell’attuale scenario emergenziale”, con la premessa che, comunque, non vi sono attualmente in letteratura studi che indagano direttamente il rischio di Covid-19 nei celiaci.
Per i pazienti affetti, invece, da celiachia complicata la situazione è un po’ differente, riferisce il report.
Questi individui, che hanno sviluppato complicanze, in particolar modo l’iposplenismo (ridotta funzionalità della milza) o che presentano una malattia auto-immune associata alla celiachia, sono a più alto rischio infettivo, rispetto alla popolazione generale.
Per queste persone, si legge nel rapporto Iss, cui ha collaborato l’Associazione italiana celiachia, “devono essere applicati con rigore le misure di prevenzione dell’infezione da coronavirus, quali il distanziamento sociale e l’uso dei Dpi e l’inclusione in eventuali programmi di diagnosi precoce, promosse a livello territoriale. Inoltre, questi pazienti vanno sottoposti a profilassi vaccinale e antibiotica contro le infezioni”.
In Italia, riferisce ancora il rapporto Iss, si stima che la prevalenza della celiachia sia intorno al 1%, corrispondente a circa 600.000 celiaci. Di questi, poco più di 214.000 sono diagnosticati. “Vi sono quindi 400mila celiaci non diagnosticati e di conseguenza non adeguatamente trattati ed esposti alle complicanze della malattia”, sottolinea l’Iss.
Quindi quattro raccomandazioni dell’Iss per le persone celiache: seguire una rigorosa dieta senza glutine, per il controllo dell’infiammazione celiaca e la remissione delle eventuali complicanze, se queste hanno mantenuto la dipendenza dal glutine; mantenere il distanziamento sociale e utilizzare i Dpi, secondo le indicazioni del ministero della Salute; avvertire immediatamente per telefono il medico del territorio e la Asl di competenza in caso di comparsa anche di uno solo dei sintomi suggestivi di covid-19 (febbre a 37.5, tosse, dispnea); contattare il medico curante del presidio nel caso di comparsa di diarrea, vomito, dolori addominali e in generale di sintomi gastro-intestinali, affinché il medico sappia interpretare la responsabilità del coronavirus in questa sintomatologia, alla luce degli ultimi controlli effettuati e dell’aderenza alla dieta del soggetto.
Infine si ricorda che la celiachia (o malattia celiaca) è una permanente malattia sistemica/enteropatia immuno-mediata, scatenata dal glutine in soggetti geneticamente predisposti.
L’unico trattamento ad oggi efficace per questa condizione, sottolinea l’Iss, è una rigorosa dieta senza glutine per tutta la vita.