Coronavirus e mutui, cosa si può fare e cosa no - QdS

Coronavirus e mutui, cosa si può fare e cosa no

Coronavirus e mutui, cosa si può fare e cosa no

mercoledì 25 Marzo 2020

I timori e le necessità di rivolgere risorse altrove sta rallentando il mercato immobiliare. Le pratiche avviate procedono a rilento. Il lavoro dei periti prosegue (anche a distanza), il notaio in qualità di pubblico ufficiale continua ad operare

ROMA – C’è chi un mutuo ce l’ha già, chi sta valutando di sottoscriverlo e chi aveva già deciso di farlo. Per ciascuno di loro, il Covid-19 potrebbe cambiare i piani, anche se in modo diverso. Il decreto Cura Italia ha introdotto nuove risorse e garanzie che permettono di sospendere il pagamento delle rate fino a un massimo di 18 mesi. Ma, con le restrizioni imposte per contenere l’epidemia, cosa può (e non può) fare chi un mutuo non ce l’ha, ma vorrebbe averlo? Ecco l’analisi di Mutui.it e Facile.it condotta da Paolo Fiore.

I timori e la necessità di rivolgere risorse e attenzione altrove sta rallentando il mercato immobiliare e, di conseguenza, le richieste di acquisto sono diminuite. Quando non ci riescono le paura, a frenare le compravendite possono essere le procedure. Sono vietati gli assembramenti e gli spostamenti non necessari. Non è quindi possibile visitare gli appartamenti.

Il lavoro dei periti per la valutazione dell’immobile, tra le difficoltà, continua. Ma dipende anche dal luogo in cui operano. Tra le contromisure adottate per evitare un accumulo eccessivo di pratiche, c’è quella delle perizie a distanza, tramite foto e video. Chiaramente, è un’opzione che la banca deve accogliere per ritenere la perizia valida anche in assenza di sopralluogo fisico.

Potrebbe essere più complicato del solito anche mandare avanti operazioni che siano oltre la fase del sopralluogo. L’Abi, l’associazione delle banche italiane, ha invitato gli utenti a utilizzare i canali online e gli Atm. Per limitare il rischio di contagio, le filiali hanno ridotto la propria operatività, ma gli istituti sono ritenuti un servizio essenziale. E, anche con il decreto del 22 marzo, hanno la possibilità di rimanere aperte. L’Abi ha infatti respinto l’invito dei sindacati del settore a chiudere per 15 giorni. Vale quindi quanto annunciato il 18 marzo: oltre ad adottare accorgimenti che tutelino i lavoratori, “le banche si impegnano a limitare l’accesso alle filiali da parte di clientela ai soli casi delle operazioni urgenti non realizzabili attraverso i canali remoti e gli sportelli automatici”.

Anche in caso di mutui, quindi, l’operatività è garantita solo nei casi di particolare urgenza. Nei casi in cui non ci siano scadenze imminenti, diversi istituti si stanno attrezzando per mantenere un contatto con i mutuatari (attuali o potenziali). Viste le restrizioni in filiale, si sta facendo spazio la possibilità di fornire consulenze telefoniche. Per accendere un mutuo sarà sempre necessario un incontro faccia a faccia e la firma su documenti cartacei, ma intanto, passando attraverso le consulenze a distanza, ci si può portare avanti, ricevendo informazioni e iniziando a raccogliere la documentazione necessaria. Uffici e amministrazioni, se dotati di piattaforme digitali, continuano a lavorare. Oltre a spulciare i cassetti di casa, quindi, resta possibile richiedere online alcuni documenti, dalle buste paga all’estratto di famiglia. Non è quindi un momento comodo per sottoscrivere un mutuo, ma lo è per preparare quanto servirà.

Le banche con un’ampia rete fisica non permettono di completare a distanza l’intero processo, ma ci sono strutture ibride. E poi le banche online che, in alcuni casi, sono emanazione dei grandi gruppi. In questi casi, le possibilità di procedere sono maggiori.

Storicamente, specie per operazioni importanti come un mutuo, i clienti preferiscono le filiali. Nell’immediato, è improbabile una migrazione “di massa” verso i servizi online. Ma, nel settore bancario come in molti altri, l’emergenza sta spingendo le società a potenziare il proprio apparato digitale e gli utenti a esplorare nuovi servizi da remoto. Comportamenti che potrebbero avere un impatto nel medio periodo.

E arriviamo alla stipula del contratto, passaggio che richiede la presenza fisica. Il notaio è un pubblico ufficiale e dovrà quindi continuare a operare. Anche in questo caso, però, il quadro generale potrebbe rappresentare un vincolo anche senza l’obbligo di sospendere l’attività. L’esempio più ovvio è quello della quarantena. Se un notaio è in isolamento, deve rimanerci. Potrebbe poi esserci un ulteriore problema. La firma del contratto richiede spesso la compresenza di venditore, compratore e banca. Ferme restando urgenza e necessità (cioè i principi che devono orientare ogni movimento), la stipula potrebbe saltare perché non tutti gli interessati sono disponibili a un incontro.

E chi invece aveva avviato le pratiche di mutuo prima dell’esplosione dell’emergenza Covid-19? “Il cliente che ha già avviato una pratica di mutuo potrà continuare a portarla avanti, mettendo in conto però un possibile allungamento delle tempistiche che lo separano dal momento dell’erogazione del finanziamento da parte della banca”, spiega Ivano Cresto, responsabile mutui di Facile.it. “Tutti gli operatori coinvolti nel rogito e nell’erogazione del finanziamento continuano a lavorare, seppur magari con una rimodulazione degli orari di lavoro, pertanto non dovrebbero esserci problemi nel portare a termine l’iter, se non, appunto, un possibile allungamento dei tempi dato anche dalla necessità di dover mettere in dialogo diverse figure professionali in una situazione complessa come quella attuale.”

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