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Coronavirus, effetti sul cervello secondo studi scientifici

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Coronavirus, effetti sul cervello secondo studi scientifici

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mercoledì 20 Gennaio 2021

Circa 300 studi scientifici riportano sintomi neurologici collegati all'infezione da Sars Cov-2, che vanno dalla cefalea e la mancanza di olfatto a perdite di memoria fino a ictus, micro ischemie e in rari casi attacchi epilettici.

Il cervello può essere bersaglio
della malattia Covid-19. A dimostrarlo sono circa 300 studi scientifici che
riportano sintomi neurologici collegati all’infezione da Sars Cov-2, che
vanno dalla cefalea e la mancanza di olfatto a perdite di memoria
fino a ictus, micro ischemie e in rari casi attacchi
epilettici
.

A fare il punto è Giulio Maira,
neurochirurgo di fama mondiale e già ordinario di Neurochirurgia all’Università
Cattolica, che mette in guardia i colleghi: “E’ importante non
sottovalutare questo aspetto”.

Il Covid-19 è una patologia primariamente respiratoria ma aggredisce
anche altri organi, tra cui il sistema nervoso. “Le pubblicazioni
su questo sono sempre più frequenti e fino ad oggi se ne contano su Pubmed già
302. Tra i primi a dimostrarlo un team di medici giapponesi che avevano
individuato edemi nel cervello di pazienti gravi, per via dell’infiammazione
seguita alla risposta immunitaria al Sars-Cov-2”, precisa Alessandra
Serraino, neurochirurga del team del professor Maira.

D’altronde, che il Covid-19 abbia un impatto neurologico era immaginabile anche solo guardando gli studi su altri coronavirus. La Sars, ad esempio, riporta un articolo pubblicato su Nature online, ha mostrato di essere in grado di attaccare il cervello nello 0,04% dei casi e la Mers nello 0,2%. Percentuali apparentemente basse ma che, considerando l’elevatissimo numero di contagi da Sars-Cov-2, sarebbero molto rilevanti. E i dati, a tal proposito, si stanno moltiplicando.

Le evidenze scientifiche, precisa
Maira, “mostrano che il Covid ha un effetto significativo sul sistema
nervoso
: a partire da uno dei sintomi più comuni, la perdita dell’olfatto
che interessa circa l’80% dei pazienti ed è collegata a un’infiammazione del
nervo olfattivo. Molto frequente è anche il mal di testa, riportato da circa il
15%, ma anche i disturbi della memoria interessano una quota non irrilevante di
pazienti e permangono per un certo lasso di tempo anche dopo la
negativizzazione al tampone”.

Fino ad arrivare agli effetti più
gravi, come i disturbi cerebrovascolari e gli ictus ischemici “che
interessano il 2,8% dei pazienti dei ricoverati in terapia intensiva, e sono
dovuti a una eccessiva infiammazione e conseguente ipercoagulazione del sangue
indotta dall’infiammazione. In altri casi invece possono verificarsi emorragie
cerebrali
secondarie all’infezione e collegate all’aumento
dell’ipertensione, causata da una disfunzione dei recettori ace2. E ancora, vi
sono casi, anche se meno frequenti, di disturbi del sistema nervoso periferico
causati da una demielinizzazione dei neuroni, simile a quella che si verifica
con la sclerosi multipla”.

In letteratura sono citate persino
“forme di epilessia in persone che non ne avevano mai sofferto e perdita
della memoria collegata a microischemie nella zona dell’ippocampo”. In
Inghilterra, uno studio su 125 persone con Covid e sintomi neurologici, ha
evidenziato anche casi di stato di confusione e una decina di casi di psicosi,
soprattutto in persone già psicologicamente fragili. Il problema principale è
individuare il meccanismo d’azione di questo attacco.

“Una delle ipotesi consistenti
– prosegue l’esperto – è che i sintomi neurologici siano una risposta
secondaria, non dovuta all’ingresso del virus nel cervello, ma alle conseguenze
dello stato infiammatorio causato dall’infezione”. Questi sintomi non
sappiamo quanto durano
, “ma sono stati descritti anche a distanza di
tempo dalla scomparsa del virus dall’organismo. Una risonanza magnetica
cerebrale – conclude Maira – permette di capire la situazione e i farmaci da
assumere. L’invito ai medici è a porre molta attenzione a questi sintomi”.

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